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LA POLITICA “PERBENE” E LA SOMMA CHE FA IL TOTALE

La riflessione di Giovanni Nero

I n politica spesso si confonde il bene con il merito, il sacro con il profano. In tutto questo va spiegato come Fassino non sia una cattiva persona. Probabilmente è un po’ banale ma non cattivo. Non risulta infatti che abbia commesso omicidi o reati gravi contro le persone. È semplicemente un uomo politico e di lunghissimo corso che ha attraversato tanta roba politica e istituzionale con alterne fortune. È una brava persona? Questo lo possono sapere i parenti, gli amici stretti (forse), i suoi più stretti collaboratori (forse forse) e i suoi amori (forse forse forse). Ma in ogni caso che sia o non sia una brava persona è questione personale e per tanto privata. Pubblicamente è solo un politico e come tale va “giudicato” per le azioni e il lavoro compiuto. Non per altro e il metro di giudizio che va applicato non è quello etico o morale ma quello del merito e delle capacità ‘professionali’. Precisazione dovuta per contraltare alla solita retorica veterocomunista che a difesa dell’uscita decisamente comica dell’ex segretario dei Ds e dei «non stipendi d’oro dei deputati» – alla quale sono seguite legittime critiche anche dalla sua segretaria nazionale Pd Schlein – hanno subito messo in chiaro che Fassino «è persona perbene». Lui stesso nei chiarimenti successivi alla pantomima del cedolino dello stipendio da parlamentare ha chiarito di essere stato ingenuo ma partendo dall’assunto incrollabile che “chi mi conosce sa che sono una persona perbene”. Come se fosse quello il tema e peraltro usando la “solita” e abusata formula che essere di sinistra – sinistra significa automaticamente essere “perbene”. Basta, non se ne può più. Sono finiti da un pezzo di tempi in cui i “comunisti mangiavano i bambini” e di contro anche quelli in cui “Berlinguer era una brava persona mentre Andreotti no”. È roba vecchia che aveva un senso se cantata nei teatri da artisti veri perché era il tempo delle barricate, degli anni di piombo, della guerra fredda. Oggi è amarcord. Non è c’è più quella leadership culturale che la sinistra poteva vantare perché sono stati accettati compromessi. Tanti compromessi. Troppi compromessi. La cultura, e con essa il pensiero pesante, è stata svenduta per soldi e per notorietà. Per vantaggi personali e per accumulare ricchezza. Anche a sinistra. La purezza del resto non appartiene e non è mai appartenuta a nessuno di quelli fanno politica. Di conseguenza anche quella retorica stantia del nessuno tocchi l’intellettuale e il dirigente di sinistra perché ancorato a principi etici come manco il padreterno andrebbe evitata. Poi ciascuno è libero di pensare che Fassino sia una brava persona, ma basta però con la favoletta a cui nessuno crede più – visto che ovunque l’elettorato premia la destra – che Meloni, come prima di lei Berlusconi non siano brave persone per principio in forza della banalizzazione che essere di destra certifica una patente a vita di cattiveria gratis. Il retaggio è antico. Il fascismo è stato sconfitto e la Repubblica nata dal ventennio è antifascista. Chi vince ha sempre ragione. Tanto più che l’apologia del fascismo è anche reato. Questo ha generato un pensiero: a sinistra stanno i buoni (come quelli della cavalleria che arrivano sempre suonando la carica e con il sorriso stampato) e a destra quelli cattivi (con le piume in testa e che hanno come passatempo la mala abitudine di tagliare gli scalpi anche a donne e bambini grugnendo a ogni passo). I cattivi poi a turno sono stati anche i socialisti di Craxi e i democristiani di De Mita e Colombo. Mai quelli di sinistra. Mai e guai pure a pensarlo. C’è chi ti fulmina solo con lo sguardo se provi a dire, anche con un po’ di vergogna magari, che sta storia di Zaki l’egiziano è un po’ strana. No. Devi stare zitto e non permetterti proprio di pensarlo. E di più. In Basilicata per esempio quelli che hanno governato e amministrato per 30 anni mica hanno fatto qualche errore? No! Loro erano bravi e basta. Tanto che in attesa dei tempi per proporre i processi di beatificazione (su quello ci sono regole che prevedono una serie di passaggi tra cui la morte che per fortuna qui non è auspicata) è partita una campagna di restaurazione che nemmeno ai tempi del post Napoleone. Poi i fatti si sa vanno diversamente e di solito la storia non premia chi guarda al passato con nostalgia soprattutto se è vicenda di interessi ad personam. Però sia chiaro un fatto: magari non capiscono nulla di politica e di comunicazione ma sono tutte brave persone anzi “perbene”. Ci mancherebbe.

Di Giovanni Nero

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