ELISA CLAPS, POTENZA RICORDA
Il triste anniversario dei 30 anni dalla scomparsa: tanti i potentini al corteo in centro. Il fratello Gildo: «La riapertura della Trinità ha nuovamente ferito la nostra famiglia»
Sono passati 30 anni dalla scomparsa di Elisa Claps, ma la città di Potenza non ha affatto dimenticato la 16enne potentina il cui corpo è stato ritrovato nel sottotetto della canonica della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano oltre sedici anni dopo quella domenica di fine estate del 12 settembre 1993, esattamente il 17 marzo del 2010. Per il suo omicidio è stato condannato a 30 anni di reclusione Danilo Restivo che sta scontando la sua pena in Inghilterra dove è stato accusato anche del delitto di un’altra donna, quello di Heather Barnett: una sarta inglese che abitava di fronte a casa sua a Bournemouth, in un villaggio nel Dorset, e che è stata uccisa il 12 novembre del 2002. Anche in questo caso, come in quello per l’omicidio di Elisa Claps, Restivo si è sempre proclamato innocente.
TRENT’ANNI NON SONO BASTATI
Per la città di Potenza, il caso Claps, rimarrà una cicatrice indelebile. Trent’anni sono tanti, ma possono sembrare anche pochi. Dipende da quale orizzonte lo si osservi, con quale stato d’animo si decide di scrutarli e riavvolgere il nastro. Tant’è, il caso Claps in tutti questi anni ha continuato ad impegnare tanto le aule della giustizia – per i filoni paralleli nati a seguito dell’inchiesta principale sull’omicidio – quanto la famiglia da sempre in prima linea, senza mai arrendersi, per ottenere giustizia per Elisa. Sin dall’inizio, infatti, i Claps hanno avuto dei sospetti su Restivo e nel corso del tempo hanno puntato l’indice sulla conduzione delle indagini per non aver ottenuto risultati prima. Arrivando ad anni più recenti, i fari si sono riaccesi su Elisa lo scorso 24 agosto, all’indomani della riapertura al culto della chiesa della Santissima Trinità, le cui porte erano rimaste chiuse dal ritrovamento del cadavere nel 2010 – prima perché posta sotto sequestro e poi perché interessata da «necessari lavori di ristrutturazione» – ma a cui la famiglia Claps si è sempre dichiarata contraria ritenendo che in quell’edificio «ci sono ancora verità sepolte». La decisione della Diocesi potentina ha diviso la comunità. Non c’è granché affluenza negli orari di apertura della chiesa, dove qualcuno timidamente alza gli occhi al soffitto, ma sono ancora in pochi che restano a pregare in quel luogo.
LE INIZIATIVE PER RICORDARE ELISA
A Potenza il sindaco Mario Guarente ha disposto che i palazzi municipali esponessero durate tutta la gior- nata di ieri – in occasione dei 30 anni dalla scomparsa di Elisa – la bandiera del Comune a mezz’asta; mentre il vescovo mons. Salvatore Ligorio ha rivolto un appello a tutti i sacerdoti delle chiese delle diocesi di Potenza – Muro Lucano e Marsiconuovo affinché in ogni messa celebrate oggi si preghi per Elisa. La comunità potentina, invece, si è raccolta, in mattinata, in un corteo a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone, partito da casa di Elisa Claps – in via Mazzini – e conclusosi davanti alla chiesa della Santissima Trinità. In testa al corteo, con una croce, l’attore Ulderico Pesce e il fratello di Elisa, Gildo Claps, che, evidentemente commosso, ha ringraziato chi ha partecipato. «La riapertura al culto della chiesa ha feri- to nuovamente la nostra famiglia – ha detto Gildo a margine del corteo – Oltre a sopportare i tanti silenzi, omissioni, e menzogne, che hanno impedito prima il ritrovamento del corpo per diciassette anni, e poi il teatrino, la messa in scena del ritrovamento di quel 17 marzo, ora l’ennesimo affronto, in un momento così particolare perla ricorrenza dei trent’anni». «Riaprire, in modo così frettoloso – prosegue – in un giorno di agosto con poca gente in città, è l’ennesimo sfregio alla memoria di Elisa e alla battaglia di verità che abbiamo condotto in questi trent’anni. Se dalle parole del Papa doveva essere luogo di preghiera, si è trasformato in posto per curiosi. Per me e per gran parte della città resterà il posto dove si è consumato un omicidio efferato, fatto di anni di menzogne». Anche sulla targa commemorativa a Don Mimi che è apparsa nella Chiesa, Gildo Claps, è durissimo: «Se doveva essere luogo di memoria per Elisa perché quella targa? Invito tutti a dare risposte a quell’arroganza, non entrando in quella chiesa».
IL PODCAST “DOVE NESSUNO GUARDA – IL CASO ELISA CLAPS”
Il trentennale della scomparsa della 16enne potentina è stato senza dubbio rinvigorito dal clamore del pod- cast “Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps”, a cura di Pablo Trincia ed edito da Chora Media per Sky Italia. Si tratta di otto episodi – disponibili gratuitamente su skytg24.it e su tutte le principali piattaforme – e che a parere di Gildo Claps ha avuto il merito di «risvegliare le coscienze» sulla scomparda della sorella. «È come se le persone – afferma Gildo Claps – si fossero risvegliate. Grande merito alla magistrale ricostruzione di una storia così dilatata nel tempo, che nella memoria delle persone si era come dispersa». E proprio il fratello di Elisa, sabato sera, ha organizzato l’ascolto condiviso della sesta puntata all’aperto da- vanti alla chiesa della Trinità. Le parole, sparate ad alto volume, con attorno una folla ferma, in silenzio, che ascoltava la puntata del podcast. Il capitolo finale, l’ottavo, è uscito – non a caso – ieri mattina, alle 11.30, ora esatta in cui Elisa, trent’anni prima, ha salutato Gildo per l’ultima volta. E sul podcast si si è espresso con un tweet anche il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi che scrive: «Mi ha colpito molto il racconto di Pablo Trincia nel 30⁰ anniversario della scomparsa di Elisa Claps. Il mio abbraccio, il mio pensiero e le mie preghiere vanno alla famiglia di Elisa».