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CENTRI SOCIALI: ASKATASUNA COME “BENE COMUNE”

“Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!” così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna

è giusto informare

A sentire una sola campana si giudica male

Non bisogna giudicare una situazione ascoltando soltanto una parte, ma anche quella opposta


PERTANTO RIPORTIAMO REPORT SETTIMANALE DELLE VARIE PRESE DI POSIZIONE ATTESO CHE IL CASO È APPENA ENTRATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI CON QUESTION TIME A RISPOSTA IMMEDIATA

Il Ministro Piantedosi al question time alla Camera dei Deputati

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è intervenuto, questo pomeriggio, al question time alla Camera dei Deputati.

Il titolare del Viminale ha risposto a quattro interrogazioni a risposta immediata su:

– iniziative volte ad accelerare le procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti;
– iniziative normative urgenti volte a garantire il diritto di voto ai lavoratori e agli studenti “fuori sede”, in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo;
– iniziative per il contrasto sul territorio del fenomeno delle cosiddette baby gang;
– iniziative volte alla tutela della legalità e dell’ordine pubblico in relazione all’attività dei centri sociali, alla luce del progetto del comune di Torino di riconoscere come “bene comune” il centro Askatasuna.

L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sulla webtv della Camera.

🔺CENTRI SOCIALI: ASKATASUNA COME “BENE COMUNE”

COMUNE DI TORINO IL SINDACO STEFANO LO RUSSO :


Con la delibera approvata nella Giunta di questa mattina, prende il via un percorso di progettazione partecipata per l’ex asilo dell’Opera Pia Reynero di corso Regina Margherita 47, di proprietà della Città di Torino.
La coprogettazione, nell’ambito del Regolamento dei beni comuni, è un processo partecipato e aperto: l’immobile rimarrà in disponibilità della città e verrà gestito in partenariato con i cittadini, attraverso un percorso comune fondato su due condizioni iniziali imprescindibili, ovvero il rilascio dell’immobile da parte delle persone attualmente presenti e le opportune verifiche di sicurezza all’interno della struttura.
Auspichiamo che il percorso che prende il via oggi, avviato sulla base di un’istanza di alcuni cittadini, con altri cittadini che se ne fanno garanti, possa risolvere una criticità che la nostra città si trova ad affrontare da trent’anni e avviare, in prospettiva, una diversa modalità di ragionamento rispetto al tema degli immobili occupati.
Le tempistiche dipenderanno anche dalle verifiche di carattere tecnico: l’immobile presenta problematiche di sicurezza, segnalate in virtù delle azioni della Procura della Repubblica e della Prefettura che sono state via via in questi mesi sempre informate dei passi che stavamo compiendo e che ci hanno portato all’approvazione della delibera di questa mattina. Ed è per questo che in caso di utilizzi impropri che possano potenzialmente mettere a rischio l’incolumità delle persone il percorso di coprogettazione verrà interrotto.
Uno dei nostri compiti, in qualità di amministratori, è quello di supportare le cittadine e i cittadini che vogliono mettere il loro impegno al servizio di attività destinate alla collettività, oltre a impegnarci a lavorare per garantire, a tutte e tutti, uno spazio di discussione libero e democratico, che rientri pienamente nella cornice della legalità, della sicurezza e della non violenza.
#stefanolorussosindaco

🔺Torino, Askatasuna bene comune: al via la coprogettazione

Edizione del 31 gennaio 2024
Mauro Ravarino, TORINO
su il manifesto

LA SPERIMENTAZIONE
Il comune riconosce il valore di un’esperienza viva da 28 anni. Algostino: «Si cambia rotta rispetto alle politiche di repressione»
I promotori: «Lo scopo è mantenere attiva una comunità propositiva nel quartiere Vanchiglia»

Ieri non era una mattina come tutte le altre: è iniziata una sperimentazione, con tutti i suoi dubbi, ma anche il coraggio di intraprenderla. È stata, infatti, approvata in giunta una delibera – a firma della vicesindaca Michela Favaro e dell’assessore Jacopo Rosatelli – che, recependo la proposta di un gruppo di cittadini, avvia un percorso di riconoscimento di bene comune per l’immobile di corso Regina Margherita 47 e, contemporaneamente, inaugura un tavolo di coprogettazione per il sito. L’edificio è casa da quasi 28 anni del centro sociale Askatasuna, che da tempo vive sotto l’incombente minaccia di sgombero. Una realtà sociale viva e dissenziente, attiva sul territorio, scomoda tanto da finire sul banco degli imputati per «associazione a delinquere». Un’accusa respinta dai militanti e da un mondo impegnato che ruota intorno all’esperienza battezzata, non a caso, «associazione a resistere».

IL DIALOGO
tra Askatasuna e i suoi sostenitori, da un lato, e il Comune dall’altro, va avanti da mesi ed è stato formalizzato dall’invio di una proposta di collaborazione, il 22 dicembre scorso, all’ufficio Beni Comuni della città da parte di un gruppo di cittadini: lo psichiatra basagliano Ugo Zamburru, il fondatore dei Subsonica Max Casacci, insieme a Elisa Turro, Rosa Lupano e Loredana Sancin. La proposta ha come obiettivo «mantenere viva una comunità propositiva» inserita nel quartiere Vanchiglia, aumentandone «il carattere sociale e aggregativo» con «una rigenerazione dell’immobile» (messa in sicurezza del piano terra) e la «valorizzazione di una serie di attività»: organizzazione di eventi a tema culturale che rispecchino i valori dell’antifascismo, antisessismo e antirazzismo, una palestra popolare a titolo gratuito, uno studio di registrazione per autoproduzioni dal basso, una biblioteca.

«E, PERCHÈ NO, uno sportello sui disturbi alimentari – dice Zamburru -. Si gioca una partita importante a tutela del dissenso e si apre un tavolo tra Askatasuna, cittadini proponenti del progetto, garanti del percorso e Comune per immaginare un futuro aperto e fruibile da tutti. Nessuno ha finora fatto un passo indietro, ma si è fatto in avanti, ciascuno rinuncerà a un pezzetto. Bisogna salvare l’esperienza che c’è, mettendo in sicurezza lo spazio e aprendolo a tutti. Solo le reti sociali ci possono salvare».

IL PERCORSO è accompagnato da garanti o, meglio, sostenitori che vogliono preservarne il valore comunitario. Tra loro, Alessandra Algostino, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino: «La delibera è una scelta coerente con una visione della democrazia che riconosce all’espressione del conflitto, anche radicale, il valore della partecipazione dal basso e dell’autorganizzazione di attività sociali e culturali. Torino, scegliendo la via del confronto, ha mostrato la possibilità di una risposta diversa da quella dell’ordine pubblico e della repressione del dissenso. Una via originale, democratica, che riconosce concretamente il valore del pluralismo. Il centro sociale Askatasuna ha mostrato la capacità di sperimentare forme alternative per proseguire una attività politica, culturale e sociale, per continuare a essere un soggetto politico e sociale di riferimento. Non è e non sarà un processo semplice, ma è la complessità della democrazia».

IL CENTRO SOCIALE si è riunito in serata e quest’oggi renderà pubblica la sua scelta. Il primo passo dovrebbe essere il rilascio spontaneo dell’immobile, a cui seguirà un intervento per risolvere problemi strutturali e di sicurezza. «Siamo consapevoli – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – della portata politica della nostra decisione, ma vogliamo provare a individuare un percorso diverso da meccanismi repressivi in un quadro di legalità.
Se ci saranno utilizzi impropri la coprogettazione sarà interrotta»

La destra tutta va all’attacco: chiedono l’intervento del ministro Piantedosi e reclamano lo sgombero. «Credo che per Torino – dichiara Alice Ravinale, capogruppo in comune di Sinistra ecologista – sia una giornata importante: questa città, che negli ultimi anni è stata un laboratorio di repressione del dissenso, cambia rotta. Questa è anche la prima applicazione avanzata del regolamento dei beni comuni urbani, che in una città con tanti immobili vuoti può diventare strumento per valorizzare anche esperienze autogestite che rigenerano vuoti fisici e danno risposte a bisogni sociali, culturali e d’incontro»

“È un bene comune”
A Torino la giunta rossa legalizza il centro sociale Askatasuna

{di Francesca Galici su Il Giornale}

Le violenze nelle strade di Torino e gli assalti armati al cantiere Tav in Val di Susa non hanno valore per il Comune di Torino, che ora prova a inserire il centro sociale Askatasuna nel Regolamento dei beni comuni.
Ira FdI

Quando l’ideologia surclassa il bene comune non è mai una buona notizia e a Torino, purtroppo, la sinistra che siede in Consiglio comunale sta premiando il centro sociale Askatasuna.
Noto per le violenze di piazza e nei cantieri No Tav, rischia di essere legalizzato dalla giunta del sindaco Stefano Lo Russo
La strada che la maggioranza rossa in Consiglio comunale vuole intraprendere è quella tracciata dall’ex sindaco Chiara Appennino con il “Regolamento dei beni comuni”, approvato nel 2019. L’obiettivo dichiarato è quello di trasformarlo in un “presidio antifascista”, inserendolo nella lista di quegli immobili e beni che vengono considerati un valore collettivo per la città, che possono migliorare la vita di tutti.
Certo, fa riflettere che gli esponenti della giunta si espongano in questo modo, addirittura con “incarichi” di questa levatura, nei confronti di un centro sociale che ha fatto della violenza la sua cifra stilistica.

Torino, arresti al centro sociale Askatasuna: ecco cosa è successo
Le azioni eversive del centro sociale torinese sono ben note, al punto che la Corte di Cassazione, lo scorso dicembre in relazione a uno dei processi che vede imputati esponenti di Askatasuna, ha parlato di propositi di “lotta armata” da parte di questi soggetti. Propositi che sono stati portati avanti attraverso la “preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine”

E non è certo un segreto che questo sia il centro sociale più violento di Torino, se non uno dei più violenti d’Italia.
Eppure, quello del Comune sembra un tentativo di istituzionalizzazione quasi a orologeria, che arriva a seguito del controllo effettuato a dicembre da parte della Digos, con Vigili del fuoco e Asl, su disposizione della procura. Il risultato era stato la rilevazione di carenti condizioni igienico-sanitarie, mancate autorizzazioni per le attività svolte, tra le quali anche la somministrazione di cibi e bevande.

Il vero volto di Askatasuna: “Un’associazione a delinquere”
“Se fosse vera la notizia della concessione di Askatasuna agli stessi occupanti che ne avrebbero fatto un presidio per studiare negli anni atti di inaudita violenza politica, saremmo di fronte alla più grave marcia indietro di una istituzione sul fronte della libertà, della democrazia e del pluralismo”, è la lettura di Augusta Montaruli vicecapogruppo di Fdi alla Camera.

“Ora il Comune di Torino, con il sindaco Lo Russo, non si faccia influenzare da persone eccellenti rendendo farsa un tema cruciale e fondamentale come l’antiviolenza.
In attesa che emergano spiegazioni puntuali sui criteri di assegnazione dello stabile, presenteremo oggi un’interrogazione urgente”, ha proseguito l’onorevole, che ha lanciato anche una raccolta firme, anche online, per dar risalto al parere dei cittadini di Torino.

Un’iniziativa, ha concluso, per “dire no alla legalizzazione della violenza politica”

Contro l’iniziativa del Comune di Torino ha alzato la voce anche il segretario generale del sindacato SAP della Polizia di Stato, Stefano Paoloni:
“È assurdo che il sindaco Stefano Lo Russo e la giunta di centrosinistra stiano legalizzando uno dei centri sociali che si sono resi protagonisti del maggior numero di manifestazioni violente degli ultimi anni”

L’istituzionalizzazione e la legalizzazione di un centro che ha occupato abusivamente una struttura pubblica per oltre 30 anni, prosegue Paoloni, “è la morte della giustizia sociale, il Comune premia illegalità e violenza”

Le forze dell’ordine conoscono bene il modus operandi di questi soggetti, e spesso ne sono vittime:
“Riteniamo questo fatto irrispettoso non solo per le forze dell’ordine, che da anni contrastano questi professionisti del disordine, ma anche per tutti quei cittadini che quotidianamente rispettano le regole e pagano le tasse”


Askatasuna : “Così è, se vi pare”

mercoledì 31 gennaio 2024
Riprendiamo da CSOA Askatasuna

“Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!” così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna.

Lo diciamo chiaramente il percorso che porterà il centro sociale ad essere “bene comune” della città, rientra nella consequenzialità di quella frase, la prerogativa del centro sociale è sempre stata quella di essere aperto ai bisogni collettivi.

Negli ultimi mesi la Procura di Torino, la Questura e il Governo, hanno costruito le condizioni e il terreno per arrivare ad un possibile sgombero, puntando alla cancellazione della possibilità stessa di organizzarsi collettivamente.
Il percorso che abbiamo intrapreso, insieme ad un nutrito gruppo di cittadini e cittadine solidali della nostra città, rappresenta la possibilità che abbiamo scelto.
Vogliamo dare priorità a questa, impedendo l’eliminazione dell’esperienza del centro sociale e di tutte le attività che questo costruisce quotidianamente per il quartiere e le persone, molte, che lo attraversano.

Le ispezioni e le inchieste orchestrate ad hoc contro di noi mirano a mettere una pietra sopra tutto quello che dentro il centro sociale viene fatto, in tutta la sua diversità ed eterogenità. Per questo vediamo positivamente la scelta del Comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione che permetta di continuare, e aprire ancor di più, lo spazio di Corso Regina Margherita 47.
Insieme a chi ha deciso di accompagnarci in questo percorso faremo in modo di effettuare i lavori propedeutici alla realizzazione della delibera comunale.
Svolgere attività e iniziative in un contesto di sicurezza collettiva è da sempre stata una nostra prerogativa, nonostante i tentativi della Procura e della Questura di chiudere lo spazio. Ci auguriamo che la coprogettazione e i lavori necessari avvengano nei tempi dettati dal “buon senso” proprio perché vogliamo che le attività che abitualmente si svolgono al piano terra e nel giardino possano riprendere il prima possibile.

Per questo sospenderemo la programmazione delle serate musicali e culturali, con la promessa di farne un orizzonte reale. Temporaneamente faremo in modo che queste iniziative possano vivere nelle strade della nostra città e del quartiere.
Sicuramente continueremo a partecipare alle numerose lotte e percorsi che da anni portiamo avanti in città.

A chi sui giornali si indigna e cerca di vedere gossip e spaccature interne, rispondiamo che per noi “si parte e si torna insieme” e che organizzarsi collettivamente è quanto di più lontano da quel che loro sono abituati a pensare appannaggio della “politica”.
Noi ci sentiamo parte di un sogno collettivo che va ben al di là delle mura degli spazi che viviamo.


Caso Askatasuna: la risposta degli occupanti del centro sociale torinese

Gli occupanti del centro sociale di corso Regina Margherita 47 rispondo con una lettera alla proposta di Lo Russo di legalizzare l’occupazione dell’edificio.

TORINO – Gli occupanti del centro sociale Askatasuna espongono le proprie ragioni in una lettera dopo che il sindaco Stefano Lo Russo ha avviato nella giornata di ieri le trattative per “legalizzare” il bene occupato, con conseguente protesta di numerose personalità provenienti dal consiglio comunale e Fratelli d’Italia.

La lettera di Askatasuna

Si tratta di un testo in quattro paragrafi che illustra il punto di vista degli occupanti riguardo il progetto avviato da Lo Russo

Nella comunicazione scrivono: “Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi! così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna.

Lo diciamo chiaramente il percorso che porterà il centro sociale ad essere ‘bene comune‘ della città, rientra nella consequenzialità di quella frase, la prerogativa del centro sociale è sempre stata quella di essere aperto ai bisogni collettivi“

In sintesi, la lettera illustra come negli ultimi mesi, istituzioni come la Procura di Torino, la Questura e il Governo abbiano collaborato per predisporre un possibile sgombero mirato a eliminare la capacità di organizzazione collettiva.

Queste ispezioni e le inchieste sono state percepite come tentativi di sopprimere la diversità al suo interno.

Un gruppo di cittadini solidali ha reagito intraprendendo un percorso per preservare il centro sociale e le sue attività quotidiane a beneficio del quartiere e delle persone coinvolte.

La decisione positiva del Comune di Torino di avviare una coprogettazione per ampliare lo spazio è ben accolta, e il gruppo si impegna a lavorare per implementare la delibera comunale

Nonostante la pressione delle autorità, Askatasuna continuerà a operare in un contesto di sicurezza collettiva, con la speranza che i lavori avvengano tempestivamente per riprendere le attività al piano terra e nel giardino.

Temporaneamente, si sospendono le serate culturali, con l’obiettivo di trasferire le iniziative nelle strade della città e del quartiere.

Il gruppo manterrà il suo impegno nelle lotte e nei percorsi che ha sostenuto nel corso degli anni.

La lettera si conclude così:

“A chi sui giornali si indigna e cerca di vedere gossip e spaccature interne, rispondiamo che per noi “”si parte e si torna insieme” e che organizzarsi collettivamente è quanto di più lontano da quel che loro sono abituati a pensare appannaggio della ‘politica’.
Noi ci sentiamo parte di un sogno collettivo che va ben al di là delle mura degli spazi che viviamo“

#sapevatelo2024

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