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MINARDI TORNA IN SCENA NEL WEEK END IL CASO DELL’INTOCCABILE DIRIGENTE-ATTRICE

Guida l’Ufficio Sistemi culturali: la mattina tra i decisori dei finanziamenti, la sera tra i recitanti dello spettacolo finanziato dalla Regione. Come quello a Matera

Le relazioni burocratiche della Regione Basilicata sono un campo minato che continua a fare crateri ed anche vittime, quantomeno sul piano normativo: sotto il derma della dirigente pubblica, l’attrice.

Tra rumoristica egoica, microsintesi di chissà quale ossessione e rimbellettamento in falsetto di un qualche sdoppiamento, al Dipartimento della presidenza Bardi perdura il censurabile caso di Patrizia Minardi. C’è chi, per rimanere in campo artistico, soleva riferirsi alla «scorreggia drammatica della rappresentazione di Stato» per indicare, in estrema sintesi, certa mediocrità in senso lato con particolare riferimento al rapporto tra la Pubblica amministrazione e la cultura.

Per meglio chiarire, sembra ben aderire al caso Minardi il seguente latinetto: nelle cose chiare non è concessa l’interpretazione.

Difficile dare torto alla massima, tanto che per la vicenda Minardi, titolare dell’Ufficio regionale Sistemi culturali e turistici, risulta avere ad interim anche la responsabilità dell’Ufficio Cooperazione Euromediterranea-Matera, non c’è nulla da interpretare, risultando anormalmente chiara l’inconvenienza. Annualmente Minardi, per il ruolo ricoperto, si occupa della redazione del “Piano regionale dello spettacolo”.

È pacifico, dunque, che ciò che in esso viene riportato, è già conosciuto dalla dirigente-attrice. Soprattutto se, ai fini della riscontrata inopportunità in questione già  perpetrata negli anni scorsi, ma ancora contemporanea poichè le occasioni che costantemente la riattualizzano, puntualmente si ripropongono, i passaggi imprescindibili sono fissi di Piano in Piano in quanto subordinati a riferimenti normativi immutati. Se ne potrebbero citare diversi, ma uno su tutti appare più conferente. È questo, quello che specifica come il finanziamento pubblico coi soldi dei lucani in «ambito culturale» non può e non deve «falsare» la «concorrenza fra imprese».

I finanziamenti, come quelli approvati in base al Piano spettacolo, sono una cosa, e gli aiuti di Stato un’altra. Se a ciò si unisce un valore assolutamente inderogabile della Pubblica amministrazione, l’imparzialità, che si traduce nell’obbligo di rimozione di ogni situazione che possa essere fonte di discriminazioni e, contestualmente, nel divieto di una qualsiasi forma di favoritismo nei confronti di alcuni soggetti, ecco che qualunque interpretazione dei fatti eventualmente fornita dalla Minardi, risulterebbe non ammissibile. Nelle cose chiare non è concessa l’interpretazione. Come direbbero i giudici amministrativi: adducere inconveniens, non est solvere argumentum.

Non si può la mattina a via Verrastro stare dalla parte dei decisori di un finanziamento pubblico per uno spettacolo e la sera recitare in quello stesso spettacolo finanziato con risorse pubbliche al mattino.

A differenza di altre “magagne” commesse da dipendenti pubblici, quella della Minardi ha un peculiare taglio psicologico: si può affermare con verosimile certezza che la dirigente-attrice non sperava di farla franca, ovvero che nessuno mai se ne accorgesse o che se ne sarebbe mai accorto. Eppure il gioco, dura da anni.

Ancora nell’impalcatura fissa dei Piani annuali e regionali dello spettacolo, l’indizio.

I «beneficiari» dei finanziamenti pubblici, «hanno l’obbligo» di comunicazione e pubblicità delle azioni realizzate, «utilizzando i loghi della Regione Basilicata».

Tra l’altro, qui le interpretazioni psicologiche, queste, invece, ammesse, si sprecherebbero. Lo stesso «beneficiario», sempre come da Piano regionale dello spettacolo, «invia all’Ufficio sistemi culturali e turistici», la cui titolare è, per l’appunto Minardi, la bozza del materiale divulgativo realizzato, ai fini della sua «approvazione». Tirando le somme, non solo inevitabile che quando la dirigente-attrice recita in uno spettacolo finanziato dalla Regione, il dato sia pubblicamente noto, ma è lei stessa che approva di inserire tra i nomi in locandina anche il suo.

Tutto questo, è visivamente spiegato dalla locandina dello spettacolo teatrale “Occhi neri” in scena dopo domani e sabato nel chiostro dell’ex ospedale di Matera: c’è il logo della Regione Basilicata e tra gli attori «Patrizia Minardi». E allora per rovesciare l’ordine spettacolare preordinato, non dal testo alla scena, ma dalla scena alle determine, di approvazione, anticipo e saldo, dell’Ufficio regionale Sistemi culturali e turistici alla cui guida c’è Minardi: un teatro quasi senza spettacolo. Nel senso che lo spettacolo stesso è già andato in scena a via Verrastro.

È implicito che il nodo problematico del caso della dirigente-attrice in Regione, non sia la passione della Minardi per il teatro, ma la doppia veste.

Neanche il presidente Bardi, tuttavia, l’ha rimossa dal ruolo attuale.

Ad ogni modo, Minardi non molla e neanche Cronache Lucane lo farà.

Non solo le locandine degli spettacoli raccontano, molto possono chiarire atti ufficiali, nomi e finanziamenti pubblici concessi, liquidati o da liquidare, all’ombra dell’egida di Patrizia Minardi.

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