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ALLA FACCIA DELLA CASA COMUNE

TACCO&SPILLO

Nemmeno la voglia di scribacchiare, anche per massimi sistemi e non certo per minuzia maniacale di particolari, una carta d’intenti o chessò una lista di desideri evangelici e nemmeno il tempo d’imbastire una discussione ben oltre le quattro anime belle che pure vogliono l’esclusiva dei cattolici che subito è uscito dal cilindro miracoloso il nome francescano d’Angelo Chiorazzo. Ora lasciamo stare l’inghippo metodico di chiamarsi cristianamente “Casa comune” e poi di scegliersi come capo proprio il condomino interno come lasciamo perdere che la famigerata unità dei cattolici è morta coi poveri sogni di gloria di Gioberti e Sturzo e con gli spifferi di corrente che scuotono il Vaticano, ma dobbiamo dire che anche se non ci siamo ancora fatti un’idea definitiva sul personaggio di cui col solito manicheismo delle campagne elettorali si vocifera ora il demoniaco ora si stende il florilegio delle virtù adamantine, ci sta già sulle scatole quest’arietta supponente e trasecolata d’unti del Signore e di profeti del cambiamento, soprattutto con in giro quelle facce antiche e piene di cattivo potere. Canta Fabio Concato:“Ho costruito la mia casa, gli ho fatto un piccolo cortile”.

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