AttualitàBasilicataBlog

SCEMPIO DI VIA MARATEA, I RESIDENTI: «DERISI DA TUTTI MA NON CI ARRENDIAMO»

I lavori continuano e in attesa della decisione del Tar,gli abitanti: «Hanno distrutto l’unico polmone verde del quartiere in nome del cemento»

Continuano i lavori in via Maratea. Dopo aver tagliato il boschetto, abbattuto la casetta di pregio storico risa- lente molto probabilmente al 1760, la ditta esecutrice continua nella costruzione dei due edifici residenziali tra il malcontento dei residenti. Resi- denti che non si arrendono, continueranno a combattere per salvare quantomeno il cortile alle spalle del loro palazzo, curato e manutenuto a proprie spese, per salvare la privacy e le proprie case da una cementificazione selvaggia che, negli anni, ha reso saturo il rione Verderuolo. A raccontare a Cronache, la battaglia intrapresa e lo sconforto sono proprio i residenti di via Roma: «Noi non ci arrendiamo. Siamo in attesa che il TAR si pronunci, nel frattempo stiamo ancora aspettando di vedere i documenti depositati in Comune. Abbiamo presentato una richiesta di accesso agli atti mesi fa, ma ad oggi nessuno si è degnato di risponderci. Nè i responsabili degli uffici nè tantomeno i consiglieri e assessori che ci avevano assicurato risposte celeri». «Abitiamo qui dal 1970 circa e da allora ci prendiamo cura del cortile posto alle spalle del nostro palazzo. – raccontano i residenti di via Roma – È un’area di pertinenza che abbiamo sempre considerato nostra, anche perché questi edifici sono stati costruiti con una legge per cui i cortili adiacenti sono parte dei palazzi stessi in quanto sprovvisti di garage al coperto. I nostri genitori hanno piantato gli alberi, le rose e altre specie arboree. Noi abbiamo realizzato un parcheggio a nostro uso in quel cortile. E siamo sempre noi del palazzo a manutenerlo. Quel cortile ci appartiene, appartiene alla nostra storia. Ad un tratto l’Ater vende questo cortile ad un privato e inizia il nostro incubo. Lo scopriamo solo dopo che tutto sia avvenuto e scopriamo anche che al posto di quell’area verde, l’unica rimasta, che era il boschetto di via Maratea e che si trova di fronte alle nostre case, sarebbe stato distrutto per costruirci due palazzi. Ancora cemento. Non ci potevamo credere». Da quel momento i residenti intraprendono qualsiasi strada pur di bloccare tutto e con loro le associazioni di tutela ambientale e anche singoli cittadini. Si rivolgono alle forze dell’ordine, agli uffici comunali competenti, alla Terza Commissione consiliare permanente, alla Soprintendenza. Parte una petizione online e una fiaccolata. Ma nulla, i lavori continuano e ormai del boschetto non rimane più nulla, nemmeno la casetta di pregio storico arroccata in quell’area verde, che pare risalga al 1760 e che fosse un punto fiduciario dell’Agenzia dell’Entrate: «È stato un colpo al cuore vedere arrivare le ruspe e abbattere tutto quello che di bello era rimasto. Lì abbiamo trascorso le calde serate estive, lì abbiamo i nostri ricordi e ora non è rimasto più nulla. Siamo stati derisi. Ci hanno detto che non esisteva nessun boschetto e che non c’era nessuna casetta storica, peccato che le foto parlino chiare. È stato abbattuto tutto in poche ore e sotto la pioggia incessante, sen- za che nessuno difendesse le nostre istanze». Ma la questione non riguarda soltanto l’aspetto umano ed emozionale, per i residenti di via Roma è anche una questione di privacy e di sicurezza: «Noi non siamo più liberi di affacciarci al balcone. Non abbiamo più privacy. E quando saranno costruite le nuove palazzine c’è ne sará ancora meno. Secondo noi, non ci sono i metri di distanza disposti dalla legge. Ci affacceremo al balcone e nella migliore delle ipotesi ci ritroveremo davanti un muro. Sa- remo in carcere a casa nostra. Altra questione che ci preoccupa è non poco riguarda invece la sicurezza. Ci sono delle crepe sui marciapiedi di cui nessuno tiene conto. Ad oggi abbiamo anche problemi di allagamento e non sappiamo cosa succederà in futuro. Siamo molto preoccupati, siamo preoccupati per le nostre case». «Ciò che fa più male, è l’arroganza con la quale è stata condotta tutta la questione. L’arroganza della ditta e soprattutto l’arroganza delle Istituzioni. Il Comune avrebbe dovuto tutelare la comunità di via Maratea, avrebbe dovuto ascoltarci e darci le giuste risposte e invece nulla. Siamo stati bistrattati e derisi da tutti ma noi non ci arrendiamo, vogliamo giustizia. Lo facciamo per noi stessi, per i sacrifici fatti dai nostri genitori, per il nostro futuro, per le nostre case e per quello che questo quartiere rappresenta per noi».

Rosamaria Mollica

3331492781

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti