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MARATEA E MOLITERNO DIVENTANO “SORELLE” PER REALIZZARE LA CANDIDATURA DELLA PERLA DEL TIRRENO

Prosegue la corsa verso il titolo, con una candidatura “diffusa” che scommette sulla città marateota attraverso una rete di alleanze

Maratea, è ufficialmente in corsa con una candidatura inedita a Capitale italiana della Cultura per il 2026. Sebbene la “Perla del Tirreno” avesse già presentato la manifestazione di interesse insieme al Comune di Moliterno – notizia ufficializzata lo scorso 26 luglio durante la 15esima edizione del Marateale, il Premio Internazionale Basilicata – la candidatura congiunta delle due città lucane ha preso un’altra strada, con la decisione di scommettere sulla pluralità del territorio della Basilicata perfezionando così l’unica candidatura del Comune marateota. Per proseguire ora la corsa verso il titolo, l’aspirante Capitali dovrà perfezionare la sua proposta inviando – entro il prossimo 27 settembre – un dossier che sarà sottoposto successivamente alla valutazione di una commissione composta da sette esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica – che entro il 15 dicembre – 2023 definirà la short list delle 10 città finaliste, e la procedura di va- lutazione si concluderà – per il 29 marzo 2024 – con la proclamazione della Capitale Italiana della Cultura 2026.

MARATEA E MOLITERNO “CITTÀ-SORELLE”

Le ragioni che sostengono la scelta di concorrere a un così ambizioso titolo di “rappresentatività”, insieme a quelle che hanno spinto la città di Moliterno a ritirare la propria candidatura per confluire con un ruolo di compartecipazione attiva nel dossier di Maratea 2026 sono state illustrate nella mattinata di ieri presso la Sala del Consiglio della Provincia di Potenza. Maratea e Moliterno insieme lavorano, dunque, alla costruzione di una Capitale della Cultura “diffusa”, attraverso una rete di alleanze. La decisione di unire le forze è maturata a seguito di numerosi incontri tra le due Amministrazioni comunali, che hanno voluto valorizzare le affinità e le potenzialità dei rispettivi territori. Le due città, infatti, non intendono offrire un’immagine di disgregazione territoriale, bensì un messaggio politico, culturale e sociale di grande rilievo, che rafforzerà la candidatura di Maratea. Lo spirito sinergico ha motivato, quindi, la decisione della città di Moliterno di non presentare un progetto di candidatura singolo per confluire all’interno del dossier di Maratea 2026 come porta aperta sulle aree intere della Basilicata, come ha spiegato al margine dell’incontro in Provincia lo stesso sindaco di Moliterno Antonio Rubino: «Non serve frammentare ma occorre unire. La cooperazione tra i comuni è fondamentale se vogliamo vincere la sfida del futuro. Del resto, la cultura è un patrimonio fatto di relazioni, scambi e contaminazioni: solo insieme si cresce e si vince. Rompere l’isolamento delle aree interne e creare legami strutturali tra queste e la costa – conclude significa lavorare su strategie di sviluppo solide e durature». «Alla porta sul mare, aggiungiamo quella sull’interno della regione unendo Moliterno, in una logica di forza e compattezza del territorio, di rete e di programmazione – ha aggiunto Rubino – che ci ha spinto a fare un passo indietro quando abbiamo scoperto che con la nostra candidatura c’era anche quella di un’altra comunità importante della Basilicata» Moliterno che ha scelto di ritirare la propria candidatura per scommettere su una visione di più ampio respiro e lungo termine, consapevole della necessità di fare rete, sistematizzare e razionalizzare le azioni di programmazione che investono tutte le comunità della regione. Uno sforzo di cui ha bisogno la Basilicata e, nel suo complesso, il Sistema-Paese e di cui i Sindaci possono e debbono essere promotori e protagonisti attivi per costruire un movimento diffuso. In questa ottica, l’alternativa proposta di Maratea si profila come una candidatura di area vasta che si propaga dal Mediterraneo all’Appennino, grazie a un’ampia rete di supporto di cui Moliterno tira le fila, dall’area della Città del Sapere fino all’Alta Val d’Agri. La “Perla del Tirreno”, quindi, come una sorta di hub costiero di un piano strategico che si muove verso la Lucania interna, trovando un punto di approdo e sinergia nella “città sorella” di Moliterno. Anche il sindaco di Maratea Daniele Stoppelli ha sottolineato l’importanza dell’unità, menzionando il legame artistico e culturale tra le due città rappresentato dai pittori Michele Tedesco di Moliterno ed Angelo Brando di Maratea (le loro opere so- no esposte nel Museo De Lieto a Maratea e nella Rete Museale MAM a Moliterno). Il sindaco della città marateota pone l’accento anche sull’opportunità che questo processo rappresenta non solo per Maratea ma per i territori coinvolti, sottolineandone le prospettive strategiche di Maratea che «mette il proprio capitale di immagine, reputazione e storia a disposizione di una partita comune vitale: lo sviluppo della Basilicata e la creazione di nuove opportunità per il futuro per le nostre comunità. Siamo storicamente una città crocevia – prosegue ancora il primo cittadino – con una forte capacità attrattiva e vogliamo continuare ad essere un territorio di riferimento in Europa e nel Mediterraneo». Maratea, di fatto, come ha rimarcato Giulia D’Argenio, coordinatrice per la candidatura di Maratea a Capitale della Cultura, «si candida perla sua storia e la sua reputazione. Per far crescere tale bagaglio, spinta da una forte motivazione di riscossa, rimobilitazione e rigenerazione. Maratea si candida per far crescere un progetto razionale di incoming che vada a sostegno delle economie del turismo e, soprattutto, della cultura e della creatività. Maratea si candida per lavorare su radici e potenzialità di una “tradizione” che resta fattore decisivo per ogni fu- turo. Maratea si candida per costruire un nuovo sistema di accoglienza e, con esso, una idea nuova di territorio: un territorio rifondato a partire dal tema delle alleanze e delle connessioni, che dia alla Basilicata un rinnovato slancio, che raccolga e innovi l’importante eredità lasciata dell’esperienza di Matera 2019, verso un ambizioso processo di ripensamento del proprio sviluppo. In chiave sostenibile, innovativa, che sappia raccogliere e fare proprio quanto di meglio oggi l’Italia, l’Europa e il Mediterraneo abbiano da offrire». «La riflessione che sta conducendo Maratea su questa candidatura – aggiunge Stefano Rolando, presidente del comitato scientifico della candidatura intervenuto all’incontro da remoto si sfila da ogni arroganza circa il concetto di “capitale”. Capitale, piuttosto, nel senso di organizzatrice di una trama fondata su raccordi, pluralità di progetti, sforzo di rappresentanza, vasta sinergia territoriale. Capitale, ancora, nel senso di un insieme di beni materiali e immateriali, un “capitale” appunto, che possono costruire un valore economico. Capitale – conclude Rolando – nel senso di coniugare cultura e ambiente come questione principale, appunto “questione capitale”, dello sviluppo». Una Capitale della cultura che abbia cura delle relazioni, tra le persone, le comunità e tra queste e l’ambiente circostante e aiuti così un ripensa- mento del modo di vivere lo spazio antropico insieme alle sue reti di collegamento, siano essere digitali, infrastrutturali, ma anche culturali e, dunque, simboliche. Una Capitale della cultura diffusa grazie alla quale elaborare significati nuovi alla dimensione della città, valorizzando il patrimonio esistente per costruire quello da consegnare al futuro.

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