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LA VERA STORIA DEI TEMPLARI A FORENZA

Dopo il boom mediatico dei Templari avvenuto nell’ultimo decennio, specie dopo il successo del best seller “Il codice da Vinci”

Dopo il boom mediatico dei Templari avvenuto nell’ultimo decennio, specie dopo il successo del best seller “Il codice da Vinci” di Dan Brown e una serie di film dove i cavalieri dalla rossa croce ne erano protagonisti, anche in Basilicata sembrava che in ogni luogo vi fossero questi misteriosi monaci guerrieri. A tutto questo hanno aiutato anche trasmissioni televisive, ne ricordo una che s’interrogava perché il castello di Lagopesole fosse lì, in un luogo insolito per un maniero.  Lo stesso nome di Avigliano, secondo la trasmissione,  evocava Avalon. Da sorridere: quel castello era lì perché strategico: lo sapevano anche saraceni, bizantini e normanni. Poi la leggenda che ancora persiste di Ugo de Pagani. Sia chiaro, la presenza in Lucania degli ordini monastico cavallereschi fu notevole, tra cui anche l’Ordine “Pauperes commilitones Christi templique Salomonis” ovvero i Templari. Come si legge negli atti del convegno  “Normanni e templari tra nord Europa e sud Italia” nell’intervento della storica Antonella Pellettieri « i templari erano proprietari di “staciones”, vigne e castagneti a Melfi, di terreni presso Cisterna, cittadina in seguito scomparsa, di una estesissima zona di territori al centro dei quali si ergeva una masseria che la fonte definisce “optima” a Lavello paese nel quale nel 1226 era stato eletto vescovo un tale Riccardo che apparteneva all’Ordine Templare. Particolarmente ricchi i beni mobili e immobili anche a Venosa: molti terreni coltivabili e vigne ubicate nel vallone sottostante la cittadina, tre case poste nella parrocchia di Santa Barbara, in quella di San Nicola e in quella di San Biagio. All’Ordine altresì, apparteneva un grande palazzo posto nella Piazza principale di Venosa e molto verosimilmente potrebbe trattarsi di quello stesso palazzo che passò fra i possedimenti dei Cavalieri Giovanniti di Venosa quando l’Ordine Templare venne soppresso e nel quale risedettero i Balì dell’Ordine Ospitaliero».  Anche Forenza ebbe un sito Templare: “San Martino de pauperibus”. Tra i libri che ne trattarono “Militia Christi in Basilicata” sempre della storica Antonella Pellettieri. Un casale che è stato un caso di studio storiografico interessante.  Di San Martino se ne conosce la nascita, all’inizio del regno Carlo I d’Angiò, apparteneva ai Cavalieri del Tempio ed anche la morte, durante il XIV secolo, periodo nel quale vi fu  una grande crisi demografica in tutta l’Europa.  Dunque siamo in un’epoca dove, dopo l’assedio di Gerusalemme dal 20 settembre al 2 ottobre 1187 e la riconquista di Gerusalemme da parte di Saladino e il quasi totale collasso del crociato Regno di Gerusalemme, la città Santa delle grandi religioni monoteiste rimase saldamente in mano agli Ayyubidi la dinastia curdo-musulmana di Ṣalāḥ al-Dīn, e rimase in mano musulmana per sempre. Per quanto riguarda “San Martino de pauperibus” il primo documento che ne riporta l’esistenza è un manoscritto presso la Biblioteca  nazionale di Napoli dove sono elencati i beni dei vari ordini cavallereschi; di San Martino dice “constructum est de novo post adventum dimini regis Caroli” quindi dopo la battaglia di Benevento e costruito ex novo subito fuori la cittadina di Forenza  e all’interno di esso vi era una chiesa dedicata a San Martino, case, un forno, un mulino ad acqua, vigne e terre e contava trenta fuochi. Vi era inoltre una masseria vicino la chiesa. In particolare si segnala la presenza di tantissime vigne. Interessante un documento che riposta sempre la Pellettieri in data 8 gennaio 1306, sotto il regno di Carlo II d’Angiò, nel quale il re angioino invita il giustiziere di Basilicata a non vessare con le tasse gli abitanti della zona perché troppo poveri. Una testimonianza storica che sfata un’altra leggenda: quella degli Angioini quali sovrani delle tasse, anzi molti furono i casi di esenzione dalle tasse per far ripopolare alcuni borghi disabitati. In ogni caso in quel periodo il casale non apparteneva più ai Cavalieri del Tempo come evidenzia lo stesso re Angioino.  Ma presto i Templari avrebbero perso tutto, il 14 settembre 1307 il re Filippo IV di Francia inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l’arresto dei templari e la confisca dei loro beni, che vennero eseguite il venerdì 13 ottobre 1307,  L’Ordine fu ufficialmente soppresso con la bolla Vox in excelso di papa Clemente V del 3 aprile 1312 e i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri.  Jacques de Molay, l’ultimo gran maestro dell’Ordine, fu  arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi. Fu la fine definitiva dell’ordine dei Cavalieri del Tempio, il resto sono solo leggende o movimenti pseudotemplari che nulla hanno a che vedere con l’ordine monastico cavalleresco.

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