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«A DIVIDERE È IL PREGIUDIZIO»

Molinari annuncia la sua candidatura e rilancia: «Non è il nome di Chiorazzo il problema»

“Oltre il giardino”, il programma di Cronache Tv condotto da Paride Leporace, ha ospitato in una delle sue ultime puntate Antonello Molinari, esponente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico, per discutere delle recenti tensioni all’interno del Pd lucano in vista delle prossime elezioni regionali. Come introdotto da Leporace, Molinari manca dalla scena pubblica da diversi anni, pur continuando a svolgere un importante lavoro politico “dietro le quinte”.

CHIORAZZO SPACCA PD

La puntata si è focalizzata su quello che è diventato un vero e proprio caso nazionale: la diffusione dell’audio dell’ultima infuocata Direzione regionale del Partito Democratico lucano, postato sui profili social di Cronache Lucane e rilanciato anche dall’Ansa da Roma che nel definirlo «audio pirata», ne ha validato l’attendibilità. L’aggettivo è stato utilizzato non in riferimento all’autenticità del sonoro, quanto al fatto che non era nelle intenzioni dei Dem che fuoriuscisse dalle mura della Direzione. Un audio epilogo di sette ore di discussione e nel quale si sentono alzarsi i toni quando si tocca l’argomento Chiorazzo e la sua candidatura a governatore della Basilicata alle prossime elezioni di aprile. Una questione che sta nettamente spaccando la coalizione del centrosinistra. Molinari chiarisce che si è trattato di «una discussione di altissimo livello, con degli interventi molto buoni e con posizioni che partivano da presupposti più o meno simili», con l’obiettivo di trovare una sintesi sul candidato presidente da opporre al centrodestra, sebbene poi si sia arrivati «a conclusioni divergenti». Molinari cita poi i nomi di alcuni autorevoli esponenti intervenuti al dibattito, emissari della leader nazionale Elly Schlein, come Davide Baruffi (dirigente enti locali del Pd, nonché braccio destro del presidente del partito, Stefano Bonaccini) e Igor Taruffi (dirigente organizzativo del Pd, braccio destro della segretaria del partito Schlein). L’esponente del Pd sottolinea che tutto il Partito regionale è «compatto nel sostenere la candidatura di Angelo Chiorazzo», quello su cui ci tiene a porre i puntini sulle i Molinari è che «la parte rappresentata dal senatore Salvatore Margiotta e da Piero Lacorazza, chiedevano un documento unitario di coalizione». Molinari ribadisce più volte che «se il Movimento 5 Stelle dicesse sì a Chiorazzo le elezioni sarebbero una mera pratica burocratica, in un attimo sarebbe archiviata l’epoca Bardi e del centrodestra e ci vedremo fra dieci anni». Per l’esponente del Pd, dunque, nonostante il clima acceso emerso dalla Direzione regionale, è un bene che la politica sia «viva» con posizioni diverse che si confrontano. I toni si sono alzati per il rifiuto dei due dirigenti nazionali di «una mancata presa d’atto» della volontà della maggioranza regionale «solida e coesa» del Pd di puntare sulla candidatura «importante e autorevole» di Chiorazzo, «che fa paura perché è partito da umili origini e ce l’- ha fatta fuori dalla Basilicata» come spiega Molinari che rimarca come dalla sede potentina «l’abbiamo voluto dire con tutta la forza che avevamo» perchè all’inverso «la nostra è una regione molto debole». L’esponente dem ci tiene a chiarirlo: «Il problema non sono i nomi. Il problema sono i pregiudizi che hanno prevalso sui giudizi che non si sono potuti formare». Ma Molinari smorza le polemiche, dicendo che ria- scoltando ora quegli audio si può anche sorridere, ché «fa parte anche questo di una discussione».

IL CASO LOCANTORE

Come evidenziato dallo stesso Leporace, però, la “notte dei lunghi coltelli”, ha prodotto nel Partito Democratico già un primo effetto: le dimissioni dalla Direzione regionale di Maura Locantore attraverso un documento che Molinari ha definito «brillante» e «dalla bella prosa», sebbene «si accompagna ad un dispiacere, perché pensare che una dirigente di qualità ed anche di consenso decida di assumere questa decisione, che non credo sia stata fatta a cuor leggero e senza una certa sofferenza».

L’ALTRO VOLTO DI SPERANZA

Molinari si sofferma poi sulla presunta “svolta” di Speranza, di solito moderato nei toni. Apparso invece visibilmente concitato durante la Direzione incriminata. «In realtà – precisa – sa essere combattivo quando è necessario ed è uno che non si nasconde dietro il dito. E in quel frangente era giusto difendere la scelta della maggioranza». Infine, sul documento approvato per ricomporre le tensioni, chiarisce che non risultano incontri di Chiorazzo e Speranza al Nazareno. I contatti con i vertici nazionali ci sono, ma fanno parte del normale dialogo tra territorio e centro. L’obiettivo comune è «costruire una coalizione che sia la più larga possibile» affinché il centrosinistra possa «vincere le elezioni in Basilicata per mandare a casa il centrodestra». E a proposito di “campo largo”, Molinari chiarisce come lo stesso Speranza in uno degli ultimi incontri in Direzione regionale abbia affermato come «Gianni e Marcello Pittella – quest’ultimo ex presidente dem della Basilicata e ora consigliere regionale di Azione – sono un pezzo portante della storia del Partito e dovrebbero stare con noi».

ALLA RICERCA DI UNITÀ E METODO

Nel complesso, dalle parole dell’esponente dell’Assemblea nazionale del Partito dem traspare l’immagine di un Pd lucano «alla ricerca dell’unità» che, pur nel dibattito interno, deve ricompattarsi con l’obiettivo di proporre «un indirizzo politico chiaro che riguarda il cambiamento sia dei metodi ma anche dei protagonisti della classe dirigente». Da qui, l’annuncio della discese in campo anche di Molinari «per rispetto nell’interpretare questa domanda di cambiamento».

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