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CHE FINE HA FATTO PROGETTO BASILICATA?

Quel «civismo equidistante» di comodo senza prospettive e futuro: le macchinose operazioni mascherate. l leaderismo segna il passo e a Pittella resta solo Azione: il dottore sbaglia la cura per sé stesso

Verso le elezioni regionali della prossima primavera: “quello che è, è diverso da quello che sembra; quello che è, è diverso da quello che si immaginava”. Chi immaginava all’inizio dell’anno in corso di determinare processi politici con il metodo del passato, nel corso dei mesi, ha dovuto fare i conti con la realtà. Realtà che è mutevole rispetto all’incedere del tempo e che propone sempre nuovi scenari. Imprevedibili a volte, prevedibili il più delle volte, ma impossibili da vedere in anticipo per chi guarda le cose con il corpo e la mente rivolta a quello che è stato (e non sarà più). Eppure una cosa dovrebbe essere stata digerita da chi dice di masticare politica: non esistono posizioni di rendita né eredità quasi nobiliari di voti e di araldiche epopee elettorali. Qualcuno avrebbe detto, “avete voluto la bicicletta…”. O per dirla in maniera più “tecnica”, è piaciuta la scorciatoia del leaderismo e della disintegrazione della solidità dei partiti così come è piaciuta la facilità del clic e dei likes sui social a dispetto del “pensiero pensato” e del consenso sui fatti e non sugli slogan? La conseguenza diretta è che nessuno è immune dagli slogan e dalla mutevolezza dei likes senza contare che un leader non è un diamante e quindi non “è per sempre”. Tanto più se le questioni sono calate all’interno di una dimensione politica e geografica stretta e condizionata da una infinità di relazioni corte e oggi infinitamente trasversali come quella della Basilicata. Si pensi ad esempio a “Progetto Basilicata”. Quello che doveva essere un contenitore politico, presentato con tutte le fanfare del caso, all’inizio di febbraio 2023, per offrire, a detta dei protagonisti fondatori, una «nuova voce» visto che «oggi non è in difficoltà la partecipazione alla politica, è in difficoltà la militanza nei partiti». Soggetto che si dichiarava «civico» ed «equidistante» nonostante i fondatori erano tutto tranne che «civici ed equidistanti»: Aurelio Pace (ex consigliere regionale), Nicola Massimo Morea (sindaco di Irsina), Salvatore Cosma (sindaco di Tursi) e Marco Zipparri (sindaco di Marsicovetere). Uomini con le stimmate della politica vera e in alcuni casi professionisti veri e propri della politica che però parlavano di aprire «un dibattito prepolitico con chi vuole contribuire alla crescita della Basilicata». Il tutto “condito” da frasi ampollose come: «La nostra intenzione è dare ai partiti la possibilità di stare con noi a un tavolo per creare in questa comunità un sentire comune, una programmazione che vada oltre i partiti e dibatta esclusivamente dei temi concreti». Tutto bello nella parole (anche se trite e ritrite e anche un po’ banali) tranne il fatto che nella realtà il “Progetto Basilicata” non fosse altro che un soggetto creato da “fedelissimi” di Marcello Pittella (rimasti sull’uscio di Azione) per rafforzare in prospettiva una scalata elettorale delle stesso ex governatore che alla presentazione ovviamente era presente con il piglio di chi la sa lunga. Qualcuno parlava di liste elettorali pittelliane come se non ci fosse un domani. Poi sono passate le settimane e poi i mesi con i partiti principali che non solo non hanno aperto ma nemmeno ascoltato. In tutto questo “Progetto Basilicata” ha perso ogni senso. Tanto che pure qualche suo fondatore ha cambiato idea e anche prospettiva politica aprendo interlocuzioni personali e dirette con i vari partiti. E allargando lo sguardo lo stesso avviene in altri contesti come per la sindaca di Genzano, Viviana Cervellino. Delle tante liste a Pittella non resta che Azione partito che ha non poche difficoltà a ragionare in prospettiva alleanze sia con Bardi che con Chiorazzo. Questo perché nel frattempo il campo del civismo ha partorito altre creature tra cui quella del candidato governatore in pectore area centrosinistra-laicato cattolico Angelo Chiorazzo che ha un appeal diverso e più robusto rispetto a dinamiche coniugate al passato. Senza contare che il centrodestra, nonostante tutto, non è imploso e anzi si presenterà ai nastri di partenza con i favori del pronostico. E si sa come funziona: i forti hanno dalla loro la simpatia del potere e la capacità di convincere anche chi ieri stava da un’altra parte.

Di Giovanni Nero

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