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LACORAZZA E IL “PIANO SEGRETO”

Inchiesta Vietri, stropicciata l’immagine di Giordano: per Piero si complica l’operazione Regione

E vuoi vedere che adesso gli tocca di nuovo noleggiare il camper, far affiggere (ma anche affliggere un bel po’ di lucani) centinaia di cartelloni 6 metri per 3 su tutti i muri “strategici” della Basilicata, pensare uno slogan nuovo di zecca (un poco cervellotico come abitudine), coniugarsi di nuovo al futuro con tanto di sguardo ammiccante e soprattutto criticare tutto e tutti poiché nessuno é bravo come lui? Il “rischio” in effetti c’è. Perché il “piano” principale di Piero Lacorazza, quello per rientrare da protagonista nel Palazzo della Regione in via Verrastro a Potenza, rischia di essere carta straccia già a poco meno di un anno dal- l’apertura dei giochi elettorali. Il piano di Lacorazza in realtà aveva un nome, Christian, e un cognome, Giordano. E si basava su una replica del modello vincente, di cui è stato burattinaio l’estate scorsa, per la corsa alla presidenza della Provincia di Potenza. Un modello in verità non originale e ispirato dalla grande simpatia esplosa all’ombra del Conte bis tra la sinistra del Pd e la versione pop del Movimento 5 stelle. Lacorazza ha gongolato non poco di quella vittoria e dopo aver “occupato” diversi ruoli in Provincia con i suoi fedelissimi si è defilato aspettando il momento giusto per sferrare la zampata. La strategia a Lacorazza non ha mai fatto difetto. Anche se a dirla con tutta onestà la vittoria di Giordano fu favorita dal centrodestra diviso in due e dai moderati del Terzo polo in corsa solitaria. Cose che non sembrano replicabili alle regionali del 2024. Precisato questo non sfugge comunque che questa volta la partita di risiko sul tavolo del centrosinistra (o campo largo o come volete chiamarlo lo chiamate) per Lacorazza rischia di essere una lunga visione del gioco degli altri per vicende che di politica hanno poco, ma che pesano e peseranno, non poco, sulle scelte che verranno. Il problema: il Comune di Vietri di Potenza è stato investito da una indagine giudiziaria legata a tangenti e corruzione che hanno convinto l’equilibratissimo Gip Antonello Amodeo a disporre, su richiesta dell’esperto Pm Vincenzo Montemurro, misure coercitive per alcuni imprenditori e il divieto di dimora nel territorio comunale per il dimessosi, a seguito dell’inchiesta, consigliere comunale Antonio Viggiano. Consigliere comunale giovanissimo e fedelissimo appunto del sindaco Christian Giordano (che per chiarezza dei fatti diciamo che non è indagato) che lo aveva anche promosso da semplice consigliere comunale a responsabile dei settori comunali del turismo, delle politiche giovanili, della mobilità e dei trasporti. Insomma nel Municipio di Vietri, Antonio Viggiano, forte della sintonia politica con il sindaco, era un big. Non vogliamo perdere tempo con i ragionamenti sul garantismo: lo siamo tutti in fondo quando le questioni giudiziarie toccano noi o nostri sodali. E lo sarebbe anche la Costituzione italiana e quindi di rimando l’essere garantisti a livello personale non dovrebbe essere una scelta. O almeno questo valeva fino all’avvento nella politica italiana del populismo e dei grillini. Poi le cose sono cambiate e oggi l’Italia è il Paese delle idee al contrario. È il Paese in cui un ex Ministro, Roberto Speranza, e un ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si indignano per l’apertura di una Commissione di inchiesta parlamentare sul Covid perché qualcuno chiede di sapere la verità su tutte le scelte fatte sotto lo scudo dell’emergenzialità e chiede approfondimenti per capire se in Italia magari si poteva salvare qualche persona in più visto che di morti per Covid nel Paese ce ne so- no stati molti di più che in altre nazioni. Però Speranza e Conte si sono offesi. Certo non si offendevano quando la “gogna” mediatica colpiva qualche loro avversario, ma c’è poco da meravigliarsi. Ma si sa il populismo spesso ha occhi strabici. Per questo su Giordano sindaco (e preferito di Lacorazza) e Viggiano ex consigliere viene da sottolineare che sono esponenti del Movimento 5 stelle. Perché oltre allo strabismo c’è una comunicazione grillina che si è totalmente appiattita sullo stile iper-garantista che potrebbe condurre a qual- che spaesamento. Comunicazione o no, non vi è dubbio però che questa vicenda giudiziaria si trascinerà per mesi indebolendo l’immagine di freschezza del presidente della Provincia. Tra i vari Chiorazzo, Bochicchio, Margiotta, De Filippo, Pittella, Liuzzi, Marrese, e chi più ne ha più ne metta, quello di Giordano ora sembra davvero un nome poco proponibile. E per Lacorazza scarseggia il tempo per un piano B, tranne una certezza: il camper è pronto e la parola futuro troverà il modo di utilizzarla di nuovo. Poi quello che sarà è facilmente immaginabile, ma a lui meglio che non lo si dica per il momento.

Di Gaetano D’Angelo

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