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I PACIFISTI A “BABBO MORTO” E LE GUERRE

L’intervento di Maurizio Bolognetti

La domanda che tutti dovremmo porci è la seguente: perché organizzare una manifestazione pro-Palestina nel giorno dedicato alla memoria della Shoah? Qual è il retroterra o, per dirla con parola anglosassone, il background che ha ispirato la solita manifestazione dei soliti pacifisti a “babbo morto”? C’è materiale per un approfondito studio socio-antropologico. Domande forse retoriche, riflessioni da consegnare a una memoria che potrebbe non avere futuro, abbattuta da ideologie e mostri che tornano a riaffacciarsi. Domande e ancora domande. Perché quanto accaduto il 7 ottobre del 2023 – gli stupri, le torture, i massacri, la barbara violenza dei nazisti di Hamas – è stato di fatto rimosso, per esser immediatamente sostituito da una insopportabile retorica filo-palestinese, che tra l’altro non considera che le prime vittime di Hamas sono proprio i palestinesi? Odio che alimenta odio e piazze vuote quando c’era da esprimere solidarietà alla democratica Israele e ai familiari di coloro che sono stati vittime di un attacco vile e proditorio. Come si può, mi chiedo e chiedo, mettere lo Stato di Israele sullo stesso piano della teocrazia iraniana? Evocando quel George Orwell del saggio “No, not one”, si potrebbe dire che coloro che son scesi in piazza per solidarizzare con i palestinesi sono oggettivamente filo-Hamas. Non mi accoderò ai peana di coloro che non considerano la natura, l’essenza di una organizzazione terroristica, quale indubitabilmente è Hamas. Sono un nonviolento e non un pacifista a “babbo morto” e voglio ricordare a me stesso quanto affermava Ghandi: «Anche quando entrambe le parti credono nella violenza, spesso la giustizia si trova da una delle due parti». Ecco, nel conflitto in atto, che forse dovrebbe essere definito più appropriatamente una operazione di Polizia contro i tagliagole di Hamas, a mio avviso la giustizia sta dalla parte di Israele. Forse è davvero giunto il momento di creare una organizzazione mondiale della e delle democrazie, esprimendo l’auspicio che non sia della e delle “democrazie reali”. Forse è davvero giunta l’ora di porre al centro del nostro dibattito, del dibattito internazionale, la questione della qualità delle nostre democrazie e di un mondo appestato da varie gradazioni di regimi totalitari. Il bacillo della peste non muore mai, per dirla con Albert Camus, e a quel “bacillo” non prestiamo attenzione. Aleggia e si respira, in questo ventunesimo secolo, l’aria mefitica della banalità del male. Intendo manifestare la mia vicinanza a Israele e agli israeliani, esponendo alla finestra della mia abitazione la bandiera con la stella di David.

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