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ECCIDIO DI SANT’ANNA DI STAZZEMA: DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE MATTARELLA

MARIO MARSILI “ A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto
Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”

SERGIO MATTARELLA 79º ANNIVERSARIO ECCIDIO 

Eccidio di Sant’Anna di Stazzema: dichiarazione del Presidente Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Sant’Anna di Stazzema è uno dei luoghi simbolo della tragedia della Seconda Guerra Mondiale in cui affondano le radici più profonde dei valori della Costituzione repubblicana. Un luogo di memoria, di dolore immenso, insensato e ingiustificabile, divenuto emblema di riscatto civile, di ribellione alla violenza più feroce e disumana, di solidarietà, di ricostruzione morale e sociale.

È un dovere per la nostra comunità ricordare quanto avvenne settantanove anni or sono a Sant’Anna e nelle altre frazioni di Stazzema, quando militari nazisti delle SS, sostenuti da fascisti locali, misero in atto una delle stragi più efferate del conflitto.

Fu un massacro di vite innocenti. Donne, anziani, bambini – ben oltre cinquecento – vennero uccisi senza pietà. Tanti i corpi bruciati e resi irriconoscibili.

L’Europa toccò il fondo dell’abisso. Neppure l’infamia della rappresaglia poteva giustificare lo sterminio, la strategia dell’annientamento.

Da quegli abissi sono ripartiti il cammino del popolo italiano e del Continente europeo e spetta a ciascuno custodire e consegnare il testimone della memoria alle generazioni più giovani perché possano essere consapevoli protagoniste di un futuro responsabile in cui non siano più messi a rischio i valori della persona umana»

Roma, 12/08/2023 (II mandato)

“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso.

Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.

All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti.
Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno.
Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane.

Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.

Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto.


Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile.

Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.

A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto

Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”

Le parole di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, che provocò la morte di 560 civili, il 12 agosto 1944
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