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SPERANZA A PORTE CHIUSE

TACCO&SPILLO

Non sappiamo se le letture filosofiche di Roberto Speranza arrivino fino a Sartre, ma nel caso si fosse fermato per le sue vicinanze dalemiane a Marx, conviene suggerirgli di cimentarsi con la pièces teatrale “A porte chiuse” in cui il filosofo dell’engagement fa pronunciare a Garcin la terribile frase che “l’inferno sono gli altri”. Ora lasciamo stare la faccia tosta d’aver pubblicato in piena emergenza pandemica e per giunta con quel titolo tracotante come lasciamo stare l’inglorioso macero in cui è finito il libro, ma vedendo il parterre di presentazione che ha allestito per farsi dire bravo e vedendo l’acronimo RSVP (si prega di rispondere) posto a sigillo d’entrata alla Camera ci pare ritorni a triste attualità proprio il trucco sartriano delle porte chiuse. Eppure al di là della commissione d’inchiesta sul Covid e dello storytelling apologetico ed assolutorio che sale dal PD, sarebbe quantomeno doveroso capire perché lockdown prolungati non hanno risparmiato d’avere decessi tra i più alti d’Europa e magari fare anche salutare ermeneutica sull’obliquità di certe chat incrociate tra Speranza, Brusaferro, Rezza, Magrini e Zaccardi. Canta Giorgia:“E le porte chiuse nelle note stonate”.   

 

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