È GIUSTO INFORMARE
Strike while the iron is hot.
“BATTERE IL FERRO QUANDO È CALDO”
NEL RISPETTO DI CHIARA E DELLA FAMIGLIA POGGI, AL SOLO SCOPO DI FAR EMERGERE SEMPRE LA VERITÀ & GIUSTIZIA, CONTRASTANDO IL PIÙ POSSIBILE, INESATTEZZE DEL TRITACARNE MEDIATICO, DOVUTO, ANCHE, AD INCOMPETENZA SPECIFICA
OMICIDIO DI CHIARA POGGI: DUE ANALISI DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO
Each and every word, pause and hesitation has meaning during a discourse. Don Rabon
Mettiamo a confronto l’analisi della telefonata al 118 di Alberto Stasi, seguita all’omicidio di Chiara Poggi, con le telefonate di soccorso di Bernardo Mingrone, seguite al suicidio di David Rossi
Analisi della telefonata di Alberto Stasi al 118
The Expected versus The Unexpected
Grazie alla casistica in tema di telefonate di soccorso sappiamo cosa aspettarci da chi chiama, per questo motivo il materiale d’analisi vero e proprio è ciò che risulta “inaspettato”
Expected: ci aspettiamo che chi chiama chieda aiuto per la vittima, che sia insistente e alterato.
Ci aspettiamo che non attenda la fine della domanda dell’operatore per esplicitare una richiesta d’aiuto e anche che imprechi e dica parolacce.
Unexpected: non ci aspettiamo che chi chiama si perda in superflui convenevoli, che chieda aiuto per sé e che senta il bisogno di collocarsi dalla parte dei “buoni” ovvero da quella di coloro che vogliono il bene per la vittima.
Il 13 agosto 2007, alle ore 13.50.24 (durata 0.59 secondi) Alberto Stasi fece la seguente telefonata al servizio 118:
Operatore: 118
Stasi: Sì, mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli, a Garlasco.
Expected: “La mia fidanzata Chiara è ferita, ha bisogno di aiuto”.
“Sì” è una pausa per pensare a cosa dire ed è inaspettata.
Si noti che il “mi serve un’ambulanza” è una richiesta a nome del chiamante e che manca ogni riferimento alla vittima.
O: A Garlasco?
S: Sì.
O: Via Giovanni Pascoli, al numero?
S: Eh, 29, la via senza uscita, la trova subito.
“Eh” è ancora un pausa per pensare. Ma come “la trova subito”? Perché Stasi tenta di scaricare così l’operatore? Perché non aspetta e conduce i soccorritori da Chiara?
O: Come?
S: È la via senza uscita, mi sembra al 29, non ne sono sicuro.
La richiesta di Alberto Stasi di un’ambulanza ad un indirizzo mancante del numero civico, che su invito dell’operatore egli riferisce essere il 29, aggiungendo di non esserne sicuro, mentre la casa della famiglia Poggi si trova al civico 8, ci segnala una mancanza di accuratezza. Perché Stasi non si è accertato del numero civico prima di chiamare? Perché non se ne accerta adesso? Non ha urgenza che Chiara venga soccorsa?
O: Ma cosa succede?
S: Eh, credo abbiano ucciso una persona, non sono sicuro, forse è viva.
“Eh” è ancora un pausa per pensare.
Il fatto che Stasi non introduca Chiara con il suo nome e titolo è inaspettato e ci illumina sullo stato del loro rapporto al momento della chiamata. Il linguaggio è un riflesso della nostra percezione della realtà, per Alberto Stasi Chiara Poggi è semplicemente “una persona”
Alberto Stasi comunica la morte di Chiara senza avere le competenze mediche per farlo. Comunicare la morte di un soggetto per il quale si stanno chiamando i soccorsi non è certamente un invito rivolto ai soccorritori a recarsi rapidamente sulla scena. La reazione di un innocente de facto che scopre la vittima di un omicidio è generalmente opposta, soprattutto i familiari negano nell’immediatezza la morte di un loro caro per l’incapacità di processare un’informazione così sconvolgente, anzi chiedono ai soccorritori di praticare sul corpo del defunto ogni attività possibile per resuscitarlo, anche quando questi appare “irrimediabilmente” morto.
O: In che senso? Cosa è successo? Lei cosa vede?
S: Adesso sono andato dai carabinieri… c’è… c’è… c’è sangue dappertutto, lei è sdraiata per terra.
Perché Alberto dice “Adesso sono andato dai carabinieri” invece di rispondere alle domande dell’operatore? Si era forse preparato un copione?
Ancora una volta Stasi prende le distanze da Chiara con il “lei”. Si noti “lei è sdraiata per terra” e non “è in fondo alle scale”, perché non è accurato?E’ inaspettato che inviti i soccorritori ad una sorta di caccia al tesoro mentre potrebbe sia attenderli di fronte alla villetta che condurli personalmente da Chiara.
O: In strada o in casa?
S: No, in casa.
Stasi non ha riferito con precisione all’operatore dove si trovi Chiara, solo su richiesta dello stesso egli afferma che la ragazza si trova in casa (una villetta a due piani con cantina e giardino) ma non si preoccupa di specificare che si trova in fondo alle scale della cantina. Perché Alberto non ha urgenza che Chiara venga ritrovata e che si faccia un disperato tentativo di soccorso?
O: Sì, ma è una sua parente?
Durante tutta la telefonata l’operatore è a pesca di informazioni che ci saremmo aspettati Stasi gli desse spontaneamente.
S: No, è la mia fidanzata.
Alberto, solo in seguito alle domande dell’operatore del 118, definisce Chiara “la mia fidanzata”
O: Quanti anni ha questa persona?
Si noti che l’operatore ripete la prima definizione che Stasi ha dato di Chiara “persona”
S: 26.
O: Va bene adesso arriviamo. Le sembra al civico 29?
S: Comunque è la via senza uscita, sicuramente troverà anche i carabinieri.
O: Ma lei è in casa, adesso?
S: No, sono in caserma, sono appena arrivato, adesso gli dico cosa è successo.
Invece di tornare indietro per assicurarsi che l’ambulanza trovi immediatamente la casa dei Poggi, invece di accompagnare i sanitari da Chiara, Alberto si reca alla caserma dei Carabinieri che dista circa 600 metri dalla villetta. Tra l’altro Stasi è a conoscenza del fatto che il cancello della villetta dei Poggi è chiuso e che, inevitabilmente, tale circostanza rallenterà i soccorsi ma non si preoccupa di tornare indietro per aprirlo.
Durante la telefonata Alberto perde tempo per ben due volte, prima nello spiegare che lui si sta recando dai Carabinieri e poi per riferire che si trova in caserma per dire “cosa è successo”
Tra l’altro, Stasi usa la frase: “cosa è successo”, una frase tipica di chi ha partecipato ad un evento, perché non ha detto “cosa ho visto”? “cosa è successo” è frutto di una contaminazione da parte dell’operatore?
Quando si apre il cancello della caserma dei Carabinieri, Alberto sembra ormai quasi infastidito e deciso a chiudere la telefonata con il 118 per focalizzare su ciò che dovrà dire agli uomini dell’Arma che in quel momento sono sicuramente meno utili alla sua fidanzata dei soccorritori.
O: Va bene, comunichiamo anche noi con i carabinieri, intanto mando a vedere un’ambulanza, va bene.
CONCLUSIONI: Deception Indicated
Analisi delle telefonate di soccorso di Bernardo Mingrone
David Rossi è morto il 6 marzo 2013 dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio; David era il responsabile della comunicazione di Monte dei Paschi di Siena.
Informato della sua caduta, Bernardo Mingrone, capo dell’area finanza di Monte dei Maschi ha chiamato i soccorsi e i carabinieri.
🔹Analisi della chiamata al 118 delle 20.43 effettuata da Bernardo Mingrone:
Operatore: 118?
Bernardo Mingrone: Deve mandare subito a Siena, Rocca Salimbeni… subito un’ambulanza.
Richiesta di soccorso immediata e concisa
L’imperativo “Deve” senza convenevoli e “subito” fanno luce sulla personalità del Mingrone, un leader. “subito” è indicativo di un’urgenza.
Operatore: Siena?
Bernardo Mingrone: Subito un’ambulanza!
Seconda richiesta di soccorsi a distanza di pochi secondi.
Operatore: Sì, ho capito ‘ndove?
Bernardo Mingrone: Rocca Salimbeni, subito.
Operatore: È una via? C’è una via lì? Che cos’è?
Bernardo Mingrone: Rocca Salimbeni a su… Oh mio Dio, oh mio Dio, a Siena, subitoooo!!!
Operatore: Allora, in che civico andiamo?
Bernardo Mingrone: Piazza Salimbeni tre, subito.
Operatore: Sì, sta arrivando.
Bernardo Mingrone: Come si chiama quella strada? Mandi in Piazza Salimbeni, subito… al tre.
Terza richiesta di soccorso. Mingrone, o non ricorda, o non sa il nome del vicolo dove è caduto David, ma non perde tempo, invita il 118 a raggiungere Piazza Salimbeni, che è a pochi passi dallo stesso.
Operatore: Sì, che è successo?
Bernardo Mingrone: Si è appena buttata una persona dalla finestra.
Operatore: In Piazza Salimbeni?
Bernardo Mingrone: Piazza Salimbeni, tre!!!
L’enfasi sulla parola “tre” è un invito a far presto.
Operatore: Sì, stiamo arrivando, stiamo arrivando.
Concentriamoci sull’obiettivo primario che un soggetto innocente che chiama i soccorsi dovrebbe avere: un’assistenza immediata. La richiesta di assistenza immediata sarà più intensa nel caso in cui la vittima per cui viene richiesta sia una persona con cui chi chiama ha una relazione familiare, emozionale o sociale e generalmente tale richiesta si trova nelle fasi iniziali della telefonata.
1) Mingrone fa una precisa richiesta d’aiuto all’operatore non appena ottiene da lui una risposta e tale richiesta è immediata e concisa.
2) Mingrone non si perde in convenevoli. Le buone maniere sono fuori luogo durante un’emergenza, mal si accordano con una telefonata di soccorso e quando sono presenti sono sospette perché generalmente servono a chi chiama per accattivarsi l’operatore al fine di celare eventuali responsabilità. Vi rimando all’analisi della telefonata al 118 della famiglia Ciontoli.
3) La richiesta d’aiuto di Mingrone è ferma, ripetuta e sottolineata dall’urgenza, in un breve scambio con l’operatore ripete la parola “subito” per ben sei volte.
4) Per tutta la durata della telefonata, il tono della voce di Bernardo Mingrone è modulato in accordo con i fatti descritti e tradisce il suo stato d’ansia dovuto ad un forte e sincero coinvolgimento emotivo.
Al contrario, l’assenza di modulazione del tono della voce è un indicatore di menzogna, chi simula è in grado di modulare il proprio tono della voce solo nelle fasi iniziali di una telefonata di soccorso o a picchi, questo perché chi mente non riesce a concentrarsi a lungo sul tono di voce da usare essendo impegnato nel tentativo di costruire risposte verbali non incriminanti.
🔹Analisi della seconda chiamata al 118 effettuata da Bernardo Mingrone:
Operatrice: 118 Siena?
Bernardo Mingrone: Sì, ho chiamato per un’ambulanza in via dei Rossi, non è ancora arrivato nessuno.
Un’altra richiesta.
Operatrice: Allora in via dei Rossi?
Bernardo Mingrone: Dei Rossi, sì.
Operatrice: Ma dove? A Siena?
Bernardo Mingrone: In Piazza, sì, Salimbeni.
Mingrone capisce che l’operatrice non ha chiaro dove si trovi via dei Rossi, per questo motivo continua a far riferimento alla più nota Piazza Salimbeni, David, peraltro, si trova in vicolo Monte Pio.
Operatrice: Ah, in Piazza Salimbeni stanno arrivando, son partiti, erano a un pronto soccorso, stavano scaricando un altro malato.
Operatrice: Che succede signore?
Bernardo Mingrone: Eh, si è suicidata una persona.
Operatrice: Ma è…
Bernardo Mingrone: Si è buttata da una finestra.
Operatrice: A che piano?
Bernardo Mingrone: Dal terzo, è immobile per terra, io non so che… no… non riesco ad andarci.
Operatrice: Lo vede che respira?
Bernardo Mingrone: Sì, sì, non… non respira.
Bernando Mingrone, su richiesta dell’operatrice, riferisce che David non respira più ma nonostante tutto desidera che si faccia al più presto un disperato tentativo di soccorrerlo.
Mingrone, a differenza di Alberto Stasi, non si è rassegnato alla morte del proprio collega. Mingrone non è stato in grado di metabolizzare un’informazione così sconvolgente e ha insistito affinché David venisse rapidamente soccorso.
Operatrice: Sento le sirene, stanno arrivando.
Bernardo Mingrone: No, questa è la polizia.
Mingrone mostra ancora di avere urgenza che David venga soccorso
Operatrice: Uhm, è la polizia? Okay.
Bernardo Mingrone: Sì, è la polizia.
Operatrice: Comunque, guardi, stanno arrivando.
Bernardo Mingrone: No… ah… ecco l’ambulanza.
Operatrice: È l’ambulanza, Okay, arrivederci.
– Analisi della telefonata effettuata da Mingrone al 112:
Carabiniere: Pronto?
Bernardo Mingrone: Pronto?
Carabiniere: Pronto, buonasera, Carabinieri di Siena, prego…
Bernardo Mingrone: Può mandare subito una macchina a via dei Rossi, in Piazza Salimbeni, al Monte dei Paschi!? Si è buttata una persona dalla finestra.
Si noti che Mingrone non risponde al “buonasera” del carabiniere ma chiede “subito” una pattuglia, mostrando urgenza
È chiaro che Mingrone fa sempre riferimento a Piazza Salimbeni e non a via dei Rossi perché è convinto, a ragione, che la Piazza sia più conosciuta della via e che non sarà difficile indirizzare da lì i carabinieri e i soccorsi in via dei Rossi. In ogni caso Mingrone fornisce al carabiniere più riferimenti possibili: “via dei Rossi, in Piazza Salimbeni, al Monte dei Paschi”, perché non ci siano dubbi su dove mandare la pattuglia.
Carabiniere: Come si chiama lei scusi? Pronto? Come si chiama lei?
Bernardo Mingrone: Mingrone.
Carabiniere: Mi…?
Bernardo Mingrone: Mingrone.
Carabiniere: Miii…?
Bernardo Mingrone: Mingrone.
Carabiniere: Mingrone.
Carabiniere: Di nome?
Bernardo Mingrone: Bernardo, Bernardo.
Carabiniere: Bernando, via dei Rossi?
No comment.
Bernardo Mingrone: Via dei Rossi, com’è il numero? (Mingrone si informa da altre persone per rispondere al carabiniere con precisione) all’incrocio di via dei Rossi.
Mingrone chiede informazioni ad altri soggetti vicini a lui per essere il più preciso possibile con il carabiniere.
Carabiniere: Via dei Rossi…?
Bernardo Mingrone: Mandate una macchina qua in Piazza Salimbeni, al volo.
Mingrone è spazientito, fa capire al suo interlocutore che le sue domande sono una perdita di tempo e chiede che venga mandata un’auto “al volo”
Carabiniere: Salimbeni, lì, è da… davanti al Monte!
Bernardo Mingrone: Sì, esatto!
Il carabiniere mostra di conoscere Piazza Salimbeni, Mingrone appare sollevato.
Carabiniere: Da dove si è buttato questo signore?
Bernardo Mingrone: Dal terzo cazzo di piano!
Mingrone è esasperato dalle domande del carabiniere e glielo fa capire.
Carabiniere: Oh, signore, io sto facendo delle domande… (Mingrone interrompe il carabiniere)
Non solo Bernardo Mingrone dice la parola “cazzo” ma interrompe il carabiniere, è stremato dai tempi morti della telefonata e manifesta tracce verbali di rabbia, sente che si sta perdendo tempo prezioso. Di certo Mingrone non fa nulla per accattivarsi l’interlocutore, mostrandoci così di non avere nulla da nascondere, egli desidera sinceramente che si faccia il possibile per salvare David.
Parolacce ed imprecazioni si trovano di frequente nelle telefonate di soccorritori innocenti mentre nelle telefonate di soccorso di soggetti implicati nei fatti si riscontrano spesso eccessive buone maniere in specie all’inizio della telefonata.
Bernardo Mingrone: Una macchina, per favore.
Il contesto è la chiave, l’espressione, “per favore”, non rientra tra i convenevoli ma è al limite del polemico, non viene utilizzata per ingraziarsi l’operatore ma per accelerare i tempi.
Carabiniere: Eh, vi si manda, va bene? Un attimino.
Bernardo Mingrone: Sì, grazie.
Mingrone ringrazia mostrandosi finalmente sollevato.
CONCLUSIONI
La richiesta d’aiuto di Mingrone è stata immediata, concisa, ripetuta e caratterizzata dall’urgenza (“Deve”,”subito”, “al volo”)
Bernardo Mingrone non ha fornito informazioni non necessarie, né estranee al contesto, né contraddittorie, né ha mai risposto in modo evasivo.
Nelle sue risposte sono assenti le ripetizioni, le pause e le domande, tutti espedienti che i colpevoli usano per prendere tempo per cercare di costruire risposte non incriminanti.
Mingrone non si è esibito in convenevoli, al contrario, ha lasciato intendere al carabiniere di essere irritato con lui mostrando di non temere di inimicarselo.
In sintesi, le tre telefonate di Bernando Mingrone provano la sua estraneità ai fatti e sono un esempio straordinario di una sincera richiesta di soccorso.
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