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LA “LISTA DEI VESCOVI” DAL PAPA

Margiotta rivendica il primato della politica: il no alle scorciatoie imposte, aggrega chi non si rassegna al ruolo di mosca cocchiera. Pallone e bimbi, Chiorazzo dal Pontefice tirato in mezzo per la campagna elettorale

«Poiché lo stato è il modo con il quale gli individui e le forze sociali organizzano la loro vita ai fini di una convivenza tale da aiutare e potenziare la loro libera attività, è fondamentale il dovere degli individui, gruppi e forze sociali di essere parte attiva nella vita dello stato e considerare questa vita come un interesse concreto ed immediato tra i più importanti. L’esercizio di questo dovere costituisce un punto essenziale della vita etica dell’individuo ed uno dei più vivi obblighi di coscienza, avendo l’esperienza dimostrato che dall’indirizzo politico impresso allo stato dipende la salvaguardia dei beni più preziosi della umanità e della civiltà. Disertare da questo obbligo morale è per ogni individuo una vera colpa morale», è così che nel Co- dice dei Camaldoli i fondatori di quella che sarebbe stata la Democrazia Cristiana, mentre imperversa- va la guerra descrivevano il necessario impegno dei cattolici in politica. Un impegno che fosse sempre laico e rivolto al bene comune, con dei paletti precisi e una propria autonomia di azione e di giudizio senza nessuna subalternità ad altre visioni del mondo e senza neanche una sottomissione alle gerarchie ecclesiastiche. Quel documento che fu scritto da Andreotti, Fanfani, La Pira, Vanoni, Moro e tanti altri fu la base programmatica della Democrazia Cristiana e ispirò e fondò l’azione politica dei governi del boom economico e dell’intervento pubblico in economia.

LE PAROLE DI SALVATORE MARGIOTTA

Ai microfoni di “Oltre il Giardino” intervistato da Paride Leporace, Salvatore Margiotta sembra far rivivere quello spirito di chi non vuole rassegnarsi ad una condizione di subalternità e non vuole accettare di diventare la mosca cocchiera di un’alleanza senza né anima né identità. Nella prassi politica della sinistra politica, infatti, c’è sempre stato il tentativo di trovare un politico apparentemente di area cattolica da utilizzare per ridurre a marginalità le personalità che avevano fatto politica in quell’area. Un tentativo che molto spesso ha prodotto disastri sia dal punto di vista dell’interesse generale in politica, sia dal punto di vista del ruolo dei cattolici impegnati in politica costretti alla marginalità nell’azione proprio a causa dei un prestanome non portatore di quei valori. Margiotta parla al Partito Democratico ma sa che il suo riferimento principale è proprio quel mondo moderato che nel Partito democratico ha trovato negli anni albergo e cittadinanza politica, un mondo che non vuole rassegnarsi a rinunciare alla nobile funzione della politica. Nelle sue parole, la sua contestazione principale fatta al Partito democratico di Basilicata è quella di non aver accettato la scelta di ripiegarsi sulla “fatica della politica” preferendo all’analisi della complessità la soluzione più comoda che, però, non soltanto rischia di essere improduttiva di effetti ma addirittura dannosa. «La fatica della politica» significa bere fino in fondo il calice del sacrificio, applicarsi sulle carte, difendere al massimo le posizioni valoriali. Rinunciarvici è semplice, è una strada comoda. Rinunciarvici significa (co- sa mai successa ad un grande partito) accettare che il candidato Presidente sia imposto dall’esterno ancora prima che una discussione sia avviata. Margiotta questa condizione non l’accetta. Non si finge lo sprovveduto che non è ma spiega bene la differenza tra quanto accadde nella scelta di Dinardo e quanto sta accadendo oggi. In quel caso furono partiti forti in un momento di difficoltà della politica a cercare un homo novus che provenisse dalla politica per affidargli la guida della coalizione. Nel caso di Chiorazzo è una forza esterna alla politica che sceglie il candida- to e lo impone ai Partiti. Ottenendo, almeno fino ad ora, il si incondizionato soltanto del Partito Democratico che da Partito Regione si è trasformato in un partito che sragiona.

NON SAPPIA LA MANO DESTRA CIÒ CHE FA LA SINISTRA

“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli”, un cattolico dovrebbe conoscere questo passo del Vangelo. È uno dei più importanti della dottrina. Gesù Cristo differenzia chiaramente il fare un’opera buona per ottenerne il giudizio buono degli uomini dal farlo per bontà d’animo. Una differenza che il Messia evidenzia proprio nel silenzio con cui la si fa. Una lezione di catechismo che, evidentemente, Angelo Chiorazzo deve aver saltato se ha pensato bene di fare un comunicato stampa per far sapere che «ci saranno anche tanti bambini lucani alla Giornata mondiale, con Papa Francesco, in Vaticano, il 6 novembre prossimo». Specificando bene che tutto ciò avviene grazie al «fondatore della cooperativa Auxilum», che come suggerito ad alcuni ripetitori e dagli stessi fedelmente riportato, è stato «indicato da “Basilicata Casa Comune” come candidato alla Presidenza della Regione Basilicata per le elezioni del 2024». Condendo il tutto con una sua dichiarazione in cui si dichiara «felice che tra gli oltre settemila bambini, che arriveranno da 84 Paesi del mondo ci siano anche i piccoli della nostra Lucania». Una scelta comunicativa che più che ricordare l’impegno politico dei cattolici sembra rifarsi alle immagini di Stalin, Mussoli- ni e Hitler circondati da bambini per dimostrare il proprio amore verso di loro. Non soltanto una caduta di stile di chi dovrebbe sapere che non si strumentalizzano i bambini per la politica ma anche e soprattutto un messaggio che rivela l’autentica visione ideologica di chi si candida a guidare la Regione Basilicata.

LE STORIE NON SI IMPROVVISANO

In questo contrasto ideale tra chi rivendica il primato della «fatica della politica» e chi, invece, segue la strada più comoda della propaganda con le immagini dei bambini festanti portati dal candidato Presidente di Basilicata Possibile ad incontrare il Pontefice, ci sono due universi differenti. Da un lato il primato e la primazia della politica, dall’altro la centralità amorale ed infinita della propaganda per fare la quale non esistono né limiti né confini. Una differenza di non poco conto che non è solo di stile ma anche di contenuti e di storie. Ciascuno di noi, nelle proprie azioni politiche, nelle scelte che compie non è soltanto il risultato del momento ma anche delle proprie radici, del proprio percorso e delle proprie scelte di vita. Le storie non si improvvisano. Un asino può anche travestirsi da cavallo ma, prima o poi, raglia.

Di Massimo Dellapenna

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