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MURO LUCANO, PRESENTATO IL PROGETTO INNOVATIVO DELL’OSPEDALE DI COMUNITÀ

L’assessore regionale alla Sanità Fanelli: «Punto di riferimento per tutto il bacino di utenza della Val D’Agri-Marmo Platano Melandro»

Su iniziativa dell’assessore regionale alla Salute e Politiche della Persona, Francesco Fanelli, è stato presentato a Muro Lucano il progetto relativo all’Ospedale di Comunità, una struttura territoriale che sarà realizzata nel comune per diventare punto di riferimento per tutto il bacino di utenza della Val D’Agri-Marmo Platano Melandro. L’intervento complessivo per la realizzazione dell’Ospedale di Comunità di Muro lucano sarà pari a oltre 3 milioni e 300 mila compresa la messa a norma. L’edificio che ospiterà il nuovo modello strutturale sanitario è ubicato all’interno dell’area in cui ricade il Presidio Ospedaliero Distrettuale di Muro Lucano e prevede, entro il 2026, la realizzazione di 20 posti letto inseriti in 9 stanze di degenza doppie e 2 stanze singole protette, ma anche l’ampliamento e riqualificazione dell’ambulatorio odontoiatrico, l’installazione di un nuovo impianto di osmosi inversa a servizio del reparto di emodialisi, spazi più ampi ed adeguati per medici ed infermieri ed un ambulatorio per il Medico di Continuità Assistenziale. «Con l’innesto dell’Ospedale di Comunità, puntiamo a potenziare la rete assistenziale sanitaria rendendola di fatto – ha dichiarato l’assessore Fanelli – di grande prossimità al cittadino lucano. Un intervento tale da assicurare la gestione del paziente attraverso una presa in carico completa per rendere più celeri i tempi di cura e ridurre l’ospedalizzazione e gli accessi impropri ai servizi sanitari, quali ad esempio, il pronto soccorso. L’emergenza da Covid-19 ha evidenziato con chiarezza la necessità di rafforzare la sanità territoriale per rispondere con efficacia ai bisogni di salute dei cittadini; condizione che si rafforza se pensiamo all’orografia del territorio lucano e alla distribuzione dei nostri comuni». A Muro Lucano sarà realizzato un ospedale di comunità destinato a pazienti in condizioni non acute e con richieste assistenziali che non possono essere gestite a domicilio e che necessitano di assistenza-sorveglianza sanitaria continuativa nelle 24 ore. «È essenziale – ha sottolineato Fanelli – creare un ponte tra le realtà sanitarie già esistenti e il domicilio del paziente per le cure intermedie con tempi di degenza brevi. Il servizio sarà utile anche nel facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. Non dimentichiamo inoltre che le realizzazioni di queste nuove strutture non solo sono fondamentali per l’implementazione dell’assistenza territoriale, ma vogliono essere anche un input di crescita occupazionale sul territorio lucano delle figure professionali più disparate che necessitano all’economia globale di una gestione strutturale». «In quest’ottica, ben si inserisce il reclutamento di circa 600 unità, tramite concorsi unici regionali e attraverso le procedure di stabilizzazione, afferenti al mondo della salute – ha concluso l’assessore regionale Fanelli -: un processo destinato ad aumentare e a favorire il diritto al lavoro, strettamente correlato al diritto alle cure». Per il Direttore generale della Asp, Antonello Maraldo, «fanno ben sperare per il futuro dell’ospedale di comunità i dati che da gennaio a fine novembre vedono l’Ospedale di Muro Lucano impegnato in branche specialistiche come la fisioterapia che è quasi a quarantamila prestazioni e la nefrologia ed emodialisi che, nonostante la carenza di medici specialisti, ha assicurato 1450 prestazioni». «In questo – ha concluso il Dg Maraldo – giocherà anche molto il ruolo della telemedicina che avvicinerà ulteriormente il territorio alla struttura sanitaria». Per il Direttore sanitario Asp, Luigi D’Angola «il Pnrr definisce il compito delle nuove strutture inserite nel Dm 77 in cui Muro Lucano interviene a garanzia del sistema salute dell’utenza afferente dai centri limitrofi, guardando in particolare a quella fascia di popolazione per cui è necessario riprogettare i luoghi di cura e i modelli organizzativo-assistenziali sul territorio».

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