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IL PONTE CHE CANTA :Le sue luci, rigorosamente a led, per il risparmio energetico, consentono poi di vederlo, in un’atmosfera molto suggestiva, anche nelle ore notturne

Il 26 gennaio 2017 è il grande giorno, già annunciato e poi posticipato per un paio di volte, a causa

Il 26 gennaio 2017 è il grande giorno, già annunciato e poi posticipato per un paio di volte, a causa del protrarsi dei lavori.

Il 26 gennaio 2018 presente anche il progettista, Santiago Calatrava, a Cosenza è stato inaugurato il nuovo ponte che, intitolato subito a San Francesco di Paola, patrono della Calabria, diventerà uno dei simboli, insieme al re visigoto Alarico, della città dei Bruzi. 
L’Amministrazione comunale, guidata da Mario Occhiuto, punta molto sull’effetto ritorno dell’opera, che, prima ancora che essere una infrastruttura viaria e di collegamento tra le due sponde del Crati, in un’area che diventerà il nuovo quartiere residenziale di Cosenza, quello dei Gergeri, fino a qualche tempo fa degradato e sede di un villaggio Rom, è una vera opera d’arte: la sua antenna obliqua si staglia in alto per quasi cento metri ed è visibile anche da fuori città.

Le sue luci, rigorosamente a led, per il risparmio energetico, consentono poi di vederlo, in un’atmosfera molto suggestiva, anche nelle ore notturne.

La sua apertura ha consentito al sindaco di realizzare un altro tassello del suo programma: quello di chiudere al traffico veicolare il vecchio ponte che sorge alla confluenza del Crati e del Busento, realizzando un altro pezzo di isola pedonale, una piccola Trastevere densa di locali dedicati alla gastronomia locale.

Il fiume, inoltre, dopo i lavori di costruzione di una piccola diga, si alzerà di livello e diventerà navigabile, per piccole imbarcazioni, creando un nuovo punto di incontro e di svago proprio nel cuore della città. Progetto ambizioso, che è però osteggiato da molti.

In questi giorni diverse associazioni, e le opposizioni consiliari, hanno paventato che una parte dei finanziamenti di questa opera, pensata addirittura dal sindaco Giacomo Mancini, siano da ricondurre all’utilizzo dei fondi Gescal, destinati invece agli alloggi popolari.
Facendo poi intravvedere molti interessi sui terreni intorno al ponte, sui quali sorgeranno nuove costruzioni.

Nella stessa area è in fase di completamento anche un maestoso planetario, che sarà il più grande dopo quello di Milano, pronto, probabilmente, per l’estate.

Polemiche anche sul costo della cerimonia di inaugurazione del ponte, presentata in pompa magna a Roma, presso la Camera dei Deputati si parla di circa 130.000 euro, una parte dei quali messi a disposizione dalla ditta che ha costruito la struttura, la Cimolai. 

Ma lo spettacolo, denominato “Il ponte che canta”, nel disegno del sindaco Occhiuto, dovrà restare nella storia.

L’esibizione di un pianista sospeso nel vuoto, ha suonato anche musiche del cosentino Alfonso Rendano.

Spettacolari apparizioni aeree e giochi di luce, a cura dello studio di Valerio Festi, che si è occupato anche dell’apertura dei XX Giochi Olimpici invernali di Torino.

Per un ponte che è costato (opere accessorie comprese) circa 20 milioni di euro, la spesa sembra una bazzecola.

Ma il sindaco Occhiuto tira dritto: ha ripreso in mano il progetto, risalente al 2000, già nel 2011 e, superando i pantani burocratici, ha trovato i finanziamenti per realizzare questa opera che, con i suoi 130 metri di ampiezza e più di 100 di altezza, è il ponte strallato più alto d’Europa.

Diventerà un’attrattiva turistica d’eccezione?
È la scommessa di tutta la città di Cosenza

Cosenza, grande spettacolo per l’inaugurazione del Ponte di Calatrava: è il più alto d’Europa.

“fatto di acciaio, cemento e tanto coraggio”

Inaugurato, con un grande spettacolo, il ponte progettato da Santiago Calatrava e intitolato al Santo patrono della Calabria, San Francesco di Paola.

Ha detto Santiago Calatrava :

“Questo ponte è fatto di acciaio e di cemento ma anche di tanto coraggio“

Ha detto il sindaco Mario Occhiuto, che ha ringraziato l’ex sindaco Giacomo Mancini per aver pensato ad un’opera simile :

“Opere come queste sono opere d’arte e diventano anche etica“

Nel cielo illuminato da centinaia di proiettori colorati si sono levati angeli danzanti e mongolfiere, al suono delle musiche scelte anche nel repertorio del cosentino Alfonso Rendano.

Tra angeli e pianoforti volanti, lo spettacolo di Valerio Festi ha intrattenuto migliaia di persone, assiepate lungo le sponde del fiume Crati.

Un sontuoso gioco di fuochi d’artificio ha concluso l’evento.

La serata ha visto anche la protesta di un centinaio di manifestanti della sinistra antagonista e del Comitato Prendocasa, che hanno urlato slogan contro i politici locali, rei, a loro dire, di aver utilizzato anche fondi destinati alle case popolari per la costruzione del ponte, i cosiddetti fondi Gescal.

Per approfondire http://www.meteoweb.eu/foto/cosenza-ponte-di-calatrava/id/1035913/#Jxq0kUUCXDhOX7pG.99

Cosenza, grande spettacolo per l’inaugurazione del ponte di Calatrava
http://po.st/PClNSJ via @MeteoWeb_eu

Ponte di Calatrava: l’idea era una gioiosa stravaganza, ora è un luna park (di Franco Dionesalvi)


di Franco Dionesalvi

 

 

 

 

 

Una precisazione sulla giunta Mancini riguardo al ponte Calatrava mi pare necessaria.
L’idea che ci fu presentata era assai diversa da quella che vent’anni dopo è stata realizzata. Il ponte affidato alla progettazione di Calatrava doveva rappresentare un momento, con firma d’autore, di gioiosa stravaganza all’interno del recupero complessivo, severo e rispettoso, del centro storico di Cosenza. Quella che si è fatta alla fine, decontestualizzata, appare più che altro come un’opera da luna park. Per quanto riguarda il finanziamento, del reperimento dei fondi si occupava l’assessore Catizone.
Il resto avvenne dopo. Della giunta Catizone io non facevo parte. La neo-sindaca mi convocò e mi disse che, contrariamente a quanto si era impegnata a fare, io non potevo continuare a svolgere il ruolo di assessore alla cultura, perché sul mio nome il Pds aveva posto il veto. In cambio mi offriva una superconsulenza. Rifiutai, e non perché non avessi bisogno di soldi. Ma perché capivo che tutto un progetto di politica culturale finiva lì.
Perché sentivo che, io che non avevo mai avuto una tessera di partito in tasca e non ero stato eletto da nessuno poiché ero un assessore tecnico, tuttavia ero diventato il referente nel palazzo di centinaia, e forse migliaia di persone. Che in un confronto quotidiano, a volte anche aspro, interagivano con me e partecipavano all’idea di trasformare radicalmente Cosenza partendo da un lavoro collettivo sulla sua identità.
Un rimettere in gioco energie e risorse intellettuali e creative che da tempo, forse da sempre erano state accantonate; un provare a cambiare il mondo e, intanto, cambiare noi stessi. Una idea di politica culturale come perenne interrogazione, non salottiera ma operosa, con i pennelli in mano e col microfono che si passava di mano in mano. Tutto ciò finiva, e non perché non c’era più la mia persona, che non conta niente, ma perché le parole d’ordine diventavano altre. Negli anni successivi, poi, e ogni anno di più, “cultura” è diventato la ricerca spasmodica del nome di un cantante che riempia la piazza. Per far vendere più birre possibile, e poi andare tutti a casa.

Domenico Leccese 

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