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CI VORREBBE UN MIRACOLO

TACCO&SPILLO

Non vogliano drammatizzare la scena elettorale già di per sé troppo incandescente e prossima alla fusione nucleare mettendoci dentro le furbate d’Andreotti, assunto ai cieli non proprio in magnifica beatitudine, ma il post dell’Angelico Chiorazzo sulle difficoltà di Conte a costruire sul suo nome autoimposto il campo largo ci fa capire di che pasta sia fatta la sua teologia politica. Ora lasciamo stare che tra le virtù accettate per fede proprio non ci sia il dogma della sua celeste inamovibilità, davvero incomprensibile a chi si professa altruista, evangelico e solidale come lasciamo stare il gusto basso e terribile di portare in sfilata elettorale il povero Papa Francesco per acchiappare qualche cattolico in più, che pure dovrebbe provare rossore e crampi allo stomaco per l’opera strumentale, ma autointestarsi l’iconografia del cambiamento con quelle facce è opera d’alta ingegneria lunare, peraltro accompagnata dalla bravura eccelsa ed in correità politica con Roberto Speranza di mettere zizzania e spargere divisione tra le forze progressiste e civiche, magari per dare aiutino ai patrioti a vincere facile. Canta Diodato:“Ci vorrebbe un miracolo. Sto per naufragare, vienici a salvare..”.

 

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