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GINESTRA VOLLE L’INDIPENDENZA: ECCO IL CONTO

Il Comune di Ripacandida vince al Tar: a 55anni dalla “scissione”, l’ex frazione dovrà saldare le “bollette dell’acqua”

Ginestra: a stabilire il prezzo dell’indipendenza il Tribunale amministrativo regionale della Basilicata. Nel 1965 il Comune di Ginestra, che fino a quel momento era una frazione del Comune di Ripacandida, si staccava dall’originario Comune Capoluogo, diventando Comune autonomo: adesso a distanza di oltre 55 anni dal Tar lucano arriva il conto. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso del Comune di Ripacandida che già nel 1993 ha adito il Tribunale di Melfi, al fine di ottenere la condanna dei “separatisti” al rimborso di un terzo delle spese sostenute per il funzionamento, nell’arco temporale che va dal 1980 al 1989, del precedente acquedotto, posto al servizio dei due Comuni, derivanti dal canone dell’acqua, dal consumo dell’energia elettrica dell’impianto di sollevamento e dalla manutenzione dell’acquedotto stesso.

Dal 1993 e dal Tribunale di Melfi, la sentenza è stata poi emessa nel settembre del 2017, ma dal Tribunale di Potenza, subentrato a quello di Melfi nel frattempo soppresso. Il consulente tecnico d’ufficio riuscì in qualche modo a ricostruire la vicenda: la prima condotta idrica era stata realizzata negli anni ’20, ma poiché la portata di tale primo impianto idrico era diventata insufficiente per le esigenze delle due comunità, negli anni ’70 veniva realizzato un nuovo impianto, che si innestava su quello dell’Acquedotto Pugliese SpA e le acque, anche tramite pompa di sollevamento, venivano distribuite ai 2 comuni con due condotte separate con la seguente ripartizione: due terzi al Comune di Ripacandida e per un terzo al Comune di Ginestra.

Proprio nel 1980, inoltre, il nuovo impianto idrico entrò in funzione. Il Ctu, però, si è imbattuto in un problema rilevante: non era stato possibile reperire l’accordo tra i due Comuni che aveva regolato il riparto delle spese di funzionamento del predetto acquedotto. Fortunatamente “dal mazzo” è sopravvissuta una delibera del Consiglio Comunale di Ginestra del 1979. Nell’atto l’impegno del Comune di Ripacandida ad accollarsi le spese per il funzionamento e la manutenzione dell’impianto di sollevamento ad esclusione di quelle relative ad eventuali oneri di manutenzione dell’adduttrice tra i serbatoi di Ripacandida e Ginestra.

Quasi 10 anni dopo, un altro reperto: nel 1988 il Comune di Ginestra aveva corrisposto al Comune di Ripacandida la somma di 69milioni e 200 mila lire a titolo di rimborso spese e di rimborso del canone e consumo dell’acqua. Ad ogni modo, l’“archeologo” della Pubblica amministrazione è riuscito nell’impresa, la relazione peritale è stata consegnata nel 2007, di stilare la lista dei conti: nel periodo 1980-1989 il Comune di Ripacandida aveva pagato la somma complessiva di 612milioni e 593mila lire, di cui 204milioni di lire spettava sborsarli al Comune di Ginestra: esattamente un terzo. Considerato, però, che nel 1988 Ginestra aveva pagato quei 69milioni di lire, allora il debito, sottraendo, restava di altri 134milioni e 997mila lire, e quindi 69mila e 720 euro.

Questa la somma a cui è stata condannato il Comune di Ginestra dal Tribunale di Potenza nel 2017, subentrato al Tribunale di Melfi in una causa del 1993 per spese di approvvigionamento acqua dal 1980 al 1989. Il Tribunale ha anche “assolto” il Comune di Ripacandida per aver «perso senza sua colpa il testo del predetto accordo tra i Comuni di Ripacandida e Ginestra». E’ emerso che gli Uffici del Comune di Ripacandida, anche se non crollati, erano stati gravemente danneggiati dal sisma del 1980 e nei conseguenti lavori di riparazione erano andati perduti molti documenti.

In Appello, però, nel marzo dell’anno scorso, dichiarata la giurisdizione del Giudice Amministrativo. Di qui, il ricorso al Tar. Il Comune di Ginestra, oltre a chiedere la reiezione della domanda di pagamento, ha anche eccepito la prescrizione quinquennale. La causa, però, l’ha persa. Ad “incastrare” il Comune sia la delibera del 1979 che il pagamento del 1988. Di conseguenza il Tribunale amministrativo regionale per la Basilicata ha accolto il ricorso e condannato il Comune di Ginestra al pagamento, in favore del Comune di Ripacandida, della somma di 69mila e 720 euro, oltre, però, gli interessi legali dal 2 maggio del 1991. Ginestra, infine, dovrà versare nelle casse comunali di Ripacandida anche le spese di giudizio: 3mila euro.

Ferdinando Moliterni

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