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ELECTION DAY, LA DECISIONE SLITTA

Sostegno al Gen, a “Oltre il giardino” prove di dialogo tra Forza Italia, Noi Moderati e Azione. Pessolano chiude a Smaldone per Potenza, «non è il nostro candidato», e apre a Bardi

Come dice sempre il nostro Paride Leporace ad “Oltre il Giardino”, la politica è uno stato mentale. Ieri è stata la volta di verificare lo stato mentale dei centristi, con la presenza in studio di tre moderati illuminati della nostra regione: Francesco Cannizzaro segretario regionale di Noi Moderati, Vincenzo Taddei segretario provinciale di Forza Italia e Donato Pessolano segretario regionale di Azione. Tre forze centriste che potrebbero essere insieme a sostegno del centrodestra se si dà un senso alle parole di Pessolano secondo cui «esiste un problema con il centrosinistra e con il metodo che ha impostato la scelta di Chiorazzo, abbiamo chiesto maggiore condivisione ma questa condivisione non c’è stata fino ad ora» aggiungendo che «il Governo Bardi su molte cose ha fatto bene anche se non ha mai voluto ascoltarci». È sostanzialmente un giudizio positivo verso Bardi da parte di Pessolano che specifica che, secondo lui, il Generale «è uno di quei politici che può avere la necessaria visione a lungo termine anche se, molto spesso, rispetto a sue indiscutibili capacità non è stato supportato da una squadra all’altezza». Una posizione possibilista che apre al centrodestra e chiude definitivamente ad ogni ipotesi di supporto ad Angelo Chiorazzo. Sulla Città di Potenza, Pessolano non dà per scontato il sostegno a Pierluigi Smaldone ribadendo che anche nel capoluogo la decisione verrà presa partendo dai programmi e dagli uomini.

DEVE DECIDERE IL TERRITORIO

Ovviamente a supporto del centrodestra Cannizzaro. Noi Moderati è parte stabile della coalizione di centrodestra a tutti i livelli e non ha nessuna intenzione di spostarsi anche se, specifica, «la decisione sulla candidatura a Presidente deve essere presa dal territorio». Secondo Cannizzaro la principale criticità del Governo regionale riguarda la Sanità dove non si è agito per cambiare lo stato dell’arte anche se «con la nomina del nuovo Direttore Generale molte cose sembrano andare verso il meglio». Ed è proprio sulla discontinuità su alcune questioni di governo e sulla continuità in altri epocali cambiamenti che insiste il segretario di Noi Moderati come criterio di scelta della prossima leadership di coalizione.

IL GENERALE DA CONFERMARE

Per Vincenzo Taddei la riconferma di Bardi alla guida della coalizione è da ritenersi necessaria. Il Generale, secondo il segretario provinciale di Forza Italia, ha governato bene, ha introdotto misure importanti per il territorio e per i cittadini e ha il diritto di provare ad ottenere la riconferma. Una riconferma che, come evidenzia, Taddei passa anche per l’allargamento della coalizione ai moderati.

A SINISTRA È IL CAOS

Intanto a sinistra continua il caos più totale. Se qualcuno credeva che le surreali situazioni che hanno portato alla candidatura di Trerotola cinque anni fa fossero il punto di maggior caos della storia del centrosinistra sarà chiamato a ricredersi. Ora è decisamente più scura della mezzanotte. Dopo che il Partito Democratico, su suggerimento ed impegno da parte di Speranza, aveva dato il sostegno a Chiorazzo ed è stato costretto a ritirarlo su pressione dei Cinque Stelle, il futuro della coalizione viaggia nel disordine più totale. Se è vero che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, è altrettanto vero che non esiste nessuna ipotesi di vittoria per chi non ha ancora capito come muoversi e in che direzione andare.

PATUANELLI METTE LA PAROLA FINE A CHIORAZZO

Che il Movimento Cinque Stelle avesse delle resistenze a sostenere il nominativo di Chiorazzo alla Presidenza della Regione era evidente da tempo, non c’era neanche particolare bisogno di spiegare i motivi: il populismo moralista nutre una insana e rabbiosa invidia sociale per chiunque abbia dimostrato di saper fare impresa. In questa palude di stagnazione ha trascinato anche il dubbioso e in- deciso Partito Democratico di Lettieri che, dopo la carica francese è stato costretto a suonare una robusta e indecorosa ritirata spagnola. Ora la parola fine la mette Patuanelli. Sulle colonne del Foglio l’ex ministro e capogruppo del Movimento al Senato della Repubblica non usa mezzi termini quando dice che per il movimento «Chiorazzo è un candidato con delle criticità evidenti. Ripeto, il nome non deve essere per forza espressione di una forza politica, quanto la riproposizione di un modello. Ovvero la capacità di fare un passo indietro e convergere su una figura che possa fare sintesi sull’agenda, sulle cose da fare». Una dichiarazione nella quale non si capisce se il problema è l’identikit professionale del re delle coop o il fatto che abbia ricevuto la benedizione del Partito Democratico senza che necessariamente uno dei due escluda l’altro.

CHIORAZZO ANDRÀ AVANTI?

A questo punto la partita è tutta nelle mani di Angelo Chiorazzo. Il re delle Coop ha sempre dichiarato di ispirarsi al laicato cattolico. Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica post sinodale “Christi fideles laici” per spiegare l’impegno dei laici cattolici nella società utilizzò la famosa parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna del Signore, spiegando che il terreno d’azione per i laici cattolici era proprio l’agire nella società. Senza voler scomodare Giorgio La Pira ed altri autorevoli personaggi del laicato cattolico impegnati in politica ci chiediamo se Chiorazzo a questo punto non ascolterà più la sua “vocazione politica” per sottostare ai diKtat di Patuanelli e alla viltà del PD o se andrà avanti a testa bassa senza fermarsi in nome di un bene più grande ed importante.

ZAIA PERDE IN VENETO

Dal lontano Veneto, intanto, arrivano segnali importanti sul futuro di Zaia. Come tutti sanno – e noi abbiamo più volte riportato – la Le- ga, dopo la perdita della candida- tura a presidente in Sardegna, ha aperto un tavolo di trattative con gli alleati che riguarda la Basilicata da un lato e, almeno formalmente, il terzo mandato per i governatori al fine di fare eleggere Zaia. Ieri Zaia è stato sconfitto in Consiglio regionale su un tema di non secondaria importanza, la legge sui tempi certi per il suicidio assistito. Come tutti sanno Zaia non è soltanto il governatore del Veneto ma anche uno dei porta bandiera di un centrodestra che abbia posizioni politiche da partito radicale di massa. In Consiglio regionale il Governatore del Veneto ha provato a far passare una legge proposta dall’associazione Luca Coscioni. Il Consiglio regionale del Veneto, con in testa Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato contro. Segno evidente che la coalizione di centrodestra è compattamente dall’altra parte rispetto alle posizioni di Zaia e che, forse, anche Salvini non ha tutto questo autentico interesse per lasciare il Veneto a Zaia. Un segnale che la difesa del Veneto da parte di Salvini sia solo di facciata? Forse.

RINVIATO L’ELECTION DAY

Intanto è stato rinviato alla prossima settimana il decreto sull’election day, atteso oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. La misura slitta a causa dei tempi lunghi dei lavori oggi nella sede del governo, dove si è tenuta la cabina di regia sul Pnrr, una riunione sull’ex Ilva di Taranto e il Cisr, Comitato interministeriale per la sicurezza del- la Repubblica. Al tavolo dei Consiglio dei ministri è in discussione l’ipotesi di accorpare tutte le elezioni europee, amministrative e regionali a giugno. Una condizione che cambia e non poco lo scenario politico. Sei mesi in politica sono un’altra stagione, l’accorpamento di tutte le elezioni renderà ancora più evidenti i nuovi equilibri nazionali.

Di Massimo Dellapenna

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