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DOMANI SCATTA L’ORA X PER IL GARANTE

L’impeachment Garante dell’infanzia è al bivio decisivo: dentro o fuori. Il Consiglio regionale sarà chiamato, nella seduta di domani, a

L’impeachment Garante dell’infanzia è al bivio decisivo: dentro o fuori. Il Consiglio regionale sarà chiamato, nella seduta di domani, a valutare la mozione di sfiducia nei confronti di Vincenzo Giuliano. L’atto è stato ritenuto necessario dopo che l’interessato, con disappunto di una parte dei consiglieri regionali, ha inteso non recedere dalla sua posizione, non rassegnando così le dimissioni. Adesso, però, Giuliano rischia non solo di scomparire da facebook, azione dettata dalla sua volontà, ma di lasciare per sempre il suo ufficio. I presupposti su cui si basa la sua incompatibilità con il ruolo che ricopre sono enucleabili con contestuale precisione in tre diversi profili, ognuno dei quali si articola su una competenza differente. Il primo attiene alla sfera politica. Attività dalla quale il Garante come da legge regionale deve esentarsi, poichè deve operare «in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e valutazione». Per come è stato ideato l’ufficio monocratico che Giuliano rappresenta, è proprio il contrario. A lui spetta il compito di vigilare sulla politica per le materie riguardanti l’infanzia e l’adolescenza. Per questo non può prendere parte a nessuna fazione. C’è un filo rosso che collega Giuliano con “Liberi e forti di Basilicata” dall’immediatamente prima alla nomina di Garante fino a poche settimane fa. Eletto nell’ottobre del 2014, anno in cui era ancora presidente dell’associazione politica citata, ne, Giuliano è stato amministratore dei profili social della predetta compagine sino al 2 dicembre scorso. E ha continuano a operare fino al giorno 11 dello stesso mese, data in cui ha aggiunto un suo amico, tale Vincenzo Del Duca. Ciò è accaduto nonostante il Garante, tra il 9 e 12 dicembre scorso, aveva preso posizioni di distacco rispetto ai “Liberi e Forti di Basilicata”. Negando, nello specifico, qualsiasi coinvolgimento nella gestione dei profili social dell’associazione: «Non faccio più parte dell’associazione “Liberi e forti” e non ho in essa alcun ruolo, né funzione, né trattengo rapporto alcuno con detta associazione e con i social dalla stessa gestita». Nel lasso di tempo di riferimento, poi, sono varie, come ha documentato il “Roma”, le azioni svolte da Giuliano in quanto amministratore. Tra le più clamorose, vi è quella del 2015, che lo vede scegliere e caricare la copertina facebook dei “Liberi e forti di Basilicata” con il logo da lui creato. Da questo punto di vista, le tracce digitali, lasciano pochi margini, per non dire nessuno, a dubbio alcuno. Vi è poi il profilo attinente all’opportunità o meno di quanto beneficiato dal Giuliano scrittore. La sua opera letteraria “Il riscatto di un popolo in maschera”, la storia del Carnevale dell’Appennino Lucano”, già realizzata con fondi pubblici, ha in più occasioni usufruito di pubblico denaro ottenendo che fossero acquistate diverse centinaia dicopie. In totale l’ammontare corrisponde a 8 mila e 500 euro. L’assegno pubblico, per esempio, ricevuto nel 2016 e staccato dall’Apt, è avvenuto sotto il suo mandato da Garante. Anche questo dovranno valutare domani i consiglieri regionali. Quanto ciò è manifestamente in conflitto col suo ruolo di “super partes”?

In maniera più semplice, si dovrà vagliare l’ipotesi che un pezzo di indipendenza e supervisione degli organi istituzionali regionali, possa esser venuto meno in conseguenza del fatto che il controllore abbia ricevuto soldi dai controllati. L’ultimo finanziamento pubblico, nella fattispecie mille euro, per il suo libro, il Garante l’ha ricevuto proprio nel 2017. Il caso “letterario” è scoppiato a seguito della richiesta, risalente a circa due mesi fa, avanzata al Dipartimento presidenza della Giunta, dall’associazione “L’altra Satriano”, per la cronaca paese amministrato da Giuliano per vent’anni, di ulteriore acquisto copie. Nel progetto, che il “Roma” ha pubblicato in esclusiva, viene riportato testualmente: 500 copie per un importo di 3mila e 500 euro. In ultimo, ma non per importanza, la tegola normativa relativa al terzo e ultimo profilo. Sulla questione è intervenuto anche il segretario regionale della Cgil, Angelo Summa, che a il “Roma” ha dichiarato, tra le altre cose: «Non si può continuare a far finta che certe leggi non esistono». La legge del 2014, e la contestuale interpretazione contenuta nella circolare emanata, lo stesso anno, dal ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha introdotto nuove disposizioni in materia di “incarichi dirigenziali a soggetti in quiescenza”. Al momento della nomina a Garante, Giuliano era pensionato. Il primo blocco che la legge richiamata pone consiste nel contemplare regolamentazioni «volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani».

Secondo step, che dovrebbe infine far decadere Giuliano dall’incarico, si palesa allorquando il ministro Madia specifica, riguardo a certe eccezioni ai divieti imposti che possono verificarsi, che «incarichi e collaborazioni sono consentiti a titolo gratuito, con rimborso delle spese documentate, per una durata non superiore a un anno, non prorogabile né rinnovabile».

Contrariamente ai calcoli, Giuliano è Garante da oltre tre anni e non risulta che abbia espletato la sua attività gratuitamente. Su quanto descritto e altro ancora, domani il Consiglio regionale dovrà pronunciarsi.

Al momento pare che tra i primi sottoscrittori della mozione di sfiducia ci siano i consiglieri Vito Santarsiero (Pd) e Giannino Romaniello (Mdp) e che molti altri siano pronti a sottoscriverla. Ciò in maniera trasversale. I fatti vanno oltre la politica e gli schieramenti. In quest’ottica risulterebbe davvero incomprensibile la mancata sottoscrizione anche dei cinquestelle.

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