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PEPE ALLA PROVA DELLE PREFERENZE

L’ex Sen. alla sfida del consenso reale. Cariello candida la sorella. Sabina (Pietragalla) all’ultima corsa

«È stato eletto il sindaco del Popolo» furono le parole che pronunciò Pasquale Pepe quando fu eletto per la prima volta primo cittadino di Tolve. Ed è proprio il suo essere uomo del Popolo la caratteristica più pregnante della sua attività politica. Quando si candidò al Senato, venendo eletto a sorpresa, nella sua Tolve ottenne consenso plebiscitari e la festa per la sua elezione fu una autentica manifestazione popolare. Ed è proprio questo legame carnale con il Popolo che consente a Pepe di tentare la sfida delle elezioni regionali dopo essere stato per una legislatura Senatore della Repubblica. A nostra memoria non è mai successo che un parlamentare non rieletto tenti la candidatura in Consiglio regionale in una campagna elettorale con le preferenze nella quale è necessario misurarsi con il consenso reale. Pasquale Pepe dimostra in questo scorcio di campagna elettorale di avere sia il coraggio delle sfide difficili che la forza delle idee. Due qualità di cui il Governo regionale ha sicuramente bisogno per la prossima legislatura.

IL CORAGGIO DI MARRESE

Quando si iniziò a parlare di candidature alla presidenza della Regione e il centrosinistra viveva il suo innamoramento adolescenziale verso Chiorazzo fummo i primi a dire che Marrese sarebbe stata la migliore soluzione. Sindaco al secondo mandato, presidente della Provincia eletto all’unanimità, brillante nell’eloquio e capace di grandi doti tattiche e strategiche, se fosse stato individuato prima avrebbe dato filo da torcere a Bardi. Il centrosinistra, però, si è messo a cincischiare e perdere tempo ed è arrivato alla soluzione migliore nel momento peggiore. Chiunque altri, al posto di Marrese e nelle sue stesse condizioni, avrebbe rinunciato. Lui, però, è uomo di Partito e di Istituzioni e ha accettato la sfida caricandosi sulle spalle una coalizione in brandelli. Anche se nessuno ci dirà che è vero siamo certi che, se fosse stato scelto prima, avrebbe avuto tempo e modo per evitare la frattura con Pittella e avrebbe costruito una coalizione migliore. Con la determinazione dei coraggiosi ci sta provando comunque a rimontare. Non è facile, forse è impossibile ma gli va dato atto che nessuno avrebbe fatto una partita migliore.

CARIELLO AL VENTO

Essere sindaco molto spesso è garanzia di qualità e di determinazione. Per vincere ci vuole consenso reale, per fare bene il sindaco ci vuole talento e capacità di sacrificio. Tutto questo evidentemente Cariello non ce l’ha. Dopo una quasi completa legislatura da capogruppo della Lega, ha cercato la via di fuga nella candidatura a sindaco di Scanzano Jonico. Ha vinto le elezioni, ha provato a sistemare qualche stalla ma, poi, non è riuscito a tenere in piedi la maggioranza. Impossibilitato ad immaginare una candidatura in Lega per la crisi dei con- sensi del suo Partito di provenienza, schiacciato da Leone, Quarto e Latronico nelle candidature maschili, prova a tornare in pista per interposta persona tramite la preferenza di genere candidando la sorella. Quando la politica diventa un familismo amorale tutto è permesso, farà i conti con i voti e si fermerà nel limbo del dimenticatoio.

NICO SABINA IL TROMBATO ECCELLENTE

Completiamo la serie dei sindaci ed ex sindaco che ci riprovano a tornare in campo con l’ex sindaco di Pietragalla Nico Sabina. Sul suo profilo Facebook fa bella mostra di sé la foto abbracciato al sindaco di Bari Decaro a voler simboleggiare la vicinanza all’uomo la cui amministrazione è nella bufera per ipotesi (tutte da verificare) di voto di scambio. A differenza di Decaro, però, Sabina è un perdente. Vinse le elezioni comunali la prima volta ma, per la prima ed unica volta nella storia del Comune di Pietragalla fu, poi, bocciato al secondo tentativo. Il voto nei piccoli comuni non sbaglia mai e non perdona, i rapporti sono diretti e personali e se non rispetti il mandato popolare vai a casa. Lui ha fallito il bis. Gli americani dicono che il primo mandato serve per essere rieletto, il secondo per passare alla storia. Ha fallito il primo, non è stato rieletto, è uscito dalla storia. Uno con questo curriculum il Partito Regione di un tempo non lo avrebbe mai candidato. In tempi di tramonto, però, piccoli uomini danno ombre lunghe. Non sarà eletto in Consiglio e tornerà nell’oblio. Avrà così più tempo per dedicarsi alle maratone con Decaro.

Di Massimo Dellapenna

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