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“L’UNIVERSITÀ NELLA CITTÀ”: LA CGIL TRA DATI, ANALISI E VARIE PROPOSTE

I sindacalisti Esposito e Salvia: «Drammatico scenario per effetto del calo demografico e dei divari territoriali»

Mettere a punto una strategia condivisa di sviluppo che renda effettivamente la città di Potenza una città universitaria e non solo una «città con l’Università». È l’obiettivo del lavoro di studio e approfondimento avviato dalla Camera del Lavoro Cgil di Potenza congiuntamente alla Flc Cgil Basilicata presentato nell’incontro pubblico “L’Università nella città” che si è svolto al campus di Macchia Romana. «L’urgenza di questa riflessione – hanno spiegato il segretario generale della Cgil di Potenza Vincenzo Esposito e la segretaria provinciale Rosanna Salvia – poggia sul drammatico scenario che va delineandosi per effetto del combinato disposto della crisi demografica che interessa il nostro Paese e soprattutto il Mezzogiorno, destinata a peggiorare nei prossimi decenni, e dell’acuirsi dei divari territoriali che da anni caratterizzano la condizione sociale ed economica del nostro Paese, che potrebbero registrare una ulteriore recrudescenza se il disegno di legge quadro sull’autonomia differenziata dovesse effettivamente andare in porto. In questo quadro che va delineandosi diventa sempre più importante il ruolo che l’Ateneo della Basilicata svolge non solo all’interno della città ma in tutto il contesto regionale, provando a dare una risposta ai problemi strutturali che caratterizzano il nostro sistema scolastico ed universitario, significativamente riconducibili a disuguaglianza nell’accesso, basso numero di laureati e alto tasso di emigrazione intellettuale». Esposito e Salvia hanno sottolineato come siano «soprattutto le famiglie povere e quelle del ceto medio messo in difficoltà dal ripetersi delle crisi e oggi impoveritosi ulteriormente per effetto dell’impennata della inflazione che possono trovare nell’Università della Basilicata una possibilità per non rinunciare del tutto a garantire ai figli l’accesso alla formazione universitaria».

I DATI

Secondo uno studio Svimez in prospettiva l’Università della Basilicata nel 2031 potrebbe perdere il 13,1% di iscritti, nel 2036 il 24,4% e nel 2041 il 33,2%. Gli atenei del Mezzogiorno, più colpiti dal calo demografico e meno capaci di attrarre studenti da territori lontani, sembrano essere con- dannati a perdere iscritti già nei prossimi 10 anni, con una dinamica che diviene poi via via più pesante, al punto da mettere a rischio la stessa sussistenza di alcune università. Secondo la Cgil il Pnrr potrebbe essere una chance per invertire la rotta, ma difendendolo dalla rimodulazione proposta dal governo Meloni. Sotto il profilo delle risorse destinate all’Università, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), integrato con i fondi React-Eu, destina agli investimenti, alla ricerca fondamentale e applicata e ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico (Missione 4), circa 15 miliardi di euro. Alla residenzialità studentesca sono destinati 1,91 miliardi di euro (di cui 450 milioni da fondi React-Eu). Queste risorse dovrebbero portare gli attuali 40mila posti per gli studenti fuorisede a oltre 100mila entro il 2026. Parte di queste risorse è destinato, inoltre, ad aumentare l’importo delle borse di studio e ad allargare la platea degli studenti beneficiari. In Basilicata il numero degli immatricolati nell’ultimo triennio è rimasto so- stanzialmente stabile, attestandosi poco al di sotto delle 1000 unità. Circa il 74% degli iscritti proviene dalla Basilicata (Miur) e poco più del 75% degli studenti universitari lucani studia fuori regione (Report Talents Venture, 2022). L’Unibas è identificabile, pertanto, come un ateneo a “vocazione locale” presente in un territorio“a basso grado di autocontenimento” secondo la classificazione proposta da Armenise et al (2023), in base alla quale le università a vocazione locale sono quelle che si reggono in maniera preponderante su un blocco di studenti che risiedono nella stessa provincia in cui ha sede legale l’università ma sono collocate in un territorio caratterizzato da elevata mobilità dei potenziali studenti residenti. L’unibas si colloca tra l’altro nel quadrante dove la percentuale di iscritti che pagano tasse “eleva- te” (oltre 2.000 euro) è molto bassa. “Questo se da un lato può essere considerato un elemento di debolezza per la sostenibilità dell’ateneo – sottolineano Esposito e Salvia – dall’altra testimonia la significativa funzione sociale ed economica che la stessa svolge all’interno del contesto regionale”. I posti alloggio Ardsu disponibili in residenze sono complessivamente 85 (dato 2022). Gli studenti in graduatoria che non hanno un posto-alloggio nelle residenze universitarie per assenza delle stesse (Matera) o per insufficienza di posti-letto disponibili possono chiedere un contributo per un posto-alloggio quantificato nella differenza che va da 150 a 180 euro per un massimo di 30 euro, mentre gli studenti che hanno un canone di locazione mensile pari a 150 euro non hanno diritto a nessun rimborso.

LE PROPOSTE

Alla luce del quadro emerso, la Cgil di Potenza e la Flc Cgil di Basilicata hanno avanzato delle proposte. Prima fra tutte, incrementare la quota di studenti stranieri attraverso l’attivazione di protocolli di intesa con Atenei inter- nazionali. In secondo luogo ripensare il ruolo dell’Università anche alla luce delle trasformazioni del mercato del lavoro indotte dall’avanzamento della conoscenza. Le Università dovrebbero farsi promotrici di una nuova offerta formativa più attenta alle esigenze del mercato del lavoro e destinarla a chi già lavora, indipendentemente dagli ambiti disciplinari. Terzo, promuovere la riorganizzazione “funzionale” degli atenei attraverso for- me di collaborazione e cooperazione, secondo una struttura coerente con le specializzazioni e le vocazioni delle diverse economie locali. Infine, valorizzare l’impatto sociale dell’Università che, soprattutto se opera in contesti periferici a rischio spopolamento, deve vedersi riconosciuta una parte addizionale di risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) per il ruolo di presidio civile che ricopre. «Per quanto la questione abitativa studentesca a Potenza non stia nei termini di come si è imposta nel dibattito pubblico recente – ha spiegato la Cgil -, si ravvisa comunque una debolezza tanto nella residenzialità pubblica, il numero di alloggi per studenti è esiguo, quanto in quella privata, affitti alti. Il modello diffuso su tutta la città è preferibile a quello di residenzialità in Case dello studente. La presenza degli studenti universitari in tutte le zone della città potrebbe innescare, infatti, meccanismi virtuosi. A tal fine è necessario introdurre meccanismi di defiscalizzazione e/o incentivi per mobilizzare il patrimonio immobiliare privato legandolo a una riduzione degli affitti, favorire meccanismi di co-housing intergenerazionale, predisporre un portale per l’incrocio della domanda e offerta di abitazioni per gli studenti. Si ravvisa una sostanziale debolezza del trasporto urbano in relazione ai bisogni degli studenti universitari».

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