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STUPRO DI MARCONIA, REVOCA DEI DOMICILIARI AD UNO DEGLI INDAGATI: «QUADRO INDIZIARIO NON È SCALFITO»

L’avvocato Rago, difensore delle due vittime, ha parlato con Cronache della questione: «Vogliamo null’altro che la verità» 

Al termine di una terribile notte tra il 7 e l’8 settembre 2020 dopo un party tenutosi in una villetta di Marconia, veniva denunciato alle autorità giudiziarie uno stupro perpetrato su due ragazzine minorenni da parte di un “branco” di ragazzi. A seguito delle indagini svolte dalle autorità competenti, vennero identificati e poi sottoposti a restrizione di libertà otto ragazzi di età compresa tra i 19 e i 23 anni, nei confronti dei quali è attualmente in corso il giudizio innanzi al Tribunale di Matera. È recente la notizia che uno degli indagati abbia ottenuto con provvedimento del Gip dr. Angelo Onorati, la revoca degli arresti domiciliari.

Cronache Lucane per approfondire e chiarire la questione ha intervistato l’avvocato Giuseppe Rago, difensore delle due ragazze che hanno denunciato il gravissimo reato. Avvocato Rago, come commenta il provvedimento del Gip Onorati? «Io condivido appieno ciò che ha fatto il giudice e l’ho apprezzato perché è una ulteriore prova dell’equilibrio e del senso di giustizia elevatissimo che ha questo magistrato. Non mi meraviglia che a distanza di 7 mesi il giudice di fronte a comprovate esigenze personali, lavorative abbia concesso prima il permesso di andare a lavorare e poi abbia esteso questa possibilità dando l’obbligo di dimora». Ci spiega meglio che vuol dire il provvedimento? «Il fatto che il giudice abbia dato l’obbligo di dimora innanzitutto significa che il soggetto non è assolutamente libero cioè non è più agli arresti domiciliari, ma è ancora sottoposto ad una misura restrittiva, una misura cautelare e quindi all’obbligo di dimora.

E’ ovvio che ci sta tutto, dopo 7 mesi dall’accadimento del fatto, un affievolimento delle esigenze cautelari, però il quadro indiziario è stato ritenuto dalla dr. Onorati assolutamente non scalfito anzi rafforzato dall’ espletamento delle indagini». Avvocato lei è in contatto in questo momento con le due ragazze? «Certo sono sempre in contatto con loro; le ho sentite anche ieri sera. Hanno un comportamento molto rispettoso nei miei confronti e comunque anche molto ravvicinato, stretto e cordiale perché gli siamo stati da supporto sia io che i loro familiari, i miei collaboratori di studio; cioè sono ragazze che hanno trovato in noi una grande solidarietà e una grande vicinanza». Quali saranno le sue prossime mosse processuali?

«Come ho anche annunciato ieri all’avvocato Giandomenico Di Pisa con cui abbiamo avuto modo di sentirci anche per un’altra vicenda che ci lega professionalmente, io farò comunque acquisire un video che abbiamo elaborato con un commento realizzato da un nostro tecnico di fiducia dove c’è anche documentazione di quello che è accaduto, perché noi vogliamo null’altro che la verità. E quindi offriremo questi chiarimenti al giudice per cui le riprese video ci sono, però altra cosa è vederle con ingrandimenti, con commenti, con la indicazione specifica delle persone che vengono raffigurate, che si muovono e che sono lì a fare scena di quello che è accaduto e ci sono immagini di ridenti, di chi fa uso di sostanze stupefacenti, di chi fa uso di drink immediatamente dopo, di chi si aggira attorno alla zona bar.

Questo è già stato tutto portato a conoscenza del giudice. Noi ci siamo preoccupati di commentarlo e di documentarlo perché possa essere di facile comprensione». Il momento più doloroso nei casi di violenza sessuale è forse quando le vittime devono raccontare e testimoniare l’accaduto. «Guardi c’è stato l’incidente probatorio che già ha fatto chiarezza ed è un’ anticipazione dell’istruttoria dibattimentale; purtroppo non abbiamo potuto partecipare appieno perché tecnicamente non è stato ritenuto possibile ed ammissibile la costituzione di parte civile. Noi avevamo provato a chiedere di essere ammessi, ma il dr. Onorati ci ha rigettato la richiesta perché l’azione penale non era stata ancora formalmente esercitata dal pubblico ministero.

E’una stortura legislativa del nostro codice, del nostro sistema giudiziario che la parte offesa non possa partecipare a pieno. Ma fortunatamente trattandosi di un processo che vedeva coinvolte delle minorenni non c’è stato un grande pregiudizio perché poi le domande le ha formulate comunque il giudice; diciamo sono state filtrate tutte dal giudice, però noi abbiamo interesse a risentirle le ragazze perché possono chiarire ancora altri particolari ove ci sarà data la possibilità. E poi dipenderà molto anche da quella che sarà la scelta processuale delle difese degli indagati e cioè se faranno dei riti alternativi, se vorranno fare un abbreviato oppure valutare altre soluzioni».

Che ci può dire delle eventuali responsabilità degli indagati? «Vede noi abbiamo sempre sostenuto che le responsabilità saranno poi graduate, saranno commisurate a quella che è stata la partecipazione attiva o la presenza data a sostegno, a supporto di quello che altri commettevano e compivano di illecito perché anche la presenza passiva è partecipazione; cioè la presenza passiva di chi assiste a uno stupro e non interviene per impedirlo, come è stato detto anche dalle ragazze in sede di incidente probatorio, credo che sia eclatante e d’altra parte è stato preso in considerazione dal dr. Onorati anche in quest’ultimo provvedimento perché richiama facendone apprezzamento tutto quello che è il racconto, il narrato delle due ragazze, persone offese»

Di fronte a situazioni di tale gravità si tende a non comprendere neanche la minima concessione di una seppur piccola maggiore libertà. «Guardi noi abbiamo sempre agito e continueremo a farlo con grande senso di equilibrio, di giustizia e di umanità, per cui noi non siamo disumani come forse qualcuno si aspetta perché lo è. Noi riteniamo che bisogna agire con umanità e ben venga un provvedimento del genere laddove ce ne siano gli estremi.

Certo noi non riteniamo di contestare questa decisione e di questo ne sono convinte anche le famiglie delle due persone offese». Considerando che la nostra terra di Lucania è fatta da brava gente, lei definì l’accaduto come un fatto scellerato. «Beh certo uno stupro di una violenza di gruppo, di branco che io sappia non ne ho memoria, non ho ricordo di un’esperienza simile, vissuta almeno sotto l’aspetto delle mie conoscenze processuali o professionali non conosco fatti di cronaca analoghi. Fanno parte di un mondo diverso da quello che è il costume lucano e il senso di civiltà che credo si altra cosa»

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