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2 LUCANE E 2 BELLUNESI AD UN PASSO DALL’IMPRESA DI INCHIODARE L’ITALIA

Clima, la causa approda alla grande camera della corte Ue

Cause climatiche, alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, anche quella intentata da due giovani donne, una della Basilicata e l’altra del Veneto, contro l’Italia ed altri 32 Stati. Il superamento del severissimo filtro di ammissibilità è un risultato storico per le avvocate Angela Maria Bitonti di Matera e Sonia Sommacal di Belluno che alla Grande Chambre rappresenteranno le loro assistite, Daniela Uricchio di Ferrandina e la bellunese De Conto. Le conseguenze negative dei cambiamenti climatici non possono non interessare l’intera popolazione al di là delle differenze anagrafiche. Tuttavia, appare simbolicamente significativo il particolare che alla data della genesi della causa, il 2021, la lucana Uricchio avesse da poco compiuto i 18 anni. A distanza di 2 anni, lo straordinario aggiornamento. Lineare e logico il percorso tracciato dalle due avvocate a partire dalla scelta di citare l’Italia ed altri 32 Stati nel senso che, rappresentando i cambiamento climatici un problema globale, le azioni di contrasto non possono riguardare esclusivamente alcuni singoli Stati, richiedendo la tematica un approccio sistemico e soluzioni estensivamente strutturate e da tutti perseguite. Concetto validamente co- sì condensato dall’avvocata materana Bitoni: «I cambiamenti climatici sono una questione che non ha limiti di frontiera». Tecnicamente con la causa intentata alla Corte europea dei diritti dell’uomo, Uricchio e De Conto, grazie all’assistenza delle avvocate Bitonti e Sommacal, hanno, in materia di gas serra, denunciato che le emissioni provenienti da 33 Stati membri hanno causato il riscaldamento globale, provocando, tra le altre cose, eventi meteorologici estremi, con ripercussioni su condizioni di vita e salute mentale. Per cui, sono stati invocati gli articoli della Convenzione quali quelli sul diritto alla vita, sul rispetto della vita privata e della vita familiare, sul diritto a un ricorso effettivo, e sul divieto di discriminazioni. Il contestato inadempimento dell’accordo di Parigi, risalente al 2015, ancora la denuncia ad un elemento concreto. L’accordo di Parigi è un piano d’azione per limitare il riscaldamento globale. L’Unione europea e tutti i suoi Stati membri lo hanno firmato e ratificato l’impegno a far diventare l’Ue la prima economia e società a impatto climatico zero entro il 2050. Alla scadenza di lungo termine, gli Stati dovrebbero arrivarci attraverso step quinquennali. Le verifiche intermedie, l’aggancio per il ricorso: secondo le avvocate Angela Maria Bitonti e Sonia Sommacal, in rappresentanza di Daniela Uricchio e De Conto, l’accordo di Parigi nella sua parte allo stato verificabile, non è stato rispettato. Le avvocate sono in attesa di conoscere le contro argomentazioni dell’Italia e degli altri Stati e, soprattutto, sono in attesa di conoscere la data dell’udienza di trattazione che dovrebbe avvenire entro fine dell’anno. Lo scorso 29 marzo si è celebrata a Strasburgo la prima udienza dinanzi alla Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo sulle cosiddette “cause climatiche”, Verein Klimaseniorinnen Schweiz e altri contro la Svizzera e Careme contro la Francia. A chiudere le tre cause capofila introdotte tra il 2020 e il 2021, quella Duarte Agostinho. In più, le altre 6 cause tra cui quella italiana di Uricchio e De Conto. Le cause viaggiano in parallelo, le sentenze delle prime faranno da “pilota” a quelle successive, ed hanno l’obiettivo di sollecitare risposte giurisdizionali al fine di far rispettare, proteggere e attuare diritti umani su problemi di vasta scala. Contro l’Italia, e non solo, l’Italia, grazie alle ricorrenti Uricchio di Ferrandina e De Conto di Belluno e alle avvocate Bitonti di Matera e Sommacal di Belluno, si è mossa.

Ferdinando Moliterni

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