AttualitàBasilicataBlog

AL CAPOLUOGO NON SERVE MAGO MERLINO

La riflessione di Antonella Pellettieri

Sarà perché mi è stato insegnato il rispetto verso gli altri e il concetto di dignità ma non riuscirei ad autocandidarmi come sindaca incarico politico che, a differenza di tutti gli altri, non implica solo avere un alto consenso di voti ma il rispetto, la stima e il riconoscersi in quella persona da parte della maggior parte dei cittadini. Nello specifico, nella città di Potenza ci sono stati molti sindaci considerati “brave persone” ma completamente incapaci a svolgere quel compito. Sindaci silenziosi e non empatici impossibilitati dal loro stesso carattere, a comunicare con i cittadini. Passati come meteore, senza infamia e senza lode, mediocri è la parola giusta! Altri, invece, che hanno lasciato un segno così forte che resteranno sindaci della città per sempre nell’immaginario collettivo: sono i sindaci della pacca sulla spalla, popolari come una popstar! Ci sono stati i sindaci che hanno messo in moto molti processi innovativi e avevano grandi visioni sulla città ma non erano empatici: anche se lunedì 6 maggio 2024 Primo Piano 5 www.lecronache.info presenti e disponibili erano vittime della loro spocchia. Altri sindaci sono stati completamente incapaci e molto arroganti, i potentini li etichetterebbero come “ciucci e presuntuosi”. Mi sarebbe piaciuto organizzare un incontro fra tutti i sindaci viventi e ascoltare dalle loro voci i ricordi di quegli anni: se mai organizzare un webinar per consentire a tutti i cittadini di ascoltare, avrei avuto molte domande da rivolgere e dubbi da chiarire. Nella casistica scritta prima mi sono riferita ai sindaci che ricordo sin dalla mia infanzia e a qualcuno che mi è stato descritto. Una tale casistica, ovviamente, si potrebbe fare per tutte le città come Potenza, città provinciale, di piccole dimensioni, con mille possibilità di eccellere in molti aspetti ma con le ali tarpate dalla ferocia dei piccoli numeri: meno abitanti ci sono e più è difficile vivere fra le invidie paesane, la borghesia inoperosa e la sciatteria della classe politica e anche religiosa. Tanti rioni nati sulle pendici o ai piedi del Monte Potenza su cui si ergeva la città antica, l’attuale centro storico, ancora oggi chiuso in una cinta muraria immaginaria e con i suoi abitanti incapaci di capire che quella fetta di vestigia appartengono anche a tutti quanti i cittadini degli altri rioni e con- trade. Se si esclude il rione di Santa Maria, primo casale della città e con mille anni di storia, tutti gli altri rioni sono recenti o recentissimi. Lo stesso dicasi delle con- trade se si esclude l’antica Rivisco, piccolo insediamento dei Conti di Santa Sofia spopolato e scomparso dalla scena della storia, la contrada dei Cavalieri di Malta e l’insediamento di età romana nei pressi di Gallitello, con le emergenze archeologiche e i resti dell’antichissima, poco studiata e scomparsa Casuentum, nome antico del Basento e di un centro demico di cui si ha notizia solo grazie a una carta geografica di età aragonese. In età romana si preferiva vivere in pianura, il fenomeno degli insediamenti in altura è dell’Alto Medioevo. Un territorio vasto, complesso e abitato da poche persone ma che merita attenzioni, carezze, rispetto. Ci sono abitanti che credono di aver fatto molto per Potenza e lo urlano quasi fossero possessori di una bacchetta magica con cui realizzeranno con facilità ogni desiderio e trasformeranno la città in un nuovo Eden. Potenza non ha bisogno di Mago Merlino con la bacchetta magica: ci sono persone che non amano urlare le proprie qualità e ciò che hanno prodotto nel silenzio e nella discrezione. Siamo in un periodo di grandi cambiamenti ed evoluzioni: non servono le rivoluzioni! Siamo cambiati e ci stiamo assestando verso nuovi processi con la solita resilienza… “…sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevano calvadòs”. Non sarà facile mettere in ordine Potenza!

Di Antonella Pellettieri

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti