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IL PUNTO DI PETRULLO. LA FILIERA RENZIANA TREMA. RENZI PASSA MA LE TRUPPE RIMANGONO PRONTE PER UN NUOVO PADRONE

Non mi capita sempre di azzeccare il voto vincente. Anzi quasi mai. Ho una personale tendenza a far mie le

petrulloNon mi capita sempre di azzeccare il voto vincente. Anzi quasi mai. Ho una personale tendenza a far mie le ragioni della minoranza, nei confronti della quale nutro istintiva solidarietà e comunione di intenti. Sarà che nel vincente intravedo immediatamente l’arroganza, l’innato vizio di blandire per fagocitare, l’autocompiacimento, o sarà che nei più deboli vedo sempre una benevola predisposizione a mediare pur di non soccombere, soccombendo regolarmente, oppure perché sento sempre l’eco di una sete di giustizia che si contrappone, dignitosamente ma immancabilmente in maniera debole, allo spietato potere, certo è che oggi, da vincitore, mi sento strano. Non nego che sento scricchiolare il mio giudizio, da sempre totalmente negativo, su Renzi e da più punti di vista, solo perché è diventato un perdente, quindi normale, umano, pieno di punti deboli come tutti. Che volete, non posso fare a meno di solidarizzare con chi perde, e quindi, oggi, anche con Renzi. Ma oggi devo fare i conti col fatto che anche io ho vinto. Mi sono esposto, ho provato a riflettere e a far riflettere, ho valutato tecnicamente e politicamente la riforma, senza mai capire dove cominciava la riflessione giuridica e dove quella politica. Ci ho creduto e quando mi andavo convincendo che uno come me non può che sposare battaglie di civiltà perse, perché non coerenti con chi comanda, quindi con una serena rassegnazione mi predisponevo a uno scrutinio per me negativo, ecco la mirabolante notizia della schiacciante vittoria del No. Vorrei poter esultare appieno, ma sento che non è il caso. Avrò anche vinto, ma figuriamoci se il nemico di sempre, il potere per il potere, non riuscirà a cavalcare la MIA vittoria. Del resto con o senza riforma della Costituzione cambia poco se il nostro parlamentarismo si limiterà ad alzare o meno una mano, vittima del ricatto della ricandidatura da parte di partiti onnivori che ancora non sanno declinarsi secondo il motivo che ne giustifica l’esistenza. Cambierà poco se le ragioni della finanza saranno ritenute superiori a quelle degli intoccabili, l’anticasta di sempre, quelli la cui ombra è ritenuta già contagiosa, figuriamoci averci a che fare personalmente. Cambierà poco se continueranno a dominare corruzione ed esercizio concussivo dell’attività politica. Cambierà poco se, caduto Renzi, la banda dei politici per interesse salirà indisturbata sul nuovo treno che è in allestimento, senza nessuno che la scacci a pedate nel sedere. Ma comunque ho vinto, e niente niente dovesse capitarmi di inanellare tante vittorie come l’Atalanta dei ragazzini, mi ritroverei in un’Italia migliore. Chissà. L’importante è posare i piedi per terra e sapere di aver combattuto una battaglia di civiltà.

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