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APPENA 300 TAMPONI EPPURE IL NUMERO DEI RICOVERATI SALE: 3 IN TERAPIA INTENSIVA

I DATI In più si allarga il focolaio Covid dai Padri Trinitari: effettuati 200 tamponi nello screening di ieri. Ma è polemica

POTENZA. E così se scende il dato dei lucani attualmente positivi, ora 1.362, per effetto delle quattro positività riscontrate a fronte di appena 302 tamponi processati nella giornata di domenica e contestualmente delle 29 guarigioni, preoccupa l’inversione del tasso di ospedalizzazione. Cinquanta i pazienti ricoverati. Ben sette in più rispetto allo scorso weekend, con tre lucani in cura nelle Terapie Intensive.
Ma a preoccupare è l’aumento del numero dei positivi nella struttura riabilitativa gestita dai Padri Trinitari a Venosa. Scoperte altre 14 positività tra ospiti e personale. Con 62 casi tra gli assistiti e 10 tra gli operatori, il numero dei contagi determinati dal maxi focolaio è arrivato a 72. Al momento sono 62 gli assistiti contagiati e 10 gli operatori, di cui uno risultato positivo al di fuori del focolaio. Sono 18 i ragazzi trasferiti al “covid hospital” della città di Orazio per consentire una migliore gestione dei 43 positivi in isolamento all’Istituto. Un solo ospite con condizioni di salute più serie, è stato ricoverato all’ospedale “San Carlo” di Potenza per precauzione.
Una situazione che ha messo tutti in allarme e ha portato nella giornata di ieri ad effettuare lo screening di massa all’interno della struttura.
Novanta gli operatori che hanno fatto il test, 83 gli ospiti. Nelle prossime ore saranno diffusi i risultati. Le preoccupazione è alta considerato che dalla struttura fanno sapere che tutti gli operatori e i pazienti lo scorso febbraio erano già stati vaccinati con doppia dose. Un focolaio che si allarga quindi tra le polemiche. Oltre alle famiglie di numerosi degenti che hanno annunciato querele per non essere stati informati anche la politica cittadini ha chiesto lumi in merito. I consiglieri comunali di Venosa di opposizione hanno sottolineato che «la struttura va supportata. Il dato preoccupante è che ,con un focolaio così vasto, non si può non contemplare che ci siano state quanto meno delle disattenzioni sulle norme di precauzione che erano dovute per legge. Inoltre, se le notizie date da alcuni genitori dei ragazzi ricoverati (che parlano della mancanza di DPI) sono vere, le parti responsabili della tutela della salute in primis e l’amministrazione comunale in secondo luogo devono pretendere che chi di dovere agisca velocemente per comprendere a fondo dove e in che modo un sistema che dovrebbe ormai essere tarato ha invece, purtroppo, fallito». Dal canto suo la sindaca Iovanni non ha fatto mancare la sua replica evidenziando che «Troppe voci stanno circolando circa l’assenza di protocolli sanitari previsti o di dispositivi di protezione individuale adeguati, ma sappiamo che sia l’Asp sia alcune sigle sindacali degli operatori sono al lavoro per verificare, in piena collaborazione, il rispetto delle norme. In seguito, si dovrà comunque dimostrare cosa non abbia funzionato, al fine di evitare di ripetere errori: se è vero che il rischio zero non esiste, vanno pur sempre adottate tutte le possibili misure in grado di limitare questi pericolosi focolai».
Inoltre il sindaco ha annunciato che prima dell’avvio dell’anno scolastico ha chiesto all’Asp uno screening su tutta la popolazione scolastica.

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