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“IL DC9 COLPITO DA UN MISSILE FRANCESE”

La versione di Giuliano Amato (“Il DC9 colpito da un missile francese”) già sostenuta da Francesco Cossiga nel 2010

#stragediustica dopo il 43º anniversario 

Storia della strage di Ustica cosa accadde la sera del 27 giugno 1980

Quarant’anni di indagini ed oltre 

L’ipotesi di un’esplosione a bordo smontata negli anni dalle prove sull’abbattimento.

La versione di Amato

“Il DC9 colpito da un missile francese”

già sostenuta da Cossiga nel 2010

La strage di Ustica fu colpa di un missile francese.


Lo sostiene Giuliano Amato, che in passato è stato presidente del Consiglio, ministro dell’Interno, e prima ancora sottosegretario di Palazzo Chigi nel governo Craxi, appena tre anni dopo la vicenda di Ustica. Amato espone a La Repubblica “la versione più credibile” di cosa successe quella notte.

A distanza di 43 anni dal 27 giugno 1980, molti aspetti dell’incidente aereo in cui morirono 81 persone non sono stati ancora chiariti.

L’ipotesi più accreditata è che il DC-9, partito da Bologna e diretto a Palermo, precipitato nel mare di Ustica, sia stato abbattuto per errore da un caccia francese o da un missile Nato, che aveva come obiettivo un MiG libico.

Ipotesi che la versione di Amato avvalora.

🔺Ma ecco i fatti indiscussi

🔺Cosa accadde quella sera❓

Il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dai radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L’aereo era caduto nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica.
All’alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio).

Il volo IH870 era partito dallo aeroporto Guglielmo Marconì di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13.
Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con “Roma Controllo”

Il volo procede regolarmente a una quota di circa 7.500 metri.
Nessuna anomalia viene segnalata dal pilota.
Alle 21.21 un centro radar di Marsala avverte il centro operazioni della Difesa aerea di Martina Franca (Taranto) del mancato arrivo a Palermo.
Partono le operazioni di soccorso.

Alle 7.05 del 28 giugno vengono avvistati i resti del DC 9.
Nelle ore successive verranno recuperati i corpi di 39 passeggeri, qualche bagaglio e i resti dell’aereo.

🔴 40 anni di indagini (in sintesi)

Le prime ricostruzioni parlano di cedimento strutturale del velivolo, ma c’è chi ipotizza subito che a causare l’esplosione siano stati una bomba o un missile.
Qualche settimana dopo sui monti della Sila viene ritrovato il relitto di un Mig 23 libico: si pensa che l’aereo sia precipitato la sera del 27 giugno e abbia avuto un ruolo nella tragedia del Dc9.
Nell’autunno del 1980 John Macidfull, esperto dell’ente Usa per la sicurezza del volo, consegna al magistrato una perizia in cui si rivela la presenza di un caccia sconosciuto accanto al Dc9 al momento dell’esplosione.
Nel 1984 il giudice istruttore Vittorio Bucarelli affida una nuova perizia a una commissione coordinata dall’ingegner Massimo Blasi. Due anni dopo iniziano le operazioni di recupero, affidata a due navi e a un sottomarino francesi che che risulteranno legate ai servizi segreti. La commissione Blasi sposa la tesi del missile, ma un anno dopo due membri cambiano idea e parlano di bomba. Bucarelli, accusato dall’ex ministro Amato di essere un bugiardo, si dimette. Gli subentra Rosario Priore.
Nel 1992 vengono incriminati decine di ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica militare per depistaggi, distruzione di prove e falso. Cinque anni dopo una perizia conferma l’affollamento di velivoli nei cieli italiani la sera della tragedia. Quasi tutti i velivoli in volo quella notte avevano i transponder spenti per evitare di essere identificati.
Nel 1999 inizia il processo a carico di quattro generali dell’Aeronautica, accusati di attentato agli organi costituzionali con l’aggravante dell’alto tradimento che si conclude con due non luogo a procedere e due assoluzioni. Cadono anche le accuse di depistaggio perché “il fatto non sussiste”.

Nel 2010 In un film inchiesta il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, racconta di un “aereo francese” che “si era messo sotto il Dc9, per non essere intercettato dal radar dell’aereo libico che stava trasportando Gheddafi. Ad un certo punto lancia un missile per sbaglio, volendo colpire l’aereo del presidente libico”

È la stessa versione fornita oggi in un’intervista a La Repubblica da Giuliano Amato.

GIULIANO AMATO

Il ministero della Giustizia, su richiesta della Procura di Roma, che ha aperto una nuova indagine sulla strage, inoltra quattro rogatorie internazionali negli Stati Uniti, Francia, Belgio e Germania.
Alcuni Paesi forniranno informazioni senza alcuna rilevanza penale mentre altri ignoreranno del tutto la richiesta.
Sempre nel 2010 Aurelio Misiti, presidente della Commissione dell’inchiesta tecnica sulla strage di Ustica, spiega in una conferenza stampa a Bologna di aver “individuato l’esplosione interna come causa della caduta dell’aereo”. Me in un documento ufficiale che il giornalista Andrea Purgatori mostra per la prima volta in un programma di Rai3, la Nato afferma che la sera del 27 giugno nei cieli di Ustica c’erano 21 aerei militari in volo (5 sconosciuti, gli altri americani e inglesi).

Torna in auge la pista dello abbattimento.
La tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 dell’Itavia ad Ustica è “abbondantemente e congruamente motivata”
Lo scrive nel 2013 la Corte di Cassazione nella sentenza con cui respinge il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle Infrastrutture e ribadisce che i parenti delle vittime del disastro vanno risarciti. Risarcimento che 4 anni dopo viene quantificato in 17 milioni di euro siano destinati ai familiari di alcune delle vittime.
Nel 2018 la Cassazione dispone che vada oltre la somma di 265 milioni di euro il risarcimento che i ministeri di Difesa e Infrastrutture devono a Itavia.

#ègiustoinformare
L’intervista a la Repubblica
Strage di Ustica, Amato:
“Il Dc9 fu abbattuto da un missile francese. L’Eliseo chieda scusa”

“Era scattato un piano per colpire l’aereo di Gheddafi – racconta l’ex premier – ma il leader libico sfuggì alla trappola, avvertito da Craxi”.

Giorgia Meloni: “Parole importanti, che meritano attenzione”
Parigi: “Già fornito ogni elemento”

Il Dc9 dell’Itavia, precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980, è stato abbattuto da un missile francese. Lo sostiene, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, l’ex premier Giuliano Amato. “La versione più credibile è quella della responsabilità dell’Aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno”.

“Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua Aviazione – prosegue Amato – e il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico: l’esercitazione era una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.

“Il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”

Arriva dalla sede del ministero degli Esteri francese, il Quai d’Orsay, il primo commento:

“Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto”

Il ministero aggiunge che ogni informazione è stata fornita

“soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà”

Una serie di scottanti rivelazioni, insomma, che – com’è prevedibile – hanno suscitato subito immediate e diverse reazioni. Tra queste, quelle della premier Giorgia Meloni, che dice: “Sono parole importanti, che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni. Chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti” afferma la presidente del Consiglio.

“Giuliano Amato ha rilasciato dichiarazioni di inaudita gravità a proposito di Ustica: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole. Visto il peso delle affermazioni di Amato e il suo ruolo rilevante all’epoca dei fatti, attendiamo commenti delle autorità francesi” commenta invece il vicepremier, e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Amato:

“Ora che all’Eliseo c’è Macron, le scuse più profonde all’Italia”

Adesso che all’Eliseo c’è Macron, un presidente giovane e anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, dice ancora l’ex presidente Amato, è più facile per l’Italia ottenere le scuse dalla Francia. Spiega infatti: “Può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime, in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”.

I francesi agirono, ma gli americani ne erano certamente a conoscenza – dice ancora Amato – ma sul perché non ci sono ancora risposte possibili.

La tesi oggi riproposta dall’ex presidente della Corte costituzionale non è nuova: già nel 2013 la sentenza della Cassazione aveva scritto nero su bianco che la tesi del missile all’origine dell’abbattimento del Dc9 Itavia “è abbondantemente e congruamente motivata”. In quella stessa sentenza, la Suprema Corte chiedeva che i parenti delle vittime fossero risarciti. Una “compensazione” tuttavia mai arrivata.

Giuliano Amato ha raccontato che quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel 1986, i generali volevano convincerlo della “tesi della bomba” esplosa dentro l’aeromobile, che sostituì quella del “cedimento strutturale” dell’aereo. Capì così che il segreto che volevano nascondere riguardava il coinvolgimento della Nato. Era stato investito della questione da Bettino Craxi, su sollecitazione del presidente della Repubblica, Francesco Cossiga.

Secondo Amato, Craxi aveva avuto una “soffiata” e aveva avvertito Gheddafi: non voleva che venisse fuori questa verità perché sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e probabilmente di spionaggio.

L’ex premier non fu mai convinto della correttezza della tesi della bomba: le relazioni tecniche per prime la escludevano. Gli squarci suggerivano un impatto esterno con materiale esplosivo. E poi c’era la storia del corpo in avanzato stato di decomposizione dell’aviere libico, ritrovato sui monti della Sila tre settimane dopo la tragedia del Dc9. Il pilota del Mig si era probabilmente nascosto vicino al Dc9 per non essere colpito, poi aveva esaurito il carburante.

Amato rese pubbliche le sue opinioni sulla strage di Ustica e questo lo portò all’incontro prima, e a una lunga collaborazione poi, con il giornalista Andrea Purgatori, recentemente scomparso.

Da presidente del Consiglio, poi, sollecitò i presidenti Bill Clinton e Jacques Chirac a fare luce sulla tragedia area: “Ne ebbi risposte gentilissime che mi rimettevano agli organi competenti. Ma più tardi non avrei saputo nulla. Silenzio totale”.

Dopo quarant’anni, conclude Amato, appare incomprensibile la scelta di continuare a occultare la verità, coprendo il delitto per “una ragion di Stato” o per “una ragion di Nato”: “Sono stati uccisi ottantuno innocenti passati lì per caso. E quindi resta un delitto gravissimo”

{FOTO Il relitto dell’aereo di linea DC9 della compagnia aerea italiana Itavia (precipitato vicino all’isola di Ustica, il 27 giugno 1980}

“Le affermazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica aprono, dopo quarant’anni, scenari veramente inquietanti che impongono il giusto riconoscimento di quegli organi dello Stato che fin dall’inizio cercarono di ricostruire la verità dell’accaduto e le relative responsabilità. Tra questi, mi pare doveroso ricordare Paolo Borsellino, a capo della Procura della Repubblica di Marsala”. È quanto dichiara il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli, che annuncia: “Condividerò con l’intero Consiglio Superiore di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta”

La sera del 27 giugno 1980 il Dc9 dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, all’altezza dell’isola di Ustica uscì dagli schermi radar e venne dato per disperso. Solo il giorno dopo vennero avvistate le prime vittime che alla fine furono 81: tutti quelli che erano a bordo.

Rainews 24, in un’inchiesta di due anni fa a firma Pino Finocchiaro, ha ripulito l’audio della scatola nera per distinguere queste le ultime parole pronunciate da uno dei due piloti dell’Itavia.
#2Settembre2023

Ustica, Meloni: “Parole di Amato importanti”. La Francia: “Già forniti tutti gli elementi”
L’ex premier: “Dc9 colpito da un missile francese, volevano uccidere Gheddafi”. La premier: “Se ha elementi li metta a disposizione”. Salvini: “Dichiarazioni di una gravità inaudita”.

Ma Tajani: “È la versione di un privato cittadino”

Pinelli (Csm): “Rendere pubblici gli atti dell’inchiesta”

Roma, 2 settembre 2023

Le parole dell’ex presidente Giuliano Amato hanno inevitabilmente riaperto il dibattito sulla strage di Ustica, ancora senza colpevoli.

GIULIANO AMATO

Amato ha sollecitato le scuse di Macron, dopo aver affermato in un’intervista a Repubblica che il Dc9 venne colpito da un missile francese, causando 81 vittime innocenti.

Dall’Eliseo è arrivato prima un secco no comment (“Non abbiamo commenti da fare”, ha risposto il servizio stampa)

Poi il ministero degli esteri francese precisa:

“Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto, soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia se ce lo chiederà”

Meloni: “Parole importanti”

Salvini: “Gravità inaudita”

L’intervento di Amato ha avuto – come era prevedibile – una grandissima eco.

La stessa premier Meloni è intervenuta affermando che “quelle di Giuliano Amato su Ustica sono parole importanti che meritano attenzione. Il presidente Amato precisa però che queste parole sono frutto di personali deduzioni”.

La premier ha aggiunto in una nota:

“Nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato e nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro”

Per il vicepremier Matteo Salvini le dichiarazioni dell’ex premier sono “di una gravità inaudita: è assolutamente necessario capire se ci sono anche elementi concreti a sostegno delle sue parole”. Per cui “attendiamo commenti delle autorità francesi”.

Tajani: “Quella di Amato è una sua versione”

Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha però precisato che quella di Amato è “una sua versione” dei fatti. “C’è stato un processo, non si può commentare un’intervista, vedrà la magistratura – ha aggiunto il vicepremier -, che indagherà su quello che è successo, bisognerà fare chiarezza”. “Giuliano Amato è una persona che ha avuto grande importanza ma ora è un privato cittadino”, ha concluso.

Csm: “Rendere pubblici gli atti”

Sul caso è intervenuto anche il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli:

“Le affermazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica aprono, dopo quarant’anni, scenari veramente inquietanti che impongono il giusto riconoscimento di quegli organi dello Stato che fin dall’inizio cercarono di ricostruire la verità dell’accaduto e le relative responsabilità. Tra questi mi pare doveroso ricordare Paolo Borsellino, a capo della Procura della Repubblica di Marsala”

Pinelli ha annunciato:

“Condividerò con l’intero Consiglio Superiore di valutare l’opportunità di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta”

“Borsellino – prosegue il vicepresidente del Csm – portò avanti, con la consueta e riconosciuta capacità professionale e rettitudine morale, una delicatissima attività di indagine scontrandosi sovente con reticenze e depistaggi. Basti ricordare la vicenda sul radar di Marsala, come ricostruito meritevolmente dal compianto giornalista Andrea Purgatori”

Donzelli: “Da sempre chiediamo la desecretazione”

“Quello che facciamo al Copasir è segreto e non mi permetterei mai di rivelarlo. Amato ha detto delle cose importanti. Noi da sempre chiediamo la desecretazione di tutti gli atti e le pagine non chiare di quegli anni. Amato dice delle cose, in passato ha detto l’esatto opposto”, ha affermato Giovanni Donzelli, vice presidente del Copasir e responsabile organizzazione di Fdi.

“Ci chiediamo – prosegue Donzelli – perché Amato oggi dica queste cose, lo spiegherà per bene e spiegherà anche perché in passato ha detto altre cose, ma ben venga quando le persone parlano è una buona notizia e quando ciascuno dice la sua verità è una buona notizia. Il problema è quando le persone stanno in silenzio”.

Calenda: “Desecretare tutto e verificare con Francia”

“Giuliano Amato è persona seria e immagino che avrà avuto tutti gli elementi per dire ciò che ha detto su Ustica. A questo punto però la questione non può chiudersi qui. Occorre desecretare tutto e verificare con la Francia attraverso canali ufficiali”. Lo scrive sui social network il leader di Azione Carlo Calenda.

Magi: “Dichiarazioni di Amato confondono”

“I tempi e i modi delle ‘rivelazioni’ di Amato non chiariscono ma confondono, non danno risposte ma suscitano nuove domande – il segretario di Più Europa Riccardo Magi –. Perché Amato ci offre ora questa miscela di proprie rivelazioni, accuse e considerazioni politiche e geopolitiche?”. Amato “ricorda le risposte che fornì nel 1986 in sede parlamentare nella sua veste di Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma il resoconto di quella giornata parlamentare va letto integralmente per avere una ricostruzione completa che non è esattamente coincidente con quella offerta oggi da Amato per auto-attribuirsi un ruolo e una posizione che non rivestì in quella occasione”.

Urso: “Sono vincolato al segreto” 

“Su questo argomento non posso esprimere nessuna opinione, perché sono vincolato al segreto, essendo stato anche il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine del Forum Ambrosetti di Cernobbio, incalzato dai cronisti.

#sapevatelo2023

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