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PARTITI, CICLICITÀ DI MORTI E RINASCITE

La riflessione di Antonella Pellettieri

La Basilicata ha cominciato questa fase del suo spopolamento a partire dalla fine del XIX secolo. Ormai siamo in pochi, abitiamo in grandi case vuote senza figli che studiano e lavorano altrove. Molto spesso le case sono completamente vuote e i genitori hanno raggiunto i figli altrove. Qualcuno ha pensato che fosse necessario valorizzare questa diserzione dei centri abitati e desertificazione delle campagne circostanti: ha inventato il turismo delle radici, cioè di viaggiatori alla scoperta dei loro luoghi di origine e della propria famiglia cercando scampoli di documentazione fra i registri delle nascite, di battesimo e delle morti conservati negli archivi delle chiese. È noto, vivere in provincia è molto cruento, meno persone vi sono e più la vita è violenta. Così i pochi superstiti di questa lenta e irrefrenabile emorragia demografica, si aggirano cercando di salvare il salvabile e ricordando le case piene di parenti e amici, le scuole piene di giovani studenti, le strade dove si passeggia affollate con negozi aperti e in buona salute economica. Infine, lo spettacolo indecente della politica. Le elezioni regionali hanno decretato la morte definitiva del Pd ex partito regione. I superstiti se le stanno suonando di sana ragione, anche il Pd si è spopolato e quando si è in pochi è tutto più cruento. Ma l’avevo già scritto sopra. A turno toccherà a tutti gli altri partiti secondo una naturale ciclicità che porta a continue morte e resurrezioni… Compaiono figure anzi figuri sinora poco conosciuti o sconosciuti del tutto al mondo della politica che cercano campi larghi, che scendono in campo, come fece Berlusconi… ma non tutti sono come Berlusco- ni, piaccia o non piaccia ha segnato un’epoca della nostra Repubblica e le imitazioni non sono interessanti. Sono sicura che qualcuno sapesse che la Basilicata sarebbe diventata un campo di sterminio: ci hanno provato con le scorie nucleari e i rifiuti speciali, ci sono riusciti con le estrazioni petrolifere svuotando la terra dell’oro nero e creando morte in superficie, la politica ha fatto il resto. Ma gli unici veri colpevoli siamo noi cittadini usando male l’unica arma che abbiamo e cioè la matita con la quale avremmo dovuto disegnare una croce sul migliore. E invece abbiamo messo la croce sul nome di parenti e amici, sul nome di uomini incapaci, raramente o forse mai su quello delle donne. E mi appare quella nota poesia: “…Ma nel cuore, nessuna croce manca. È il mio cuore, il paese più straziato”.

Di Antonella Pellettieri

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