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«L’UNIVERSITÀ DELLA BASILICATA DOVREBBE ESSERE IL VOLANO DELLA REGIONE INVECE È IN AFFANNO»

L’associazione MedinLucania analizza la situazione della più importante istituzione culturale lucana dove «ci sono molti problemi ma anche tante potenzialità»

«In Basilicata ci sono molti problemi ma anche tante potenzialità. La realtà che sicuramente primeggia su tutto è l’Università. Purtroppo, però, pur se ha fatto tanto, l’Ateneo lucano è in forte difficoltà e ha perso la metà degli iscritti: negli anni scorsi era arrivata ad avere 12 mila immatricolati, ora ne ha solo 6 mila. Esaminando questi numeri non possiamo che esprimere preoccupazione e rammarico». Così Medinlucania, in una nota che analizza la situazione della più importante istituzione culturale lucana. «L’Unibas- afferma l’associazione – resta in un limbo di difficoltà, incertezze e mancato sviluppo, non riesce ad esprimere il potenziale che ha e non riesce ad integrarsi con il territorio e con i lucani, così com’era stata pensata 40 anni fa dai suoi fondatori. In un contesto piccolo come quello lucano, doveva diventare l’antidoto all’emigrazione dei giovani, la fucina per le nuove classi dirigenti locali, il laboratorio delle intelligenze e della ricerca, il fulcro delle scelte strategiche della regione, il volano del sistema politico, economico e culturale». «Tutti temi -sottolinea Medinlucania – che intendiamo discutere e mettere all’attenzione dei cittadini comuni, al fine di aprire il dibattito e avvicinare le istituzioni alle criticità del territorio». «Con 457 componenti tra docenti e ricercatori e 244 del personale non docente, oltre ai circa mille studenti che mediamente si laureano ogni anno – rimarca l’associazione – l’Ateneo di Potenza e di Matera avrebbe dovuto assolvere al suo compito incrementando, anno per anno, la sua presenza e la sua influenza, invece è in crisi e perde appeal». «Infatti – evidenzia la nota – stando agli ultimi dati, è al penultimo posto in Italia come numero di immatricolazioni, e ha un tasso bassissimo di laureati che trovano lavoro nei primi 12 mesi». «La valutazione degli Atenei – spiega l’associazione socio-culturale – avviene attraverso vari macro indicatori: i servizi, la quantità e qualità del- l’offerta didattica, le borse di studio ed i contributi, le strutture, la comunicazione e i servizi sociali, l’internazionalizzazione e l’occupabilità. L’Unibas si segnala in negativo in tutti gli indicatori, quindi non riesce ad avere l’attrattività che gli studenti cercano. Non attrae i giovani lucani, che preferiscono andare a studiare altrove e non attrae gli studenti di altre regioni». «Andando nello specifico – si legge nella nota di Medinlucania – i problemi principali che andrebbero affrontati riguardano i corsi di studio che avrebbero bisogno di essere più appetibili per quelle che sono le professioni del futuro, la mancanza di sinergie con il mondo del lavoro, la poca integrazione e collaborazione con il tessuto sociale, produttivo e culturale della regione, di Potenza e di Matera (due realtà che potevano diventare città universitarie), oltre a una serie di servizi mancanti che vanno dai trasporti agli alloggi (entrambi i capoluoghi non hanno ancora gli studentati). Senza questi interventi, anche i nuovi corsi di laurea di Medicina a Potenza e di Architettura a Matera rischiano di non produrre gli effetti sperati». «Alla luce di tutto questo – rimarca Medilucania – per affrontare la crisi e modificare il trend negativo in corso, sarebbe urgente che il tema Università venisse messo, da tutti, al primo posto tra le priorità della Basilicata». «Secondo noi – sottolinea l’associazione – è il nodo cruciale della regione ed è una questione che coinvolge tutti i lucani, la politica, le istituzioni, gli imprenditori, le forze sociali e l’Unibas stessa. La partita da giocare è a 360 gradi e potrebbe incidere su tutte le grandi questioni lucane: dallo spopolamento all’economia, dal degrado sociale alla formazione di nuove classi dirigenti». «Per vincere la sfida – prosegue la nota -servirebbe promuovere iniziative insieme ai cittadini, all’associazionismo, alle categorie, agli operatori culturali e spingere la Regione ad aprire un tavolo di concertazione aperto a tutti i soggetti pubblici e privati. A partire dai grandi gruppi e dagli enti che operano nei settori trainanti dell’economia lucana: Eni e Total per il petrolio; Stellantis per l’industria; Ferrero, Orogel e Barilla per il settore agroalimentare; Acquedotto lucano per l’acqua; e così via». «Quindi – conclude Medinlucania – occorre un grande progetto dal basso che sia fortemente interdisciplinare e che porti a un vero e straordinario piano di ri- lancio dell’Università e di conseguenza ad una serie di ricadute in tutti i settori strategici della Basilicata».

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