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IL PD COL CAPPELLO IN MANO

TACCO&SPILLO

C’è da dire senza fronzoli e con qualche vicinanza alla verità dei fatti che Antonio Luongo, a cui è intitolata la sede del PD, col suo carattere indomito e pieno di fiero laicismo, avrebbe fatto a pezzettini la pastetta clericale che il trio dei cosacchi immarcescibili Folino, Bubbico e Speranza s’è inventato per far passare in direzione il nome del beato Angelico. Ora qui non c’interessa tanto riempire la galleria dei padri nobili, scippando il buon Luongo alla causa persa dei dem, perché ognuno si tiene stretto il pantheon che vuole e che merita, compreso Chiorazzo col mefistofelico Andreotti ed il berlusconiano Letta, ma non s’era mai visto che la centralità democratica e la capacità d’animazione che ha rappresentato il PD nel centrosinistra si riducesse così miseramente ad avere il cappello in mano davanti all’uomo della provvidenza, peraltro già indicato da una cerchia ristretta d’unti del Signore, alcuni dei quali pure datati come Maruggi e su cui i vari leoni dem come Lacorazza, De Filippo, Santarsiero si sono ammutoliti come gattini cerimoniali, con le dovute e belle eccezioni di Margiotta, Cervellino e Locantore. Canta il grande De Andrè:“Con gli occhi rossi e il cappello in mano”.

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