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L’“UNO E TRINO” DG SPERA: “UFFICIALIZZATO IL CAMBIO D’APPALTO”

Dopo 10 anni, lavori neanche a metà e la gara milionaria per i nuovi padiglioni ha il 3° aggiudicatorio

Appalto milionario dell’Aor San Carlo di Potenza per i lavori di costruzione dei nuovi padiglioni (Dipartimenti chirurgico e nefro-urologico) per l’adeguamento delle degenze alle norme sull’accreditamento: l’“uno e trino” Spera, in qualità di Direttore generale non poteva, come previsto, che prendere atto del fallimento dell’operato dello Spera, sempre lui, responsabile unico del procedimento (Rup), nonchè dell’altro Spera, anche in questo caso non è omonimia, ma trattasi dello stesso soggetto, dirigente dell’Unità operativa “Gestione Tecnico Patrimoniale”.

Sull’appalto risalente ad “Adamo ed Eva”, nel 2002 inserito nel quadro programmatico decennale degli investimenti in edilizia sanitaria, a distanza di quasi 2 decadi, l’ennesimo aggiornamento. Adesso, di conseguenza, c’è l’ufficialità: nuovo anno, nuovo, è il 3°, aggiudicatario. L’attuale Rup dell’annosa pratica, subentrato dall’anno scorso allo Spera in aspettativa che, invece, l’ha seguita negli anni precedenti, a differenza dell’“uno e trino” ha relazionato, oltre al «grave e insanabile ritardo», una serie di «gravi inadempienze contrattuali» da parte dell’aggiudicataria, la società Gruppo Gedi Srl, tali che le stesse hanno portato, poi, alla rescissione contrattuale.

Mentre col Rup Spera tutto proseguiva nel non proseguire, il Rup a lui subentrato ha fatto notare come «il comportamento dell’impresa e la sospensione arbitraria dei lavori, costituisce grave negligenza e contravviene agli obblighi ed alle condizioni contrattuali stipulate». Rescissione contrattuale che pulendo i “reperti archeologici” dell’appalto da oltre 10milioni di euro, risulta essere la seconda. La gara indetta nel 2008, era stata aggiudicata all’Associazione temporanea di imprese formata dalla Lavori generali Spa con la Protecno impianti.

Sennonchè nel 2012, dopo 2 perizie di varianti approvate, di cui una senza oneri aggiuntivi, ma l’altra da 331mila euro, la risoluzione del contratto. Di qui il passaggio dei lavori nelle mani della Gedi Srl. Nuovo aggiudicatario, nuova variante approvata. Questa da 575mila euro. Ad ogni modo, il relativo importo complessivo contrattuale, riporta la cifra di 11milioni e 301mila euro. Nuovo affidamento stracciato, altro scorrimento della graduatoria di oltre 10 anni fa, per l’individuazione di diverso operatore economico. Escluso l’originario aggiudicatario, fino al quinto migliore offerente, la possibilità di evitare un’altra indizione dell’appalto. La terza migliore offerta, quella dell’Ati Emini SpA con Elef Srl. Ma nulla.

A distanza di oltre 10 anni, la Emini SpA ha in corso una procedura fallimentare e la Elef Srl ha ceduto i rami di azienda relativi alle attestazioni di qualifica Soa utili per l’esecuzione dei lavori al San Carlo. In soccorso del Dg Spera, la quarta migliore offerente: l’Ati Socim Spa con Rcm Costruzioni Srl. A loro toccherà completare quanto mai realizzato dai predecessori: 8milioni e 277mila euro di lavori. Dalla consistenza dell’importo si può dedurre che lo stato attuale dei lavori non sia neanche a metà dei originariamente previsti mille e 200 giorni, 3 anni e pochi mesi, per la loro conclusione.

Dal febbraio dello scorso anno, l’appaltatore Gedi non si è più presentato in cantiere. Poi nel maggio 2020, ha adito le vie legali con la citazione dinanzi al Tribunale civile di Potenza. In questo processo civilistico risarcitorio, non l’unico relativo agli appalti dell’“uno e trino”, l’ingegnere Giuseppe Spera da Direttore generale dovrà salvaguardare l’Aor San Carlo da risarcimenti con probabile rivincita sul dirigente dell’Unità operativa “Gestione Tecnico Patrimoniale”, sempre Spera, e sul Rup, ancora Spera, nel caso fosse dimostrata la negligenza dell’Aor stessa.

Nell’atto di citazione citato, la Gedi ha, allora, quantificato in quasi 9milioni di euro, i danni di cui vorrebbe l’indennizzo. Problemi seri sorsero già nel 2015 e non a caso il Rup Spera nel 2017 annotava che «dopo oltre 3 anni dall’ultimazione delle strutture di fondazione non risulta ancora fornito il sistema di dissapazione previsto nell’ambito dei lavori in oggetto». Poi nel 2018, altre note, tra cui quella con l’ordine «dell’immediata produzione e messa in opera del medesimo sistema di dissipazione, al fine di riavviare urgentemente i lavori fermi da lungo tempo».

Il Rup subentrato al Rup Spera, ha dovuto metterci una pezza poichè sui dissipatori sismici, i lavori si sono come incanalati su un binario morto. Ed ora, il Dg Spera, previo intervento intransigente dell’ultimo responsabile unico del procedimento, sulla presa d’atto del fallimento del Rup Spera, con la rescissione contrattuale dalla Gedi, ha dovuto apporre la pietra tombale: approvato il cambio d’appalto in favore del nuovo aggiudicatario, l’Ati Socim SpaRcm Costruzioni Srl. Adesso il Dg Spera, a differenza del Rup Spera, sembra avere fretta. Ha autorizzato a colui che da Rup lo sostituisce perchè lui, il Dg, è in aspettativa per quel ruolo, a procedere, nelle more della stipula del contratto, alla consegna «in via d’urgenza dei lavori», data la necessità di «un rapido riavvio delle lavorazioni» e per scongiurare «possibili pregiudizi all’integrità dei beni oggetto del presente affidamento, privi di adeguata protezione e, pertanto, sottoposti all’azione di degrado da parte degli eventi atmosferici

Ferdinando Moliterni

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