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«SIAMO ALTERNATIVI ALLE IPOCRISIE POLITICHE»

L’intervista il coordinatore dei popolari uniti su industria, unibas e altri temi prioritari. Potenza: «Il capoluogo è in affanno, guida altalenante e priva di programmazione»

Sergio Potenza, avvocato, già vice Sindaco e assessore alle Opere pubbliche del capoluogo nella scorsa consiliatura, cresciuto nel movimento giovanile della Democrazia cristiana e da sempre nei Popolari uniti, oggi come coordinatore è impegnato nel progetto politico e culturale in vista degli appuntamenti elettorali regionali e comunali del prossimo anno. A sentirlo parlare della tradizione politica centrista, che fino agli inizi degli anni ‘90 in Italia ha coinciso con la democrazia cristiana, arriva subito all’esperienza della Chiesa e alla migliore tradizione dei cattolici impegnati in politica. Poi, citando Sturzo, ricorda co- me sia necessario affrontare le difficoltà del tempo con coraggio e chiarezza

Nel panorama politico i Popolari uniti dove si collocano? Alle prossime elezioni cosa faranno?

«Siamo al centro. In un tempo in cui sono finite le ideologie, del resto l’ultimo governo tecnico lo ha certificato, restano i valori condivisi da un lato e le proposte concrete e realizzabili dall’altro. Questo è il terreno del confronto. Siamo alternativi alle ipocrisie politiche e a chi in nome di valori ed utopie non è in grado di interpretare la nuova realtà sociale»

Viste le prossime scadenze elettorali, come giudica le attività amministrative del capoluogo e della Regione?

«Senza alcuna personalizzazione, il giudizio è nel sentire comune, nel dialogo quotidiano con la gente. Vedo un capoluogo in affanno, con una guida altalenante, priva di programmazione. Si rincorrono solo le piccole necessità. Ogni opportunità sciupata è una sconfitta per la comunità. Sulla Regione il giudizio è diverso. Il bonus gas, ad esempio, è un risultato straordinario. Emerge lo sforzo fatto nei diversi settori: dalle attività produttive, all’agricoltura e all’ambiente ed energia. Resta comunque una necessità: apprezzare e valorizzare i lucani nella guida dell’amministrazione pubblica locale. Bisogna interrompere quel ciclo inaugurato dieci anni fa con una Giunta di estranei

Ha parlato di mancanza di programmazione nel capoluogo, ci può dire nello specifico. Proposte?

«Potenza deve tornare ad essere riferimento nell’agenda politica regionale. Ovviamente senza alcuna contrapposizione con la città Matera. Occorre partire dal Mezzogiorno e dal ruolo strategico della Basilicata. L’idea della “Grande Lucania” troppo spesso viene liquidata come utopica. Potenza ha bisogno di essere città connessa. Il capoluogo e la Basilicata hanno bisogno di collegamenti diretti ai principali corridoi nazionali. Nei giorni scorsi a livello istituzionale, e non solo, è stata posta la questione del collegamento Frecciarossa che arriverà solo a Roma (non più a Milano, ndr) senza fare tappa a Napoli. Beh, mi sarei aspettato una presa di posizione da parte del primo cittadino del capoluogo. Potenza doveva e deve riprendere il progetto di interscambio con i comuni dell’Hinterland. Ad ogni modo occorre completare il progetto della tangenziale; realizzare un’area artigianale per lo sviluppo locale; valorizzare il parco fluviale del Basento e l’area ex cip zoo; investi- re bell’impiantistica sportiva come la richiesta piscina olimpionica, nel potenziamento dei parchi esistenti, sulle infrastrutture green, sulla cultura; un patto per il decoro urbano. Una bella sfida sarebbe portare in città settori non globalizzabili: gli antichi mestieri. Insomma, con il piano di ripresa e resilienza avrei immaginato qualcosa di straordinario, invece – nel mentre accenna ad un sor- riso – tocca accontentarci della riqualificazione di qualche plesso scolastico»

E sulla Regione…

«Nei prossimi mesi le classi dirigenti dovranno cimentarsi con questioni di notevole rilevanza e con implicazioni anche sulla tenuta sociale, vedasi la complicata questione Stellantis. È il caso di programmare 5 o 6 grandi obiettivi strategici nelle infrastrutture, nel turismo, nella sanità, nell’agricoltura, nell’ambiente. Subito penso al raddoppio della Potenza Melfi, all’alta velocità, ad un grande progetto d’investimento legato alla vocazione dei territori. Occorre guardare alle future generazioni attraverso politiche sul lavoro, sulla tutela e salvaguardia dell’Ambiente, del territorio e dell’Acqua. Guardi ha ragione il Presidente di Confindustria quando pone il tema dell’urgente necessità di una specifica politica industriale per la Basilicata e sollecita l’attenzione sulla deroga ai vincoli previsti dalle norme sugli aiuti di Stato. Al pari, rilevante è la proposta di legge regionale, presentata in questi giorni, sulla circolazione dei crediti fiscali per efficientamento energetico del patrimonio edilizio. Solo sostenendo l’impresa si potrà creare lavoro e dare una prima risposta allo spopolamento. Ricordiamoci che non possiamo più perdere 3000 laureati all’anno»

Torniamo alla politica. In regione si stanno palesando diverse iniziative che potrebbero manifestarsi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Dopo le esperienze del cambiamento, un ritorno al passato ci sarà?

«Già in altre circostanze ho affermato che la politica è una cosa seria. Troppo seria per non comprendere che servono prima di tutto le idee, i programmi, le proposte e il racconto di un futuro realizzabile per le comunità della Basilicata. Immaginare di ripetere vecchie esperienze, ricorrendo al- l’aiuto di esterni al territorio o di estranei al mondo politico, è un azzardo già per chi le pensa. Il mondo è cambiato e le nuove generazioni cercano una Basilicata in cui vivere bene e sognare il proprio futuro. Piuttosto, le classi dirigenti dovrebbero interrogarsi sulle motivazioni che animano un imprenditore impegnato ad accettare la sfida della politica. Vanno create le condizioni di massima inclusività ed occorre valorizzare il merito e il talento, non la mera appartenenza ad un gruppo. La sfida della Basilicata di oggi è tutta identitaria».

Di Flavio Roseto

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