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MARATEA, OPERAI IN QUARANTENA MA DEVONO COMUNQUE LAVORARE

Il caso segnalato dalla Fit Cisl: «I lavoratori del Comune impegnati nella raccolta rifiuti devono rispettare le norme sanitarie o l’ordine del comandante?»

Il focolaio Covid che si è propagato a Maratea non ha messo solo in allarme la comunità ma ha fatto emergere le relai discordanze di un sistema che con questa poandemia ha mostrato tutte le sue lacune. Se le scuole hanno la possiblità di restare chiuse in presenza e ovviare con Dad non può dirsi lo stesso per il lavoro. Lo smart working non può essere applicato a tutti i campi, ci sono tipologie di lavori che richiedono una certa manualità e quindi impossibilitati ad essere svolti da lontano. Il caso limite giunge questa volta proprio dalla perla del Tirreno.

Un lavoratore impegnato nella raccolta di rifiuti nel Comune di Maratea è risultato positivo al covid. Nella giornata dell’11 febbraio, il Comandante della Polizia Locale di Maratea ha inoltrato al restante personale occupato nel servizio di raccolta, un sms, in cui si avvisa che nonostante la quarantena e in attesa del tampone, bisognava comunque recarsi al lavoro.

Il testo del messaggio inoltrato ai lavorsatori era il seguente: «La S.V è risultata contatto diretto, in ambito lavorativo, di una persona dichiarata positiva al covid-19 e pertanto dovrà osservare un periodo di quarantena ad esclusione della prestazione lavorativa in quanto trattasi di lavoro di pubblica utilità. La prestazione lavorativa dovrà essere effettuata rispettando rigorosamente le distanze di sicurezza e l’uso della mascherina, con divieto di contatto con l’utenza. Verrà contattato dal servizio Asp per l’esecuzione del tampone molecolare che comunque sarà effettuato a non meno di dieci giorni dall’ultimo contatto.

Si precisa altresì che è vietato ogni altro contatto extra lavorativo e che all’insorgenza di sintomi influenzali o febbre dovrà immediatamente contattare il medico di famiglia». A darne notizia è la Fit Cisl Basilicata che sottolinea: «Un’assurdità quanto sta accadendo a Maratea.

La comunicazione da noi riportata ci ha allibiti, considerato il fatto che ogni contatto diretto di un contagiato potrebbe essere positivo al virus, che nonostante tutte le precauzioni, e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, potrebbe contagiare altre persone, soprattutto quando si effettua una raccolta rifiuti porta a porta, dato che il lavoratore deve raggiungere obbligatoriamente le residenze dei cittadini ed entrare in contatto con i mastelli porta rifiuti».

«Ci chiediamoconclude la Segreteria regionalequale sia la giusta procedura da seguire in questi casi, non è concepibile quanto sta accadendo, e crediamo che non sia il modo giusto di contrastare il nemico invisibile e tutelare i lavoratori, i cittadini al fine di evitare un probabile focolaio di contagio». Il messaggio inoltrato ai lavoratori precisa che trattandosi di raccolta differenziata siamo difronte a un servizio di pubblica utilità, che mai come in questo periodo può correre il rischio di essere interrotto.

C’è però anche da segnalare come l’inosservanza delle norme per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro potrebbe determinare in capo al datore di lavoro una responsabilità civile e penale.

A spiegarlo con chiarezza è il Dpcm 26 aprile 2020 e la circolare n. 13/2020 dell’Inail. Dal canto loro le sollecitazioni dei sindacati sono giuste: un lavoratore per quanto possa essere premuroso e attento nel rispettare tutte le misure di sicurezza è davvero sicuro dal nemico invisibile? La risposta ovviamente è negativa, a dirlo non siamo noi ma i più illustri scenziati che da tempo stufiano i comportamenti del Covid. Si poteva bloccare due giorni la raccolta e avviare test rapidi per i lavoratori dei rifiuti?

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