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LA BANDIERA DI PAPA FRANCESCO

Il Papa, al termine dell’udienza generale, stigmatizza il “massacro” nella cittadina ucraina, a pochi chilometri da Kiev, da dove sono state diffuse fotografie e informazioni su cadaveri di civili per strada

Francesco: a Bucha crudeltà sempre più orrende, si fermi la guerra

https://youtu.be/ypd2hgSsuk8

Il Papa, al termine dell’udienza generale, stigmatizza il “massacro” nella cittadina ucraina, a pochi chilometri da Kiev, da dove sono state diffuse fotografie e informazioni su cadaveri di civili per strada.
Il Pontefice ribadisce l’appello a “fermare il rumore delle armi”, poi mostra una bandiera arrivata proprio da Bucha e accoglie sul palco dell’Aula Paolo VI un gruppo di bambini giunti ieri dall’Ucraina:
“È duro essere sradicati dalla propria terra”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Un “massacro” dinanzi al quale sale un grido al cielo: “Si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione”. Francesco parla con tono grave in Aula Paolo VI. Davanti agli occhi ha le immagini degli oltre 70 cadaveri di civili sparpagliati per strada, con le mani legate dietro la schiena, a Bucha, cittadina ucraina a una sessantina di chilometri da Kiev, le cui foto sono state diffuse dalle autorità locali insieme alla denuncia di fosse comuni. Fotogrammi di orrore che hanno indignato il mondo e per i quali adesso da più parti si chiede di avviare indagini per “crimini di guerra”.

Nuove atrocità 

Francesco parla di “massacro” al termine dell’udienza generale. “Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina, anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, come il massacro di Bucha”, afferma.

Crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al Cielo e implora:

“Si metta fine a questa guerra! Si facciano tacere le armi! Si smetta di seminare morte e distruzione!”
Il Papa con la bandiera di Bucha
Una bandiera da Bucha

Il Papa chiede ai fedeli di pregare per tutto questo e, con il capo chino, si raccoglie per qualche istante in silenzio. Poi si alza in piedi e mostra una bandiera dell’Ucraina, con i colori blu e giallo così sbiaditi da sembrare verdi. Sopra è disegnata una croce e intorno delle scritte in ucraino che ricordano la resistenza durante la rivoluzione di Maidan nel 2014: “Ieri, proprio da Bucha, mi hanno portato questa bandiera. Questa bandiera viene dalla guerra, proprio da quella città martoriata, Bucha”, dice. 

Saluti e doni ai bambini  

Sul palco lo raggiungono alcuni bambini ucraini, accompagnati dai genitori. Il più piccolo è in braccio alla mamma, il più grande porta un disegno con delle mani bianche sopra i colori della bandiera ucraina e un cuore vicino la bandiera dell’Italia che li ha accolti. “Salutiamoli e preghiamo insieme con loro”, esorta Papa Francesco. E commenta:

“Questi bambini sono dovuti fuggire e arrivare a una terra straniera: questo è uno dei frutti della guerra. Non dimentichiamoli, e non dimentichiamo il popolo ucraino”.

Francesco piega la bandiera, dopo averla baciata e benedetta. Poi prende delle uova di Pasqua e le regala ai bambini. Carezze, mani sulla testa, un buffetto sulla guancia al piccolino, una foto tutti insieme. Gesti di tenerezza per chi ancora vive lo choc del rumore delle bombe e della fuga dalla propria casa.

Francesco con i bambini ucraini
“Duro essere sradicati dalla propria terra”

“È duro essere sradicati dalla propria terra per una guerra”

Un inciso che il Pontefice pronuncia a braccio una volta seduto. Già nella conferenza stampa in aereo sul volo di ritorno da Malta, Papa Francesco aveva commentato la strage di Bucha, notizia di cui lo aveva messo al corrente un cronista. “Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana, che va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano”, aveva detto. “È lo spirito di Caino, lo spirito ‘cainista’”.

Il grazie ai polacchi

Con lo sguardo sempre all’Ucraina, Francesco ha ringraziato i fedeli polacchi – quelli presenti in Aula Paolo VI e quelli collegati tramite i media – per lo spirito di accoglienza dimostrato ai profughi ucraini. Quasi tre milioni, secondo le ultime stime. “Avete dimostrato una generosità straordinaria ed esemplare verso i nostri fratelli ucraini, per i quali avete aperto i cuori e le porte delle vostre case”, dice. “Grazie, grazie tante per questo che voi avete fatto con gli ucraini!”. Infine una benedizione: “Il Signore benedica la vostra patria per questa vostra solidarietà e vi mostri il Suo Volto”.

I piccoli ucraini con le uova di Pasqua donate dal Papa
Il Papa: “Non impariamo, siamo innamorati delle guerre e dello spirito di Caino”

Nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Malta Francesco ha risposto a domande sulla possibilità di un viaggio a Kiev e sull’orrore della guerra

VATICAN NEWS

“Non impariamo! Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi, tutti siamo colpevoli!”. Papa Francesco con i giornalisti sul volo di ritorno da Malta, dopo aver ricordato ciò che lo ha colpito dell’accoglienza dell’isola, torna a parlare della guerra.

Andrea Rossitto (TVM)

Grazie per la sua presenza a Malta. La mia domanda è sulla sorpresa di questa mattina in cappella dove è sepolto San Giorgio Preca: cosa l’ha motivata a fare questa sorpresa ai maltesi e cosa si ricorderà di questa visita a Malta. E poi la sua salute come va? L’abbiamo vista in questo viaggio molto intenso. È andata bene diciamo. Grazie mille.

La mia salute è un po’ capricciosa, ho questo problema al ginocchio che tira fuori problemi di deambulazione, di camminare, è un po’ fastidioso, ma sta migliorando, almeno posso andare. Due settimane fa non potevo fare nulla. È una cosa lenta vediamo se torna indietro, ma c’è il dubbio che a questa età non si sa come finirà la partita, speriamo che vada bene. E poi su Malta: sono stato contento della visita ho visto le realtà di Malta, ho visto un entusiasmo della gente impressionante, sia a Gozo sia a Malta La Valletta e negli altri luoghi. Un entusiasmo grande per le strade sono rimasto stupito, è stata un po’ breve – il problema che ho visto per voi – e anche uno dei problemi è la migrazione. Il problema dei migranti è grave perché sia Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna, sono i Paesi più vicini all’Africa e al Medio Oriente e atterrano qui, arrivano qui, i migranti vanno accolti sempre! Il problema è che ogni governo deve dire quanti ne possono ricevere normalmente per vivere lì. Per questo ci vuole un’intesa con i Paesi dell’Europa e non tutti sono disposti a ricevere i migranti. Dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti, no? Ma così sono le cose, ma almeno non lasciare tutto il peso a questi Paesi limitrofi che sono così generosi, e Malta è uno di loro. Oggi sono stato nel centro di accoglienza dei migranti e le cose che ho sentito lì sono terribili, la sofferenza di questi per arrivare qui e poi i lager, ci sono dei lager, che sono nella costa libica, quando sono mandati indietro. Questo sembra criminale, no? Per questo credo che è un problema che tocca il cuore di tutti. Così come l’Europa che sta facendo con tanta generosità il posto agli ucraini che bussano alla porta, così anche agli altri che vengono dal Mediterraneo. Questo è un punto con cui ho finito la visita e mi ha toccato tanto, perché ho sentito le testimonianze, le sofferenze che sono più o meno come quelle che credo vi ho detto che sono in quel libro piccolino che è uscito, “Hermanito”, in spagnolo “fratellino”, e tutta la Via Crucis di questa gente. Uno che ha parlato oggi ha dovuto pagare quattro volte. Io vi chiedo di pensarci sopra su questo. Grazie 

Jorge Antelo Barcia (RNA)

Nel volo che ci ha portato a Malta, lei ha detto a un collega che un viaggio a Kiev è sul tavolo e già a Malta ha fatto le referenze alla sua vicinanza al popolo ucraino, e venerdì a Roma il presidente della Polonia lasciava la porta aperta ad un suo viaggio alla frontiera polacca. Oggi ci hanno colpito le immagini provenienti da Bucha, un paese vicino a Kiev, abbandonato dall’esercito russo dove gli ucraini hanno trovato decine di cadaveri buttati per strada, alcuni con le mani legate, come se fossero stati giustiziati”. Sembra che oggi la sua presenza in quella zona sia sempre più necessaria. Pensa che un viaggio come questo sia fattibile? E quali sarebbero le condizioni che dovrebbero darsi affinché lei possa andare là?

Grazie per avermi detto questa notizia di oggi che non conoscevo ancora. Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana, che va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano. È lo spirito di Caino, lo spirito “cainista”… Io sono disposto a fare tutto quello che si debba fare e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin e monsignor Gallagher, stanno facendo di tutto, ma di tutto: non si può pubblicare tutto quello che fanno, per prudenza, per riservatezza, ma siamo al limite del lavoro. Fra le possibilità c’è il viaggio. Ci sono due viaggi possibili: uno me lo ha chiesto il presidente della Polonia di inviare il cardinale Krajewski a visitare gli ucraini che sono stati ricevuti in Polonia; lui è andato già due volte, ha portato due ambulanze ed è rimasto lì con loro ma lo farà un’altra volta, è disposto a farlo; l’altro viaggio che qualcuno mi ha domandato, più di uno, io lo dissi con sincerità che avevo in mente di andarci, che la mia disponibilità sempre c’è, non c’è il no, sono disponibile. Che cosa si pensa su un viaggio, la domanda è stata così: “Abbiamo sentito che lei pensava ad un viaggio in Ucraina”, io ho detto che è sul tavolo, è lì come una delle proposte arrivate ma non so se si potrà fare, se è conveniente farla e se farla sarebbe per il meglio o se conviene farla e devo farla, è nell’aria tutto questo. Poi da tempo si era pensato ad un incontro con il patriarca Kirill, si sta lavorando a questo, si sta lavorando e si sta pensando al Medio Oriente per farlo, queste sono le cose come stanno adesso.

Lei diverse volte durante questo viaggio ha parlato della guerra. La domanda che tutti fanno è se dall’inizio della guerra ha parlato col presidente Putin e se no cosa gli direbbe oggi?

Gerry O’Connell (America Magazine)

Le cose che ho detto alle autorità di ogni parte sono pubbliche. Nessuna delle cose che ho detto è riservata per me. Quando ho parlato con il patriarca lui poi ha fatto una bella dichiarazione di quello che ci siamo detti. Il presidente della Russia l’ho sentito alla fine dell’anno quando mi ha chiamato per farmi gli auguri. Il presidente dell’Ucraina l’ho sentito due volte. Poi il primo giorno di guerra ho pensato che dovevo andare all’ambasciata russa per parlare con l’ambasciatore, che è il rappresentante del popolo, e fare le domande e dire le mie impressioni sul caso. Questi sono i contatti ufficiali che ho avuto. Con la Russia l’ho fatto tramite l’ambasciata. Anche ho sentito l’arcivescovo maggiore di Kiev, monsignor Schevchuck. Poi ho sentito ogni due o tre giorni con regolarità uno di voi, Elisabetta Piqué, che stava a Leopoli e ora sta a Odessa. Lei mi dice come stanno le cose. Ho parlato anche con il rettore del seminario. Ma come ho detto sono in contatto anche con uno di voi. Parlando di questo vorrei farvi le condoglianze per i vostri colleghi che sono caduti. Siano della parte che siano, non interessa. Ma il vostro lavoro è per il bene comune e questi sono caduti in servizio, per il bene comune. Per l’informazione. Non dimentichiamoli. Sono stati coraggiosi e io prego per loro perché il Signore dia il premio al loro lavoro. Questi sono stati i contatti avuti fino ad ora.

Ma quale sarebbe il messaggio per Putin se avesse la possibilità (di parlargli)?

I messaggi che ho dato a tutte le autorità sono quelli che ho fatto pubblicamente. Non faccio doppio linguaggio. Faccio sempre lo stesso. Credo che nella sua domanda c’è anche un dubbio su guerre giuste e ingiuste. Ogni guerra nasce da una ingiustizia, sempre. Perché c’è lo schema di guerra. Non c’è lo schema di pace. Per esempio fare investimenti per comprare le armi. Dicono: ma ne abbiamo bisogno per difenderci. Questo è lo schema di guerra. Quando è finita la Seconda Guerra Mondiale tutti hanno respirato il “mai la guerra” e la pace.  È cominciata una ondata di lavoro per la pace anche con la buona volontà di non dare le armi, le armi atomiche in quel momento, per la pace, dopo Hiroshima e Nagasaki. Era una grande buona volontà.

Settanta anni dopo abbiamo dimenticato tutto questo. È così lo schema della guerra si impone. C’erano tante speranze nel lavoro delle Nazioni Unite allora. Ma lo schema della guerra si è imposto un’altra volta. Noi non possiamo pensare un altro schema, Non siamo più abituati a pensare allo schema della pace. Ci sono stati dei grandi come Ghandi e altri che io menziono alla fine dell’enciclica Fratelli tutti che hanno scommesso sullo schema della pace. Ma noi siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Non per caso, all’inizio della Bibbia c’è questo problema: lo spirito “cainista” di uccidere invece dello spirito di pace. Padre non si può! Vi dico una cosa personale: quando sono stato nel 2014 a Redipuglia e ho visto i nomi dei ragazzi, ho pianto. Davvero ho pianto per amarezza. Poi, uno o due anni dopo, per il giorno dei defunti sono andato a celebrare ad Anzio e ho visto i nomi dei ragazzi caduti lì. Tutti giovani, e anche lì ho pianto. Davvero. Bisogna piangere sulle tombe. C’è una cosa che io rispetto perché c’è un problema politico. Quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia i capi di governo si sono riuniti per commemorarlo. Ma non ricordo che qualcuno ha parlato dei 30 mila ragazzi giovani rimasti sulle spiagge. La gioventù non importa. Questo fa pensare a me. Sono addolorato. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli!

(TRASCRIZIONE DI LAVORO)

Ucraina, a Bucha il volto più crudele della guerra

Decine di cadaveri nelle fosse comuni o per le strade intorno a Kiev dopo il ritiro russo. “Sollevano serie domande su eventuali crimini di guerra”, fa sapere l’Onu da Ginevra. Da parte sua, il Cremlino nega parlando di una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. Intanto, si registrano nuovi attacchi nel sud del Paese

Fausta Speranza e Guglielmo Gallone – Città del Vaticano

L’orrore della guerra mostra il suo volto più crudo con quello che passa nelle cronache come il massacro di Bucha, dal nome del villaggio a nord ovest della capitale ucraina da dove ieri sono state diffuse in tutto il mondo le drammatiche immagini di almeno venti i cadaveri ritrovati sulle strade. Le immagini sono state diffuse dalle autorità ucraine, che parlano di altre centinaia di persone seppellite dai militari russi nelle fosse comuni. Se le informazioni su quanto accaduto sono ancora parziali, le reazioni non si sono fatte attendere. Il presidente ucraino Vlodomir Zelensky ha parlato di “genocidio volto a spazzare via l’intera nazione”. Il capo dello Stato oggi ha visitato Bucha e ai giornalisti ha dichiarato che l’Ucraina non si fermerà “neanche un minuto” finché non sarà fatta giustizia. “E questo – ha aggiunto – penso che andrà a beneficio della civiltà”.

Mosca respinge le accuse

Il Cremlino fs sapere che   le foto diffuse sono false, le definisce una provocazione degli ucraini per bloccare i negoziati. Nessun progresso sul fronte diplomatico con il Cremlino che considera l’Ucraina un Paese “ostile” e afferma di non essere pronto a un incontro tra Putin e Zelensky.

L’Onu: interrogativi sui crimini di guerra

Entrambe le parti si sono poi rivolte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo che la questione venga affrontata nelle prossime ore. Da Ginevra, l’Onu fa sapere che “i corpi ritrovati sollevano interrogativi sui crimini di guerra” e il segretario generale Antònio Guterres si è detto “profondamente scioccato”, dichiarando poi la necessità di aprire un’indagine indipendente su Bucha.

Da parte sua, l’Unione europea – tramite le parole dell’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell – ha condannato con la massima fermezza le atrocità commesse dalle forze armate russe nelle città ucraine occupate, ora liberate”.  Sempre Borrell e il presidente di turno del Consiglio, Emmanuel Macron, parlano di nuove misure su petrolio e gas russo.

Nuovi attacchi a sud dell’Ucraina

Intanto, dopo quaranta giorni dall’inizio della guerra con un conteggio di oltre 1.400 civili uccisi da parte delle Nazioni Unite, i bombardamenti non accennano a fermarsi. Se fonti governative ucraine assicurano che tutta la regione di Kiev è stata liberata, l’offensiva russa si va intensificando nel sud del Paese con la città di Mykolaiv colpita nella prima mattina da alcuni missili. Attacco missilistico anche a Ternopil, città occidentale dell’Ucraina, capoluogo della regione omonima. Inoltre si è registrato un attacco anche a Kharkhiv che ha provocato almeno sette morti; forti esplosioni avvertite pure a Odessa.


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