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VAINIERI (UIL): «IL SINDACATO COME RISORSA, UN SOGGETTO “TERZO” PER LA NUOVA REGIONE»

Il rappresentante lucano dell’Ufficio Studi interviene sulla necessità di «ritrovare visione, coesione sociale e capacità progettuale per rilanciare l’Italia e la Basilicata»

«Si apre il nuovo anno con le tante sfide del sistema Italia che confermano il bisogno di consolidare e rafforzare il dialogo concertativo per coinvolgere le forze sociali, pur in presenza di un orientamento sfavorevole del Governo alla tenuta di corrette relazioni sindacali». È con questa premessa che esordisce in una nota Giancarlo Vainieri dell’Ufficio Studi Uil Basilicata che si focalizza sull’ultimo quadro abbozzato dal Censis che «ci ha rimandato l’immagine, un po’ sfocata – afferma Vainieri – di un Italia preda del sonnambulismo, inerte, incapace e forse indifferente al futuro, per nulla convinta della necessità di combattere e cercare risultati migliori. Una prospettiva da allontanare con forza – incalza il rappresentante dell’Ufficio Studi Uil Basilicata – per cogliere risultati e accendere così nuove speranze».

IL RUOLO DEL SINDACATO PER LE GRANDI SPERANZE DELLA BASILICATA

Vainieri delinea un «Paese e una regione dalle grandi faglie e fratture tra “chi ha e chi non ha” e da dinamiche capaci di fare periferia il centro e centro la periferia. Una regione che ha guardato, troppo a lungo inerte e silenziosa, al cedimento di alcune delle sue principali strutture portanti. La perdita di capitale, una transizione demografica non governata e presidiata, la faticosa costruzione di una cultura industriale. E poi quel primato negativo del tasso di “fuga” fuori regione degli studenti universitari (per lauree triennali come per lauree di specializzazione), superati persino dalla Valle d’Aosta con meno di un quarto della popolazione residente in Basilicata. (Giorgio De Rita)». «Quale ruolo può svolgere il sindacato?», si chiede il rappresentante dell’Ufficio Studi Uil Basilicata, «proprio qui in Basilicata “terra di mezzo” che racchiude tutte le modernità e le trasformazioni del Mezzogiorno? È il profilo – enfatizza Vainieri – di un soggetto multitasking che compartecipa, in funzione terza, con imprese ed istituzioni per consolidare le politiche del lavoro: interventi per il lavoro povero, il mismatch tra domanda e offerta, il disallineamento del mondo occupazionale con quello della formazione professionale e dell’istruzione scolastica e accademica». È questo per sindacalista della Uil Basilicata «il senso profondo, l’idea partecipativa e riformista del piano del lavoro, ripresa dagli Stati generali del lavoro nel gennaio 2020, analisi e proposte quanto mai attuali, anche perché non raccolte e rimosse dai soggetti politici ed istituzionali». «Come è stato possibile rifuggire in questi anni drammatici da un confronto autentico e necessario – incalza Vainieri – da un raccordo organico e permanente con le rappresentanze del sociale e del lavoro, per ricostruire un ciclo di decisioni condivise, con effetti tangibili nella realtà produttiva ed occupazionale? ».

RILANCIO DELLA PROGRAMMAZIONE E DEL DIALOGO

Alla luce di tali considerazioni per Vainieri dell’Ufficio Studi Uil Basilicata fondamentale è «riprendere il metodo della buona programmazione è decisivo rilanciando il dialogo sociale. Senza questo tes- suto connettivo l’anatomia della regione si sfibra, si disunisce. Intanto – prosegue – avanzano le scelte politiche nazionali, sembra aprirsi un fronte del Volturno al di sopra di Roma una spinta autonomista fervente. Al Sud la riduzione degli spazi di auto governo vero e visione neo-dirigista del centro dello Stato. Si affermano manovre governative improbabili e dai contorni sfuggenti, anzi avverse e pericolose, come la privazione alle regioni della titolarità della risorsa acqua che ne fa un bene in parte privatistico; la eliminazione delle Zes territoriali, riportando in una Zes unica risorse, potenzialità e protagonismo locale, un neo- centralismo che storicamente ha sempre marginalizzato ed escluso le realtà più deboli». E ancora: «La perversa rimodulazione dei Fondi europei – prosegue Vainieri – non è possibile accettare passivi il groviglio di incartamenti e di livelli di governo dei Fondi Ue (vedi Decreto-Sud) e la somministrazione a pulviscolo’ dei fondi a debito del Pnnr con 5mila stazioni appaltanti. Invece di finalizzare le ingenti risorse su grandi ambiti di intervento. Quello dell’autonomia idrica, dagli invasi interni e collinari all’agro-industria; l’ambito dei divari digitali e delle agende di riconversione tecnologica dei servizi; le grandi piattaforme logistiche, in svantaggio competitivo con le economie ed i territori tedeschi, francesi, spagnoli e pure portoghesi». «L’idea è di cambiare veramente le strutture del Paese e di modernizzare per andare avanti, non per evocare i rigurgiti di burocrazie centralistiche. Ora le domande sono sempre le stesse i Fondi Ue, nell’insieme e con piglio forte, possono diventare una Strategia- Paese e Regione? Con i tasti che abbiamo con quelli suoneremo dice Vinicio Capossela», conclude Vainieri dell’Ufficio Studi Uil Basilicata.

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