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IL CANDIDATO SINDACO SMALDONE SI EMOZIONA, MA NON CHIARISCE

Potenza nel capoluogo a sinistra, in regione a destra

Pierluigi Smaldone deve pensare che la politica sia un’emozione che produce giramenti di testa, eccitazione, sudorazione e perdita della collocazione. Insomma il nostro fino ad ora unico candidato sindaco della nostra amata città non soffre di vertigini politiche ma di una sorta di bizzarra “febbre del sabato sera” che fa sì che gli «tremano le gambe, ma la testa no… sono deciso, non aspetto nessuno». Il post su Facebook con il quale racconta la sua scelta di candidarsi a sindaco di Potenza fa invidia alle migliori e più comiche performance dello storico leader delle sardine. Con Mattia Santori, Pierluigi Smaldone condivide le folte chiome ricce e una visione alquanto surreale della politica. I Greci dicevano che la politica fosse “sapere cosa fare, sapere spiegarlo agli altri, essere incorruttibile”. Sull’incorruttibilità aspettiamo di vederlo all’opera con ruoli di potere e sospendiamo il giudizio. In merito al saper fare e al saperlo spiegare agli altri c’è molto da ridire e da rifare. «Tutti noi vogliamo fare sul serio. Vogliamo creare un’alternativa vera, concreta, vincente. Vogliamo parlare di problemi e soluzioni, e vogliamo farlo per ore se necessario. Detto, fatto. Non ci basta più aspettare che qualcuno, magari da Roma, scelga un primario qualsiasi (vedi il centrosinistra) oppure riconfermi qualcuno che non merita alcuna riconferma (vedi il centrodestra)», scrive sul suo post il nostro riccioluto eroe senza macchia e senza paura. Istintivamente abbiamo diffidenza verso chi dice che tutti gli altri “fanno schifo” e solo lui è diverso. Lo abbiamo già visto con i Cinque Stelle all’opera questo meccanismo e ci ha costretto a vedere “uno vale uno” trasformarsi nel più bieco “uno vale l’altro”.

DESTRA O SINISTRA PER ME PARI SONO

La nostra diffidenza verso queste soluzioni ce la insegna la storia. Il primo in Italia a dire che per lui tutti i patiti erano uguali e lui era l’anti partito è stato Mussolini. Chi conosce la storia lo sa. Il secondo più recente è stato Grillo. In tutte e due i casi non è andata proprio benissimo. E così, quando leggiamo che «la politica è una cosa bella, ma non certo quella che ha dato spettacolo per le Regionali e che ha fatto ridere l’Italia intera. No, grazie. Noi siamo stanchi di quella roba lì e sono convinto che così la pensi una maggioranza silenziosa di elettori che è alla ricerca finalmente di qualcosa di diverso. A Potenza l’alternativa adesso c’è. Siamo stati in grado di costruirla in questi mesi, pezzo dopo pezzo. Riunione dopo riunione. Candidatura dopo candidatura. Ne siamo convinti e lo dimostreremo, provandoci fino alla fine», ci vengono in mente fasi del passato mutatesi da rivoluzione a trasformismo. Ieri abbiamo riportato quello che accade in Città con Pierluigi Smaldone candidato della sinistra più radicale che, però, in Regione supporta Aurelio Pace, già candidato presidente alla Provincia di Potenza con il centrodestra, esponente del PDL e, dopo varie navigazioni, candidato in Consiglio regionale nella coalizione a sostegno del Generale Bardi. Questi giochi di parole sui social costruiti sul ricordo dei viaggi di ritorno verso il Ponte Musmeci possono commuovere i meno navigati elettori non certo noi che di politica ne mastichiamo tutti i giorni.

PROVIAMO A CAPIRE LA VERITÀ

Noi, senza lasciarci commuovere dall’idea che in tutta la città ci sia un solo esponente politico innamorato della stessa, proviamo a fare e rifare la stessa semplice domanda alla quale vorremmo una risposta netta e non retorica. Smaldone rappresenta un’alternativa a sinistra o è espressione della maggioranza che si candida a rigovernare la Regione Basilicata? Il principio di non contraddizione è duro a morire ed è difficile da superare o da battere. Il principio di non contraddizione non consente di poter essere contemporaneamente con Guarente e contro Guarente, con il centrodestra e contro il centrodestra. Forse siamo uomini all’antica, poco eccitabili da leaderismi non collocabili ma continuiamo a credere che dietro ad ogni collocazione politica non ci sia soltanto una posizione momentanea e tattica ma anche e soprattutto una visione del mondo. I tedeschi la chiamano “weltanschauung” quel- la che noi traduciamo male come “visione del mondo”. Noi vorremmo sapere quale sia la “weltanschauung” di Smaldone e se sia più simile a quelle di Pace e Bardi o più simile a quella della sinistra potentina. Per cortesia, però, non ci risponda con storie strappalacrime e produttrici di emozioni. Noi vorremo fatti un po’ più freddi e più razionali.

Di Massimo Dellapenna

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