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BASILICATA, IL PROBLEMA DELLE CLASSI DIRIGENTI

Una situazione disastrosa causata anche dalla mancanza di lucidità e autorevolezza del governo Bardi. L’editoriale di Di Consoli

Dal tema sanitario a quello demografico, da quello occupazionale a quello industriale, da quello turistico a quello culturale, sono tanti gli aspetti della società lucana che hanno presentano gravi criticità nella Basilicata del 2021. Su ciascuno di questi aspetti ci sarebbe molto da dire, anche se nessuno in una simile fase di incertezze, di parcellizzazioni post-comunitarie e di rapidissime trasformazioni può pensare di avere ricette facili, proposte risolutive, bacchette magiche. Ma tutte queste criticità si affrontano meglio se c’è una solida classe dirigente chiamata a governare processi così complessi. In altri termini, in Basilicata si pone con urgenza il tema delle classi dirigenti – non solo politiche e amministrative, ma anche giornalistiche, sociali, imprenditoriali, ecc. Com’è la qualità complessiva delle classi dirigenti? Come si formano?
Con chi criteri emergono e vengono selezionate? In che modo la politica regionale sceglie le figure apicali che sono chiamate a gestire settori cruciali come la transizione digitale, la burocrazia, la sanità, ecc.? Su questo il 2021 è stato un vero disastro.
Defezioni, revoche, sudditanza ai diktat romani, guerre interne, litigi, strapoteri improvvisi e altrettante improvvise cadute, debiti elettorali, improvvisazioni, opacità: le classi dirigenti sono state sinora selezionate senza metodo e senza un criterio chiaro e strutturato.
Colpa del Presidente Bardi, indubbiamente – pur sempre un neofita della politica – ma anche di personalismi malati e velenosi, ingerenze romane totalmente ignoranti del contesto lucano, di partiti politici ridotti a lotte feroci e miserabili tra piccole baronie provinciali e di esponenti politici improvvisati e unicamente ossessionati da organigrammi e riconferme. Nessuno pretende paradisi terrestri, ma c’è un limite a tutto. Un tempo sulla formazione delle classi dirigenti si discuteva molto.
Ed era un tema cruciale, perché se non si trova una sintesi seria e strutturata tra potere e classi dirigenti anche le migliori intenzioni rischiano di naufragare.
A questa maggioranza politica regionale è sinora mancata una regia lucida e autorevole – è mancato un Luongo sulla strategia, e un Folino sulla tattica. Difficile invertire la rotta con neofiti e con figure di secondo piano alla continua ricerca di benedizioni da Tajani, Meloni e Salvini, che gestiscono i loro partiti a livello regionale con criteri romanocentrici e discrezionali.
Ma è proprio questo il grande fallimento della politica lucana del 2021. Dei segnali sono arrivati – si pensi all’arrivo di Perri per la gestione del PNRR, a certe rotazioni dirigenziali in Regione che hanno scardinato rendite di posizione e piccoli feudi, a certi innesti virtuosi – ma ora questi primi segnali debbono strutturarsi e darsi un metodo politico e operativo.
Sarà questa la più grande sfida del Governo Bardi per il 2022. Essere pessimisti è facile; ma essere ottimisti è un dovere se si ha a cuore il bene della Basilicata.

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