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«LA QUOTA DI GENERE RESTA ANCORA UNO STEP BUROCRATICO»

Solo una donna eletta nel nuovo Consiglio Provinciale di Potenza, il monito della Consigliera regionale di Parità Pipponzi


POTENZA. Le donne in politica hanno poco spazio. Non è un luogo comune, è un fatto: le donne presidenti o primo ministro in Europa si contano sulle dita di una mano. Considerando infatti i 27 Paesi Ue e il Regno Unito, solo il 14,3% dei premier è donna e tra i presidenti la quota sale appena al 21,4%. In Italia le donne occupano solo un terzo delle cariche politiche nazionali.

L’uguaglianza politica, garantita dagli articoli 3 e 51 della Costituzione, ancora oggi non è rispettata, e a poco è servito introdurre le quote di genere, e spingere sulla legge Delrio.

In controtendenza invece la rappresentanza locale, dove le donne amministratrici comunali sono oggi circa il 33%. Si tratta di numeri da una parte rassicuranti – la percentuale di donne in politica, negli ultimi 15 anni, è notevolmente aumentata – dall’altra parte si tratta di numeri che ci fanno riflettere: sulla condizione della donna e sui ruoli di potere dai quali nella maggior parte dei casi vengono escluse, ma anche sul tema della parità di genere. Avere donne in politica non significa affatto aver raggiunto la parità di genere, anzi. Basti pensare alle ultime elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Potenza che ha visto l’elezioni di una sola donna.

Toccherà solamente a Giovanna Di Sanzo, giovane consigliera comunale di Carbone, essere l’unica a rappresentare tutte le donne nel neo Consiglio Provinciale di Potenza. Un dato che ancora una volta mostra come le cosiddette “quote rosa” non possono essere l’unica soluzione al problema. C’è infatti qualcosa a monte, negli ingranaggi stessi della politica e ovviamente della questione culturale che porta a ragionare su questi temi.

Ne è convinta anche la Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi, che riassume così la questione: «La quota di genere anche con riferimento alle amministrative provinciali di Potenza dimostra di essere un mero step burocratico e quindi non una questione realmente recepita come necessaria nell’ambito dell’amministrazione della cosa pubblica».

Nel caso di specie in questione la Pipponzi sottolinea che: «Si sono registrati casi in cui non viene neanche rispettata la composizione della quota nell’ambito della lista Questione che è stata comunque segnalata dal mio Ufficio, con riferimento a due liste della Provincia di Potenza. Circostanza però a cui poi non ha fatto seguito il ricorso amministrativo che poteva essere fatto in questo caso solo da un consigliere comunale, unico in questo caso legittimato al voto.

Ci sono poi casi in cui le donne vengono inserite ma non vengono votate». Proprio dalle nostre colonne la Consigliera regionale di Parità Pipponzi aveva fatto presente come due liste presentate dalla Provincia di Potenza non rispettassero la Legge Delrio. Liste che però sono state ugualmente ammesse. Eppure il monito non è stato recepito «probabilmente perchè in Italia bisogna far seguire al mancato rispetto delle quote anche una sanzione -aggiunge la Pipponzi-. Così, come in questo caso non bisognava aspettare il ricorso di qualcuno.

Registriamo come approccio generale che si tende a rispettare le quote perchè lo prevede la Legge Delrio ma di fatto poi non si vede tutto questo interesse alla partecipazione femminile ai contesti amministrativi. Insomma, si mettono le donne perchè si devono mettere ma poi nella sostanza se ci fosse stato questo interesse qualcuno doveva presentare ricorso». Infatti, la Consigliera regionale di Parità poteva solo effettuare la segnalazione. Il ricorso poteva essere effettuato solo da un consigliere comunale (considerato che per le elezioni provinciali spetta agli amministratori comunali svolgere la funzione di elettori).

A prevederlo è la legge ancora oggi su questi casi limita l’ambito di competenza delle Consigliere regionali solo ai Consigli Comunali. Ma va comunque ribadito che a presentare un ricorso può essere sempre e solo un elettore. Il monito ribadito anche in questa occasione dalla Consigliera regionale Pipponzi è il seguente: «Credo non ci sia ancora la giusta maturità del popolo italiano per comprendere l’importanza della presenza femminile nell’amministrazione della cosa pubblica.

Per questo necessita l’imposizione delle quote ed eventualmente di sanzioni. Perchè se si lascia alla libera interpretazione piuttosto che alla sensibilità personale credo che bisognerà attendere ancora 100 anni per vedere risultati decenti per le donne».


 

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