Blocco delle trivelle? Dal territorio un appello per scongiurarlo

Fermare subito l’emendamento “blocca trivelle”, indicare con chiarezza la strategia energetica nazionale e istituire un tavolo in Regione per condividere le politiche energetiche. Queste le richieste, in un documento proposto dal Sindaco Michele de Pascale, firmato il 17 gennaio dall’Amministrazione comunale ravennate, dalle aziende, dai sindacati e dalle associazioni di categoria.

All’incontro, in municipio a Ravenna, erano presenti anche i consiglieri regionali del territorio che condividono la necessità di fare chiarezza nelle politiche energetiche nazionali: “La proposta di emendamento al Decreto legge Semplificazioni che riguarda il settore upstream – spiega la consigliera regionale Manuela Rontini – prevede, in particolare, la moratoria fino a tre anni dei permessi di prospezione e ricerca di giacimenti già rilasciati e dei nuovi permessi, un considerevole aumento dei canoni concessori a carico delle compagnie e la soppressione del riconoscimento dell’upstream come “attività di pubblica utilità”. Si tratta di uno scenario che sta destando molta preoccupazione nelle aziende e nei lavoratori di un settore strategico per tutta la nostra provincia”.

L’incontro in municipio a Ravenna per la firma del documento

Una proposta unilaterale, che cade come una tegola sull’intero comparto: “L’emendamento è stato presentato in totale assenza di confronto da parte del Governo con aziende e mondo del lavoro. A fronte delle richieste dell’Amministrazione e delle parti sociali di condividere questo documento a livello regionale, ci siamo attivati fin da subito. Grazie anche alla collaborazione dell’assessore regionale Palma Costi, riteniamo necessario istituire un tavolo regionale, in quanto l’emendamento di fatto non incentiva né il risparmio energetico né la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le incertezze del governo penta-leghista rischiano di compromettere investimenti in un settore industriale in cui siamo all’avanguardia nel mondo. Inoltre, costringono l’Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate e penalizzano pesantemente la produzione interna di gas naturale, costringendo il Paese alla dipendenza dalle multinazionali”.

Il documento è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, al Sottosegretario Giancarlo Giorgetti e al Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio. Oltre che dal Sindaco e Presidente della Provincia di Ravenna, è stato sottoscritto da: Camera di Commercio di Ravenna, sindacati confederali, associazioni di categoria e del mondo cooperativo, associazioni industriali e da una ventina di aziende del settore.

Il documento sottoscritto 

La proposta di emendamento al DL Semplificazioni che riguarda il settore upstream, in particolare, la moratoria fino a tre anni dei permessi di prospezione e ricerca di giacimenti già rilasciati e dei nuovi permessi, l’elevamento considerevole dei canoni concessori a carico delle compagnie e la soppressione del riconoscimento dell’upstream come “attività di pubblica utilità“, ha destato nel nostro territorio profonda e comprensibile preoccupazione nelle aziende, nei lavoratori del settore e nell’Amministrazione perché si tratta, in realtà, di una attività industriale di primaria importanza in cui Italia e Emilia-Romagna in particolare sono all’avanguardia nel mondo, che offre lavoro a migliaia di persone, professionisti, tecnici e maestranze e sostiene migliaia di famiglie.

In questi ultimi due anni, la nostra comunità, insieme alle aziende, ai sindacati, alle associazioni ha lavorato fortemente nel nostro territorio a sostegno del distretto energetico dell’alto Adriatico il quale rappresenta una eccellenza europea.

Nel dibattito sulla transizione energetica l’Emilia-Romagna rappresenta un riferimento con le sue quasi mille aziende riconducibili all’industria upstream che occupano più di diecimila addetti e generano indotto per oltre centomila lavoratori (dati 2016 Unioncamere Emilia-Romagna) e in particolare la città di Ravenna dove è concentrato il 13% delle aziende e il 29% dell’occupazione regionale del settore e dove ogni due anni viene ospitato l’Offshore Mediterranean Conference (OMC), evento che riunisce i principali paesi produttori di energia e le aziende del settore.

Si tratta di una concentrazione di aziende e professionalità per molti aspetti unica in Italia e in Europa e di un ricco patrimonio di realtà grandi, medie e piccole che operano direttamente nel settore energetico, nelle rinnovabili e nella green economy e indirettamente nell’ambito dell’impiantistica, della manutenzione e dell’installazione. Le aziende del comparto trovano nelle attività svolte a bordo delle piattaforme offshore scuola e palestra per la formazione ai più alti livelli di tecnici ed ingegneri in grado di esportare l’eccellenza italiana in giro per tutto il mondo.

Aziende di caratura internazionale come ENI (che nel 2017 ha annunciato un piano di investimento su questo territorio di 2 miliardi di euro) operano e investono portando sviluppo, occupazione, professionalità, know-how e ricchezza.

La comunità emiliano-romagnola, grazie alla sua esperienza, il know-how, le importanti università e i numerosi centri di ricerca è storicamente capace di affrontare con approccio costruttivo il tema delle estrazioni di gas naturale gestendole in condizioni di massima sicurezza, sostenibilità e nel rispetto della normativa europea sulla tutela del mare Mediterraneo ed è stata in grado di coniugare la tutela dell’ambiente marino, della costa, delle attività turistiche e le tante bandiere blu con le istanze socio-economico-industriali.

Nel contempo si è distinta in ambito nazionale anche per i livelli e i ritmi di sviluppo delle energie rinnovabili con particolare riferimento al fotovoltaico, alle biomasse, al biogas e alle possibili evoluzioni verso il biometano.

In virtù dell’esperienza del territorio ravennate nel 2016 è stato sottoscritto un accordo tra la Regione Emilia-Romagna e il Ministero per lo Sviluppo economico per la collaborazione nelle attività di

sicurezza e innovazione nell’ambito della ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture. Nell’accordo si legge “Qui lavoro, ambiente, pesca e turismo hanno trovato un equilibrio virtuoso che ha consentito di conciliare le attività di estrazione con lo sviluppo di altri settori e di progredire nella ricerca di metodi a minore impatto ambientale. Nell’Adriatico l’industria di estrazione di gas naturale impiega migliaia di addetti, non solo nelle compagnie oil&gas, ma anche nelle società fornitrici di beni e servizi che occupano personale ad alta specializzazione e scolarizzazione, un insieme di know-how che contribuisce allo sviluppo di nuove tecnologie e all’innovazione del sistema produttivo del Paese”.

Il gas naturale, la fonte fossile più pulita che esiste, riveste un ruolo di primo piano nella transizione verso la decarbonizzazione e nella strategia energetica del Paese coerentemente con gli obiettivi indicati dalla conferenza di Parigi COP21.

L’Italia è tra i primi dieci paesi al mondo per consumo di gas naturale, dalla produzione di energia elettrica all’uso del fornello di casa con più di settanta miliardi di metri cubi l’anno, domanda in continua crescita, dei quali più del 90% è importato dall’estero (Russia, Algeria, Libia tra gli altri).

La produzione interna si attesta attorno all’8%, di cui il 5% proviene dall’adriatico settentrionale che risulta metano puro al 99% senza contenuto di acido solfidrico (H2S) e pertanto non richiedendo nemmeno problematici impianti di desolforizzazione prima della sua immissione nella rete di distribuzione nazionale.

In questo scenario è evidente come il nostro paese abbia un assoluto bisogno di gas naturale e come la necessità di mettere in campo politiche serie di risparmio energetico per ridurre i consumi da una parte e di valutare in modo lucido e scevro da dietrologie le opportunità che l’Adriatico offre per consentire all’intero sistema Paese di raggiungere un livello di autonomia maggiore, dall’altra, si faccia stringente.

Con questo emendamento, di fatto, non si incentiva né il risparmio energetico né la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma si costringe l’Italia a dipendere esclusivamente da fonti importate per l’approvvigionamento di energia, le si nega un futuro di maggiore sicurezza e autonomia sfilandola dalla competizione nel settore, penalizzando pesantemente la produzione interna di gas naturale e costringendo il Paese all’asservimento delle multinazionali dell’energia e delle speculazioni sul relativo costo.

Anche l’European Energy Security Strategy della Commissione Europea propone di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico attraverso la produzione locale di energia puntando sul cosiddetto mix energetico, costituito dalla coesistenza del gas naturale unito alle rinnovabili, definendone la piena complementarietà.

Dunque nel tema della transizione energetica, il gas naturale rappresenta la risorsa imprescindibile nel processo che ci porterà verso l’utilizzo esclusivo delle energie rinnovabili.

Il tema dell’approvvigionamento di gas è strategico per il Paese e ineludibile per qualunque Governo.

Il rapporto tra crescita e tutela dell’ambiente è fondamentale.

Se si intendono mettere in campo politiche energetiche ambientali serie bisogna seguire gli obiettivi indicati dalla conferenza di Parigi COP21, ad esempio facendo in modo di abbandonare totalmente il carbone, incentivando le auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili per diminuire i consumi di carburante, impegnandosi nell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato e negli impianti per ridurre prima di tutto i consumi, sostenendo lo sviluppo delle infrastrutture e del trasporto pubblico locale e dei treni per ridurre i consumi dovuto ai mezzi privati e al trasporto su gomma, etc.

A Ravenna produciamo metano, ottenuto dal gas, da 60 anni. Eppure in questi decenni abbiamo tenuto assieme otto monumenti tutelati dall’ Unesco, un’oasi marina di valore europeo, il Parco del Delta, il turismo, la cultura, l’industria.

Le analisi, positive o negative, sulle singole attività estrattive vanno fatte caso per caso, su basi tecnico-scientifiche e sulla fiducia negli organismi di valutazione e non sulla base di preconcetti, paure ataviche e superstizioni. È necessario fondarsi su aspetti di carattere fisico-geologico per capire le interazioni con la costa anche in relazione al fenomeno della subsidenza, ma questo non riguarda le attività offshore oltre le 5/6 miglia poiché è provato che a questa distanza non vi è nessuna interferenza con la subsidenza. Serve realismo e rispetto scientifico, non demagogia.

Inoltre tanti sono i progetti in fase di studio sulle energie rinnovabili che sfruttano il basamento degli impianti marini delle piattaforme.

È altresì da segnalare il paradosso con cui da una parte si approvano i lavori per il gasdotto Tap per importare gas dall’ estero e dall’altra ci si oppone al gas “a km zero” dell’ Adriatico.

E ancora occorre riflettere sulla circostanza che la perdita degli investitori nel nostro paese significa lo spostamento degli investimenti verso paesi vicini (Croazia, Grecia e Montenegro) con interventi sui medesimi bacini e ambienti, vanificando del tutto i presunti benefici e creando l’assurdità di dover acquistare da paesi stranieri gas estratto in Adriatico. Se lo importiamo ne disperdiamo per aspetti tecnici il 25%, lo paghiamo di più che non a estrarlo in Italia, lo Stato incassa meno tasse.

Quale futuro si prospetta inoltre per le migliaia di lavoratori che perderanno l’occupazione a causa di questo emendamento che mette un settore industriali tra i più trainanti e all’avanguardia del paese nella impossibilità di svilupparsi e crescere? Un periodo di blocco delle perforazioni e delle estrazioni significa la completa e definitiva dispersione del patrimonio di know how tecnologico ed industriale che l’Italia ha saputo orgogliosamente costruire dagli anni 50 di Enrico Mattei in avanti.

Invitiamo il Presidente del consiglio Giuseppe Conte e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio a venire a Ravenna per constatare personalmente la felice convivenza del settore delle estrazioni con l’ambiente, il turismo e il benessere della comunità.

Alla luce di quanto sopra chiediamo con forza al Governo di fermare subito l’emendamento, di indicare con chiarezza qual è la strategia energetica nazionale e di istituire un tavolo per condividere con tutti gli attori coinvolti le politiche energetiche che si intendono mettere in campo.