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“ONESTÀ, ONESTÀ”, LA SFORTUNA CRONICA

I cinquestelle di Massimo Dellapenna

Dobbiamo dire che i Cinquestelle lucani sono colpiti dalla sfortuna cronica. Avevano vinto le elezioni amministrative di Vietri di Potenza, lo avevano fatto al grido di “onestà, onestà”, avevano convinto i cittadini della cittadina melandrina che loro sarebbero stati il grande cambiamento. Come Mignolo e il Prof., avevano deciso di partire da Vietri di Potenza, dalla loro nuova roccaforte elettorale per “conquistare il mondo” o almeno la Basilicata. Grazie alle idiozie fratturiste del centrodestra e alle brillanti idee del duo tattico Lacorazza-La Regina, Cristian Giordano da sindaco di Vietri era stato scelto dai grandi elettori come presidente della Provincia di Potenza. Una mossa astuta di Cinquestelle e Partito Democratico che avevano costruito il campo largo della sinistra e lo avevano misurato non sul voto popolare ma su quello dei grandi elettori riscendo a vincere. Da lì erano pronti a far trasvolare la parola d’ordine da Balvano a Policoro e vincere le elezioni regionali. O, almeno, così pensavano. La realtà si è presentata come la mezzanotte della fiaba di Cenerentola, puntuale e impietosa a far tornare zucca ciò che si credeva carrozza. Si è presentata sotto forma dei lampeggianti della Polizia di Stato che ha dato esecuzione alle misure cautelare nei confronti di alcune persone per presunta corruzione in merito alla cava di Vietri. Indagato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora nel territorio del comune di Vietri di Potenza, uno degli uomini di fiducia di Cristian Giordano: il consigliere comunale Antonio Viggiano, delegato dal sindaco con poteri pari a quelli di un assessore.

TRA PRINCIPIO DI DIRITTO E FORCA DELLE DIMISSIONI

Ci piacerebbe essere come loro per poter facilmente chiedere le dimissioni di Viggiano, ma anche di Giordano. Se, infatti, il presidente della Provincia ha scalato le posizioni in carriera unendo il moralismo accattone dei Cinque Stelle con quello violento di parte della sinistra, dovrebbe serenamente avere la capacità logica di unire i due teoremi giustizialisti della peggiore sinistra forcaiola e del moralismo pentastellato. “Non poteva non sapere” e “un indagato si deve dimettere”, infatti, assommati tra di loro dovrebbero produrre le dimissioni di Viggiano (indagato) e di Giordano (che non poteva non sapere). Per fortuna della nostra intelligenza e della civiltà italiana, noi non siamo come loro. Noi siamo fermamente convinti che un indagato sia innocente fino a sentenza definitiva e che la responsabilità penale sia personale. Siamo certi che i penta- stellati Giordano e Viggiano faranno appello a questi due principi che prima deridevano per restare attaccati alle poltrone e agli scranni. Il tempo aggiusta le cose e cambia le posizioni, soprattutto quando le nuove posizioni diventano più comode di quelle di prima. Siamo certi che nessuno di loro vorrà abbandonare la poltrona in nome dei principi che gliela aveva consegnata. Naufragare nel mare del potere è tipico della mancanza della coerenza dei moralisti. Che almeno serva di lezione a tutti coloro i quali si sono lascia- ti sedurre o intenderanno lasciarsi sedurre da chi griderà alla propria superiorità morale.

LE INDAGINI DI MONTEMURRO

Mentre si chiariscono i contorni delle indagini e facciamo i nostri più sinceri in bocca al lupo a tutti i “presunti innocenti” destinatari della misura di custodia cautelare e a tutti i “presunti innocenti” destinatari di indagine, non possiamo che fare i nostri complimenti alla Procura di Potenza e al Pm Vincenzo Montemurro. Ovviamente la sostenibilità delle sue accuse dovrà essere vagliata in dibattimento ma, intanto, si è fatto carico di lunghe e complesse indagini che hanno fatto emergere un quadro indiziario che, se confermato, denota la propensione marcata alla corruzione. Noi crediamo nella presunzione d’innocenza con la stessa determinazione con la quale crediamo nella certezza dell’incoerenza pentastellata.

Di Massimo Dellapenna

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