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UBRIACHI IN TAXI, PAGA IL COMUNE

Per chi alza il gomito, il passaggio a spese dei cittadini: sbornia di fantasia per Guarente

Non sempre esiste una verità, non sempre è facile commentare ciò che accade intorno a noi, non sempre è semplice prendere una posizione chiara. In alcuni casi il seme del dubbio è instillato nelle nostre coscienze e non consente di avere la ricetta giusta. In questo caso ci risulta sicuramente difficile commentare il progetto “Nuova Strada” che da oggi consentirà agli esercenti dei locali di chiamare un taxi per far accompagnare a casa, a spese della collettività, chi ha bevuto troppo e non è in grado di guidare. La nostra coscienza oscilla tra la speranza che con questo modo sia possibile salvare anche solo una vita e l’indignazione che ci porta a credere che lo Stato debba disincentivare atteggiamenti nocivi e pericolosi e non favorirli. Se anche soltanto una vita potrà essere salvata da questa azione è sicura- mente una cosa buona ma ci chiediamo se la via per evitare quelle che un tempo venivano chiamate “stragi del sabato sera” sia quella di aiutare chi esagera a tornare a casa a spese della collettività.

LA PIAGA DELL’ALCOLISMO GIOVANILE E DELLA DROGA

Nella nostra testa suona ancora il monito del Procuratore Curcio che, nel commentare l’operazione antidroga, chiedeva aiuto alle famiglie affinché vigilino. Nella nostra memoria è troppo vivo il ricordo dei recenti fatti di cronaca di risse, abuso di alcool, stato di coma etilico anche in centro stori- co. Nella nostra coscienza di cittadini e di genitori è presente la preoccupazione per i nostri figli che hanno il diritto di uscire e divertirsi ma sen- za vivere negli eccessi di una mala movida. Il nostro compito è anche quello di procedere alla narrazione quotidiana di quello che accade a Potenza e che troppi fanno finta di non vedere. Con questa narrazione, con questi fatti che accadono sotto i nostri occhi ci chiediamo se quest’azione, pur lodevole nel tentativo di salvare qualche vita, non rischi di far passare un messaggio sbagliato, soprattutto se non è affiancata da una seria politica educativa contro l’abuso di alcolici tra i giovanissimi. L’Art. 690 c.p. punisce “chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico cagiona l’ubriachezza altrui, somministrando bevande alcooliche”, il precedente art. 689 c.p. punisce chiunque venda alcolici ai minori di anni 16. Sono due norme penali che definiscono chiaramente che è vietato sia vendere alcolici ai mino- ri sia provocare l’ubriachezza altrui. Due norme che, al di là, dell’aspetto sanzionatorio evidenzia- no il disvalore sociale della condotta di chi provoca l’ubriachezza altrui e di chi serva alcolici ai minorenni. Un disvalore che, però, viene spesso sottaciuto nella prassi quotidiana, come se fosse normale. A noi piacerebbe che, accanto alle misure atte a prevenire incidenti, si avviasse una seria campagna di educazione verso i consumatori ma anche verso gli esercenti.

BERE È BELLO, UBRIACARSI NO

Non ci piace il moralismo facile né il proibizionismo moralistico di chi crede che sia possibile vietare il consumo di alcolici tout court. Non è nel nostro stile chiedere misure draconiane. Quello che gradiremmo è vedere una campagna di educazione e di sensibilizzazione che aiuti a distinguere tra il bere e l’ubriacarsi, tra il consumare alcolici e consumare la propria vita negli alcolici, tra il divertirsi e il distruggersi. Non c’è niente di bello nelle scene di ragazzi ubriachi che vomitano sui marciapiedi, non c’è niente di epico nel racconto delle loro imprese, non c’è niente di cui vantarsi. La politica ha un compito ordinatorio e disciplinare ma svolge anche una funzione educativa. Educare gli esercenti a dire no al cicchetto di troppo, insegnare ai ragazzi a controllare gli eccessi è uno dei compiti della politica nel senso più nobile della parola. Non ce la sentiamo di criticare in toto il progetto “nuove strade” e la scelta di accompagnare a ca- sa chi esageri con gli alcolici. Non possiamo, però, non dire che allo stato attuale è una misura incompleta, agisce sulla prevenzione degli incidenti non su quella del- l’ubriachezza. Su questo le istituzioni dovrebbero e potrebbero fare di più.

Di Massimo Dellapenna

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