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NUOVE TECNOLOGIE TRA PRIVACY E SICUREZZA

Matera, assemblea Onif sul digital forensics e la cybersecurity. il procuratore Curcio stimola il legislatore. Tavola rotonda tra informatici, consulenti, magistratura, investigatori ed esperti

“Digital Forensics e Cybersecurity per la protezione dei dati e dei diritti”, questo il titolo dell’incontro formativo che si è tenuto ieri a Matera. Il tema della sicurezza dei dati digitali è sempre di maggiore attualità e riguarda la vita di tutti noi che sempre maggiormente affidiamo ai computer e ad internet la gestione e la diffusione dei dati sia professionali che personali. Un mondo molto complesso la cui gestione inerisce svariati aspetti della vita sociale e comporta, tra le altre il necessario approfondimento per garantire il bilanciamento tra i diritti di impresa, il diritto alla privacy e la sicurezza anche pubblica. Dove finisce il diritto del cittadino alla propria riservatezza e dove il dovere degli organi inquirenti di prevenire e sanzionare eventuali reati.

CURCIO A MATERA

Il seminario è stata anche l’occasione per parlare proprio delle problematiche investigative che ri- guardano il sempre più diffuso utilizzo delle piattaforme social. Il Procuratore Curcio nel suo intervento ha evidenziato che il legislatore e la giurisprudenza non hanno ancora chiarito se, per esempio, per inserire eventuali discussioni avvenute via chat di whatsapp sia necessario proceduralmente far riferimento all’acquisizione documentale o al regime, molto più restrittivo, delle intercettazioni telefoniche. In pratica, qualora la Poli- zia Giudiziaria di proprio impulso o di iniziativa della Procura, sequestri un telefonino potrà utilizzare le Chat che su quel cellulare dovessero essere trovate o dovrà chiedere l’autorizzazione alle intercettazioni telefoniche? Problema non di poco conto se si pensa che le intercettazioni telefoniche devono essere autorizzate dal Gip prima di essere effettuate e, soprattutto, che con la normativa che si sta introducendo esse posso- no essere limitate soltanto nell’oggetto della richiesta. In pratica, secondo Curcio, qualora l’acquisizione delle conversazioni a mezzo chat fossero equiparate alle intercettazioni telefoniche, in caso di sequestro o ritrovamento di uno smartphone con conversazioni costituenti indizio di reato esse non potrebbero essere acquisite alle indagini se non limitatamente al reato per il quale lo si è chiesto prima con il paradosso che, se procedendo per un reato (per esempio) di stalking si trovassero elementi indizianti per un reato di terrorismo quegli elementi non potrebbero entrare nel fascicolo delle indagini preliminari.

IL RISCHIO ZONA FRANCA

Qualora fosse scelta l’interpretazione o la legislazione più restrittiva ci sarebbe, secondo Curcio, un vero e proprio rischio di “zona franca” anche per- ché le società che gestiscono le comunicazioni non hanno sede in Italia e, quindi, sarebbe necessaria una rogatoria internazionale che molto spesso non viene consentita. Il caso più famoso in questo senso fu quello del terrorista per il quale non fu possibile procedere all’acquisizione delle conversazioni perché non fu concessa la rogatoria internazionale e la società che gestiva le comunicazioni non volle collaborare per decifrare il testo in modo da renderlo fruibile nelle indagini. La soluzione, secondo il Procuratore, sarebbe quella di obbligare le società ad avere una sede legale in Italia in modo da sottoporle alla legge penale e processuale italiana. Una scelta che sarebbe anche collimante con le esigenze di sicurezza nazionale perché farebbe restare in Italia i dati delle comunicazioni e che renderebbe più celeri le indagini. Il Pm ha citato, per esempio, un caso da lui seguito nel quale fu possibile acquisire le conversazioni perché era stato utilizzato un Blackberry che aveva sede legale in Italia.

L’INTERVENTO DI AMODEO

Oltre a Curcio è intervenuto il dottor Amodeo, Giudice per le indagini preliminari, che ha condiviso le preoccupazioni di Curcio in merito alla eccessiva difficoltà di acquisire elementi probatori ed indiziari qualora siano documentabili a mezzo chat e ha sottolineato come, malgrado la giurisprudenza sia divisa tra identifica- re questi come conversazioni telefoniche o prove documentali, il legislatore stia agendo per una sempre più restrittiva interpretazione dei poteri di indagini. Una questione che riguarda tutti noi ed è necessario approfondire senza retorica e senza una visione ideologica attraverso cui passa la sicurezza di tutta la comunità nazionale e la possibilità di prevenire e punire i reati.

Di Massimo Dellapenna

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