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CONTRO L’EOLICO SELVAGGIO L’APPELLO LUCANO ALLA CORTE COSTITUZIONALE: «FERMI LO SCEMPIO»

Associazioni, comitati e Comuni lucani scrivono al presidente Coraggio: «Non possiamo trasformarci in un cimitero di croci bianche»

Prima o poi la rabbia e la protesta contro l’eolico selvaggio sarebbero arrivate anche davanti alla Corte Costituzionale. La questione non riguarda pochi singoli casi: è sotto gli occhi di tutti l’ingombrante presenza degli impianti sul territorio lucano. E così cittadini, comitati, associazioni, a cui si sono uniti rappresentanti e amministratori lucani inviano una letta al presidente Coraggio per chiedere che mandi in Basilicata adegli sipettori e valutare la situazione. «Revisioni costituzionali incerte e una legislazione farraginosa hanno generato, negli ultimi anni, conflitti di competenza tra il Governo centrale e le Regioni su molte tematiche, tra cui la materia energetica e ambientale. Ebbene, in questo contesto, si inserisce l’oggetto del nostro appello.

La necessità di una transizione energetica che contribuisca ad arrestare i cambiamenti climatici in atto fa parte, ormai, della consapevolezza di tutti, ma quanto sta accadendo, in Basilicata, sembra portarci verso problematiche peggiori. Qui, il compulsivo sviluppo dell’eolico, favorito dalla mancanza di un Piano Paesaggistico regionale, (Secondo il rapporto statistico 2018 del GSE, la Basilicata ha il numero più elevato di aereogeneratori, in Italia, ben 1412 e attualmente ancora di più) è stato concepito non come alternativa al fossile, bensì come complementare ad esso, visto che è stato impiantato nelle aree, ove insistono siti petroliferi o dove si prevedono nuove prospezioni. L’eolico, in aree antropizzate e meglio conservate, sta compromettendo settori altrettanto strategici come la salute, l’acqua, la biodiversità e l’agricoltura» scrivono nella lettera le associazioni.

Dopo anni di vacatio si comincia a parlare di “Piano paesaggistico regionale”. Uno strumento che dovrebbe essere visto come un alleato per l’ambiente ma non per tutti. «Multinazionali europee e capitali ingenti si sono catapultati per assediare il territorio senza alcun piano di sviluppo e programmazione razionale, il più delle volte, animati esclusivamente dall’accaparramento degli incentivi statali -denunciano ancora gli scriventi-.

Le proprietà private vengono quotidianamente violate dalla prepotenza delle aziende installatrici e nei contenziosi amministrativi, davanti al Tar, finisce sempre per prevalere il richiamo alle sentenze della Consulta, senza considerare che lo stesso articolo 41 impone di “non recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e prevede controlli opportuni che non vengono mai fatti. Noi riconosciamo che la Corte, ha rappresentato sempre un faro, garantendo rispetto per gli archetipi valoriali e nello stesso tempo modernità e progresso, non siamo contro le energie alternative, ma, in Basilicata, sono stati commessi un affronto al territorio e una lacerazione al tessuto sociale che meritano una seria riflessione».

«L’eolico selvaggio incute paura, quella paura che è sana, come sostiene il filosofo Hans Jonas, che non è volta a paralizzare l’agire umano, ma a cercare di prevedere, di capire, di scoprire gli effetti che il presente potrà avere sul futuro -continuano-. Nell’era dell’Antropocene non è più sufficiente accontentarsi del rispetto di regole formali, o di imposizioni dall’alto, occorre, come sostiene il Grande Pensatore, una nuova “Etica della responsabilità”. L’ascesa della tecnica, a servizio di un progresso immediato del “qui e ora”, senza un’analisi del dopo, ha generato un “Prometeo scatenato” pericoloso, al punto che in Basilicata e nel Sud, stiamo perdendo il presente e compromettendo il futuro delle prossime generazioni a cui lasceremo solo croci.

L’eolico impiantato vicino le case, produce un inquinamento acustico che costituisce, a tutti gli effetti, una privazione del sonno con conseguenze psico-fisiche pericolose per il singolo e per le relazioni sociali. I migliori suoli agricoli sono oltraggiati da opere infrastrutturali invasive che comportano una frammentazione penalizzante, la biodiversità è seriamente compromessa, così come lo sviluppo di un turismo rurale sempre più richiesto dal mercato».

«In questo raccapricciante contesto, è maturata una proposta di legge regionale, volta a modificare la L.R. 19/01/2010 n.1 (Norme in materia di energia e PIEAR), avanzata dall’Assessore all’Ambiente Gianni Rosa e da due Consiglieri regionali che rappresenta un tentativo di proteggere il territorio da ulteriori speculazioni e prevede solo nuovi impianti non in conflitto con altri diritti. Immediata è stata la replica a tale disegno legislativo di diverse associaioni che quasi, in modo intimidatorio, hanno rivolto al Legislatore regionale l’appello a rimuovere le limitazioni, rivendicando, in tal modo, una transizione energetica che prescinda dal rispetto degli altri diritti fondamentali.

Alla luce di questi rilievi e dell’odierno intervento del Ministro Cingolani che ha annunciato provvedimenti per velocizzare procedure a favore delle energie verdi per fare dell’Italia “Un campione globale della transizione ecologica”, noi invitiamo la Consulta a venire in Basilicata per constatare il disastro che è stato perpetuato negli ultimi cinque anni e se ciò non fosse possibile, almeno, a mediare tra i vari interessi, molti dei quali sono stati sacrificati e verranno presto annullati definitivamente». Un invito quello della lettera a visionare non solo la situazione in Basilicata ma a «fermare questa follia; un tempo, scrittori come J. W. von Goethe, Stendhal, musicisti come Wagner venivano in Italia per cercare ispirazione nella sua bellezza, questa accelerazione distruttiva provocherà la definitiva perdita di identità storico-culturale-antropologica e paesaggistica, costituzionalmente garantita, e di conseguenza, segnerà l’atto finale di un’emorragia demografica che va contenuta, nel rispetto di un equilibrio nazionale.

L’Europa chiede la transizione energetica, ma impone anche di superare il gap di crescita tra Sud e Nord, questo non può avvenire trasformandoci in un cimitero di croci e bare».

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