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BUON 25 APRILE CON LE PAROLE DEL PRESIDENTE SANDRO PERTINI

Il 25 aprile 1945 fu Sandro Pertini, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale, a parlare da Radio Milano Libera mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga

È GIUSTO INFORMARE 

BUON 25 APRILE CON LE PAROLE DEL PRESIDENTE SANDRO PERTINI

Il 25 aprile 1945 fu Sandro Pertini, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale, a parlare da Radio Milano Libera mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga.

Anni dopo, nel 1970, alla Camera con un bellissimo discorso rievocò il valore di quella memorabile giornata

25 aprile 1945: quando la voce di Sandro Pertini chiamò alla rivolta


Fu Pertini, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale, a parlare da Radio Milano Libera (“arrendersi o perire”) mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga

Riascoltiamolo

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Sandro Pertini, Milano, 25 aprile 1945

25 Aprile 2024

Il 24 aprile gli alleati superarono il Po, e il 25 aprile 1945 i soldati tedeschi e i repubblichini di Salò cominciarono a ritirarsi da Milano e da Torino. Il popolo aveva iniziato a ribellarsi con il sostegno dei partigiani. A Milano era stato proclamato, a partire dalla mattina del giorno precedente, uno sciopero generale, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del Comitato di Liberazione Nazionale.

Con voce ferma Pertini disse:

“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”

Le fabbriche vennero occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera fu usata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria.

La sera del 25 aprile Benito Mussolini abbandonò Milano per dirigersi verso Como.

Molti anni dopo, nel 1970, parlando alla Camera dei deputati sul valore del 25 aprile, Sandro Pertini tenne un discorso bellissimo

Questo un ampio estratto.
Parole che risuonano vive e potenti ancora oggi, in questi anni confusi e affollati. 

“Qui vi sono uomini che hanno lottato per la libertà dagli anni ’20 al 25 aprile 1945. Nel solco tracciato con il sacrificio della loro vita da Giacomo Matteotti, da don Minzoni, da Giovanni Amendola, dai fratelli Rosselli, da Piero Gobetti e da Antonio Gramsci, sorge e si sviluppa la Resistenza. Il fuoco che divamperà nella fiammata del 25 aprile 1945 era stato per lunghi anni alimentato sotto la cenere nelle carceri, nelle isole di deportazione, in esilio. Alla nostra mente e con un fremito di commozione e di orgoglio si presentano i nomi di patrioti già membri di questo ramo del Parlamento uccisi sotto il fascismo: Giuseppe Di Vagno, Giacomo Matteotti, Pilati, Giovanni Amendola; morti in carcere Francesco Lo Sardo e Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di prigionia; spentisi in esilio Filippo Turati, Claudio Treves, Eugenio Chiesa, Giuseppe Donati, Picelli caduto in terra di Spagna, Bruno Buozzi crudelmente ucciso alla Storta.

I loro nomi sono scritti sulle pietre miliari di questo lungo e tormentato cammino, pietre miliari che sorgeranno più numerose durante la Resistenza, recando mille e mille nomi di patrioti e di partigiani caduti nella guerra di Liberazione o stroncati dalle torture e da una morte orrenda nei campi di terminio nazisti.

Recano i nomi, queste pietre miliari, di reparti delle forze armate, ufficiali e soldati che vollero restare fedeli soltanto al giuramento di fedeltà alla patria invasa dai tedeschi, oppressa dai fascisti: le divisioni ”Ariete” e ”Piave” che si batterono qui nel Lazio per contrastare l’avanzata delle unità corrazzate tedesche; i granatieri del battagione ”Sassari” che valorosamente insieme con il popolo minuto di Roma affrontarono i tedeschi a porta San Paolo; la divisione ”Acqui” che fieramente sostenne una lotta senza speranza a Cefalonia e a Corfù; i superstiti delle divisioni ”Murge”, ”Macerata” e ”Zara” che danno vita alla brigata partigiana ”Mameli”; i reparti militari che con i partigiani di Boves fecero della Bisalta una roccaforte inespugnabile.

Giustamente, dunque, qundo si ricorda la Resistenza si parla di Secondo Risorgimento. Ma tra il Primo e il Secondo Risorgimento protagoniste sono minoranze della piccola e media borghesia, anche se figli del popolo partecipano alle ardite imprese di Garibaldi e di Pisacane. Nel Secondo Risorgimento protagonista è il popolo. Cioé guerra popolare fu la guerra di Liberazione. Vi parteciparono in massa operai e contadini, gli appartenenti alla classe lavoratrice che sotto il fascismo aveva visto i figli suoi migliori fieramente affrontare le condanne del tribunale speciale al grido della loro fede.

Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che su 5.619 processi svoltisi davanti al tribunale speciale 4.644 furno celebrati contro operai e contadini.

E la classe operaia partecipa agli scioperi sotto il fascismo e poi durante l’occupazione nazista, scioperi politici, non per rivendicazioni salariali, ma per combattere la dittatura e lo straniero e centinaia di questi scioperanti saranno, poi, inviati nei campi di sterminio in Germania. ove molti di essi troveranno una morte atroce.

Saranno i contadini del Piemonte, di Romagna e dell’Emilia a battersi e ad assistere le formazioni partigiane. Senza questa assistenza offerta generosamente dai contadini, la guerra di Liberazione sarebbe stata molot più dura. La più nobile espressione di questa lotta e di questa generosità della classe contadina è la famiglia Cervi. E saranno sempre i figli del popolo a dar vita alle gloriose formazioni partigiane.

Onorevoli colleghi, senza questa tenace lotta della classe lavoratrice – lotta che inizia dagli anni ’20 e termina il 25 aprile 1945 – non sarebbe stata possibile la Resistenza, senza la Resistenza la nostra patria sarebbe stata maggiormente umiliata dai vincitori e non avremmo avuto la Carta costituzionale e la Repubblica.
Protagonista è la classe lavoratrice che con la sua generosa partecipazione dà un contenuto popolare alla guerra di Liberazione.

Ed essa diviene, così, non per concessione altrui, ma per sua virtù soggetto della storia del nostro paese.
Questo posto se l’è duramente conquistato e non intende esserne spodestata.

Ma, onorevoli colleghi, noi non vogliamo abbandonarci ad un vano reducismo.
No. Siamo qui per porre in risalto come il popolo italiano sappia battersi quando è consapevole di pattersi per una causa sua e giusta; non inferiore a nessun altro popolo.

Siamo qui per riaffermare la vitalità attuale e perenne degli ideali che animarono la nostra lotta. Questi ideali sono la libertà e la giustizia sociale, che – a mio avviso – costituirono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro; non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà.

E sta precisamente al Parlamento adoperarsi senza tregua perché soddisfatta sia la sete di giustizia sociale della classe lavoratrice.
La libertà solo così riposerà su una base solida, la sua base naturale, e diverrà una conquista duratura ed essa sarà sentita, in tutto il suo alto valore, e considerata un bene prezioso inalienabile dal popolo lavoratore italiano.

I compagni caduti in questa lunga lotta ci hanno lasciato non solo l’esempio della loro fedeltà a questi ideali, ma anche l’insegnamento di un nobile ed assoluto disinteresse. Generosamente hanno sacrificato la loro giovinezza senza badare alla propria persona.(…) Non permetteremo mai che il popolo italiano sia ricacciato indietro, anche perché non vogliamo che le nuove generazioni debbano conoscere la nostra amara esperienza. Per le nuove generazioni, per il loro domani, che è il domani della patria, noi anziani ci stiamo battendo da più di cinquant’anni. Ci siamo battuti e ci battiamo perché i giovani diventino e restino sempre uomini


buon 25 aprile riportando un estratto del discorso pronunciato dal presidente Sandro Pertini a Boves nel 1978, con parole rivolte alle nuove generazioni

Finché ci animerà un alito di vita noi anziani staremo al vostro fianco per abbattere gli ostacoli che sono sul vostro cammino, onde voi possiate percorrerlo con passo sicuro e spedito. Staremo al vostro fianco per batterci con voi.

Ed a voi oggi noi consegniamo la bandiera della Resistenza. Consegniamo a voi il patrimonio politico-morale della Resistenza, perché lo difendiate, perché possiate trarre da questo patrimonio le norme per la vostra vita e i principi per la vostra lotta politica, purché sia una lotta democratica, combattuta sul terreno della democrazia.

Ecco il mio saluto, giovani che mi ascoltate: avanti voi oggi perché l’avvenire è vostro.
Ora e sempre Resistenza!


25 aprile, data della Liberazione. Le parole del presidente Sandro Pertini

Stralcio dell’intervento in Parlamento nella seduta pomeridiana del 27 marzo 1949 dell’onorevole Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica.

“Onorevoli colleghi, dirò brevemente le ragioni per cui voteremo contro il Patto Atlantico (…) Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra (….).

Ma il nostro voto è ispirato anche a un’altra ragione.

Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. (…).

Non si illudano i federalisti di poter costruire sulla Unione Europea la Federazione degli Stati Uniti d’Europa; essi costruiranno una “Santa Alleanza” in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura.

Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica.

Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha dato durante l’ultima guerra.

Essa è la nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue.

Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista.

Questo noi non lo dimentichiamo (…). Oggi noi abbiamo sentito gridare “Viva l’Italia” quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della patria.

Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente a impugnare le armi per difendere la patria.

Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti.  

Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della patria! (…) Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico. 

Sentiamo che votando contro questo Patto, votiamo contro la guerra e per la pace, serbando fede, in questo modo, al mandato che abbiamo ricevuto dai nostri elettori.
Votando contro il Patto sentiamo di compiere onestamente il nostro dovere di rappresentanti del popolo, di socialisti e di italiani!»

#sapevatelo2024 

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