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DONNE E POTERE A POTENZA LE CONTESSE DE’ GUEVARA

Il capoluogo di regione non è mai stato amministrato da un sindaco donna: dal passato ai giorni nostri la storia del potere in città

La città di Potenza non è stata governata mai da una donna nel corso della storia: non vi è stata mai un sindaco di genere femminile, non ci sono state donne con un reale potere neanche nelle epoche precedenti se non come tutrici dei figli. Se proviamo a ripercorrere con la memoria e molto velocemente le conoscenze sulle donne che hanno avuto un potere ci vengono alla mente solo nomi con caratteri particolari e molto cattive come, ad esempio, Maria Tudor o Maria Stuart o Anna Bolena. Oppure grandi seduttrici come Messalina, Cleopatra o Lucrezia Borgia o Giovanna I detta la Pazza che Benedetto Croce, nella sua opera “Storie e Leggende Napoletane”, pubblicata nel 1919, così descrive la regina “che andava in giro per le scuderie a godere l’uno dopo l’altro di tutti i palafrenieri; la legge che ella, nuova Semiramide, comandò di bandire nel suo regno, facendo lecito il libito; la sua orrenda morte da Pasifae in abbracciamenti non già con un toro, ma con un cavallo, del quale, sazia degli uomini, si era bestialmente innamorata; e colsi sulla bocca del popolo la frase non elogiativa, detta di qualche donna di sfrenate voglie: E’ come la regina Giovanna”. Mi pare chiaro che c’è qualcosa di strano in questa vicenda e nel ritenere che tutte le donne al potere fossero sanguinarie o dedite al sesso più sfrenato: probabilmente queste descrizioni provengono dagli uomini che hanno voluto descrivere queste donne in maniera molto negativa per dimostrare che il genere femminile non era adatto a governare. Ma se noi donne dovessimo dare un giudizio sul modo di governare degli uomini, le parole non sarebbero migliori! Comunque, questi giudizi del passato sono l’incipit del perché ancora oggi, parlare di donne al potere è argomento discusso e molti uomini non voterebbero una donna: io ne conosco alcuni che non lo dicono pubblicamente ma non porrebbero mai la croce su un nome femminile. Allora ho pensato di cercare fra le donne del passato potentine per capire come fossero giudicate. La famiglia de’Guevara fu feudataria della città di Potenza con il titolo di Conti dal 1442 agli inizi del XVII secolo: chi furono le contesse, le first lady di allora, che affiancarono al potere i Conti della città? Il ramo napoletano della famiglia Guevara ha inizio con Innico, primo conte della città di Potenza, nato intorno al 1418, era figlio di Costanza de Tovar e di Pedro Valez de’ Guevara, signore di Onati. Si guadagnò la stima di re Alfonso sin dal 1435 quando cominciò la campagna di conquista del Regno di Napoli. Tristano Caracciolo lo definì un guerriero egregio, un grande cavaliere e conoscitore di cavali, esperto di musica, cantante e ballerino pieno di virile dignità. Sposò Covella Sanseverino e da questo matrimonio nacquero Pedro, Marchese del Vasto e Gran Siniscalco, e Antonio, Vicerè e Conte di Potenza. La nobiltà aragonese arrivata nel Regno di Napoli cominciò a imparentarsi con le famiglie più nobili del Mezzogiorno d’Italia: Innico, ad esempio, sposò una rampolla dell’importantissima famiglia Sanseverino. Nel 1453 Covella Sanseverino fece costruire un acquedotto che dal Torrente Rivisco e dirigendosi verso il Basento, alimentava un budal, un mulino presso Poggio Pilato, contrada posta tra i comuni di Potenza, Vaglio e Brindisi di Montagna. Poiché l’acquedotto attraversava i possedimenti delle chiese di San Gerardo, San Michele e San Francesco, il conte Innico risarcì queste chiese per i danni arrecati, donando un appezzamento di terra. L’ultimo documento nel quale viene citato Innigo Guevara è del 1453: con molta probabilità, fino al 1471, la città fu governata dalla marchesa Covella Sanseverino come tutrice dei figli che non avevano ancora raggiunto la maggiore età. Sembra essere questa la ragione più verosimile se dal 1462, data della morte del Conte Innico, passarono ben 9 anni prima che ai due figli, Pedro e Antonio, fosse riconosciuta l’eredità feudale. Una fonte ci riferisce che il nostro Conte D. Indico fu uno de i più degni Cavalieri del suo Secolo; lasciò due Figli D. Pietro e D. Antonio, e volle che il suo Primogenito D. Pietro fosse erede del Marchesato del Vasto, Aimone, Contadi D’Apice e d’Ariano, con assai Terre in qué Contorni. Al 2° Genito D. Antonio lasciò il Contado di Potenza, Vignola, Anzi, Vietri e Rivisco de quali Terre poi il Conte D. Antonio ne ottenne l’investitura dal Re Ferdinando, colle sole prime cause, conforme si vede dal Privilegio spedito sot- to il 17 Dicembre 1483. Mi pare di capire che Colella Sanseverino seguì la volontà del marito di ricostruire ed abbellire la città di Potenza distrutta dalle guerre e spopolata dalla peste: oltre la costruzione di una nuova cinta muraria voluta da Innico con la costruzione della grande torre che porta il nome del casato e del grande accesso carrabile di Portasalza, donna Colella si occupò della crescita dei figli e di fornire la città di opere pubbliche importanti. A Innico seguì Antonio che fu anche vicerè di Napoli. Il Conte Antonio fu sposato con Donna Laura Gaetano hija de Don Baldasar Conde de Trajeto, y de Donna Antonia Caracholo. Dal loro matrimonio nacquero tre figli Giovanni, Francesco e Innigo. Conosciamo molto poco di donna Laura, sappiamo solo che proveniva da famiglie di alta nobiltà e, probabilmente, insieme al marito visse molto a Napoli con il marito seppure le fonti ci tramandano che il conte Antonio nella sua grande pietà, colla quale innalzò da’ fondamenti in Potenza un Convento a’ Frati di S. Francesco, capace albergo d’intorno a venti Religiosi; nella Sagrestia del quale conservansi dentro tombe onorate le nobili ossa de’ successori Conti di Potenza della gran famiglia Guevara, discendente della Casa de’ Conti d’Ognatte in Ispagna; donde essendosi portata nel Regno, ha occupato l’officio di Gran Siniscalco di esso fino alla persona di D. Carlo Antonio di Guevara, padre di D. Giovanni di Guevara, oggi Duca della Città di Bovino, essendo passato alla famiglia Loffredo de’ Marchesi di Trivigno il titolo di Conte di Potenza. Morì nel 1514 o nel 1515 e gli successe il figlio Giovanni. La grande fase di ricostruzione della città, iniziata con conte Innigo, si stava lentamente completando con il conte Antonio. Don Juan de Guevara y Gaetano, tercer Conde de Potenza, y de Ariano, electo Caballero del Toyson…sin dall’anno 1515 il predetto Conte Giovanni possedeva con Potenza, Vignola, Anzi, Trivigno, Vietri, Revisco, La Rocca Imperiale, Torre di Mare, sita ove era già l’antica Metaponte. Si sposò con D. Altabella di Capua Nobilissima Signora, con che generò otto figliuoli, venne a briga col Pescara ed assalito doppo dal Vasto in Napoli fu valorosamente difeso da D. Antonio suo primo Genito, che restovi morto, con gran dispiacere dè Buoni, perché era amato per li suoi gran Talenti, ancorche fusse assai Giovane. Il Conte D. Giovanni fu chiamato in Ispagna, ed ivi ritenuto per lo spazio di tre anni, finalmente licenziato da Cesare, ritornò in Italia con poca Salute, e si ne morì in Vietri Terra del suo Stato, nel 1530. In considerazione della vita molto avventurosa del Conte Giovanni supponiamo che anche donna Altabella di Capua dimorò poco a Potenza e quasi nulla conosciamo del suo ruolo in città. Il Conte D. Carlo, quarto Genito di D. Giovanni, per la morte dè suoi Fratelli, succedè nel Contado di Potenza e dell’altre terre come di sopra, ebbe quattro sorelle, dè quali l’ultima fu Monaca nel Monastero di S. Luca di Potenza. Pigliò per moglie Porsia Tolomeo del Balzo, di meravigliosa bellezza ed unica erede d’ambio Stato, da chi ebbe cinque Figliuoli. Fu gran Sinescalco del Regno…aveva sotto il se due Compagnie d’Uomini d’arme, fu nel valore niente dissimile al Padre. Mostrollo sin dalla tenera età, nella presa d’Uggento, nella difesa della sua Terra de Raele dal empito de dodici mila Turchi. Il figlio Fabrizio morì a Bruxeles, con incredibil dolore di tutta La Corte, poco prima, che vi arrivasse l’addolorato Padre, che con sedici Poste, era volato a vederlo assieme con D. Antonio suo Terzo Genito, e giunsero in tempo di rinovarli il funerale che già S. M. Carlo l’aveva fatto fare assai sontuoso, e per riportare le tenere ossa alla pietosa Madre in Potenza, che furono riposti in S. Maria del Sepolcro, nella Cappella di Loro Maggiori. La munificenza del Conte Carlo apparve anco segnalata nelle cose sacre, il Venerabile Monistero de Monache sotto il titolo di S. Luca, e per la Peste, e per altri accidenti, era quasi che tutto decaduto, onde il Buon Signore per farlo Riedificare con rega già liberalità, donò al medesimo Monistero tutte l’entradi della sua Terra di Trivigno. Da un’altra fonte apprendiamo che come morto che fù detto Don Carlo Conte di Potenza in detto anno 1574 in circa, li sopravisse l’Illustrissimo don Alfondo Guuara suo Nepote, quale sucisse al contado predetto di Potenza, e così li sopravisse la quondam illustrissima Portia Tolomea moglie di detto Don Carlo, et ava di detto Don Alfonso. Molto complesso risulta seguire le sorti della famiglia de’ Guevara alla morte di Carlo: da Carlo e Porzia nacque Alfonso I che sposò Beatrice d’Avalos d’Aquino d’Aragona in prime nozze e, subito dopo, Beatrice de Lannoy. Da quest’ultima nacque Alfonso II de’ Guevara che fu conte di Potenza dal 1578 come apprendiamo da un documento che illustra il suo ingresso trionfale in città in memoria della famosissima vittoria dello zio, il Conte Carlo e marito di Porzia, su un esercito di 12.000 Turchi.Tra il 1574 e il 1578 fu tutrice di Alfonso II Porzia Tolomei.I rapporti fra la città e i conti diventarono difficili anche a causa della richiesta di nuovi Statuti cittadini che la contessa Porzia non volle concedere, in un primo momento. Porzia fu una contessa molto severa ma fece rispettare il casato e portò il nipote a diventare conte dopo aver perso tutti i figli. Donna di grandissima bellezza ebbe la vita funestata da molti lutti e perdite. Organizzare una entrata trionfale così suggestiva, era il tentativo dell’Università di Potenza di aggraziarsi il nuovo conte ma anche la stessa Porzia; la frase finale del documento ci rende noto che la festa organizzata per Alfonso II piacque molto alla città e da quell’anno si è sempre ripetuta richiamando a Potenza letterati e poeti che presentavo commedie ed egloghe. Fu Alfonso II, il 20 marzo del 1579, e dopo una difficilissima trattativa, a concedere i nuovi statuti insieme alla tutrice Porzia. Alfonso II si sposò con Isabella Gesualdo che nacque a Venosa nel 1564. Si conosce la data del suo secondo matrimonio con Ferdinando Sanseverino, il 31 gennaio 1585: da questo si desume che Alfonso II morì prima del 1585. Da Alfonso II e Isabella nacquero Porcia e Beatrice. Porcia si sposò con Filippo de Lannoy, principe di Sulmona: da costoro nacque Filippo Orazio di Lennoy, principe di Sulmona e conte di Potenza che morì nel 1604 senza lasciare eredi. Per questo motivo il titolo di Conte della città passo alla secondogenita del Conte Alfonso che aveva sposato Enrico Loffredo, Marchesi Sant’Agata, nel 1612. Dopo Beatrice la città fu infeudata alla famiglia Loffredo ma Beatrice lasciò un segno indelebile della sua permanenza a Potenza, donando ai Padri Cappuccini tutte le costruzioni che vi erano vicino la torre di proprietà dei de’ Guevara, per far nascere un ospedale. Il Castello dè Conti di Potenza fu donato per Ospizio de Padri Cappuccini, oggi Convento sotto il titolo di S. Carlo: come si legge in una … d’istrumento che sta registrato qui appresso… Noi D. Beatrice Guevara Contessa di Potenza, di nostra mera Liberalità, gratuita volontà permettemo e concediamo a Padre Cappuccini del Monistero di detta nostra Città di Potenza, presenti et successive futuri, che a nostro beneplacido si possano servire del Nostro Castello di Potenza per Infermeria, ed altre opere pie, fuorche della Torre, che ne lasciamo per nostra comodità, atteso che detto Monistero de Cappuccini viene a stare scommodo e lontano dalla Città, e da detti Padri non si può attendere al servizio Caritativo, e perciò in detto Nostro Castello possono fabricare, e far fabricare e far / ogni Comodità per detto servizio Caritativo…Ed acciò la presente concessione nel modo predetto, e nostro beneplacido abbia l’effetto, avemo ordinato per la presente sottoscritta di nostra propria mano. In S. Agata alli 9 agosto 1621.Prego tutti li Reverendi Padri della Provincia, che mi facciano grazia di ricevere quella mia Casa per ostaggio, che ne le resterò obligatissima. La Contessa di Potenza. Al contrario di tutto ciò che dicono le storie e le cronache sulle donne al potere, posso affermare con certezza che le contesse de’ Guevara furono donne equilibrate, severe e gestirono il potere in città con premura e amorevolezza. Si occuparono di sanità e opere pubbliche, gestirono il famedio di famiglia con amorevole responsabilità. Un buon inizio per sperare in un prossimo sindaco donna che prenda esempio dalle duchesse de’ Guevara.

Di Antonella Pellettieri

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