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“RUOTI GATE”, SALINARDI E GLI ALTRI IMPUTATI DAL GUP L’OTTOBRE PROSSIMO

Fissata la 1ª udienza preliminare: sott’accusa il «sistema» dell’ex sindaco dal controllo politico-amministrativo e quello economico-imprenditoriale

Inchiesta della Procura di Potenza “Ruoti Gate”: per i 13 imputati, tra cui l’ex sindaco Angelo Salinardi, prima udienza preliminare dinanzi al Gup del Tribunale di Potenza, Teresa Reggio, il prossimo 10 ottobre. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dal Pm titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Borriello. Gli altri imputati sono Luigi Carmine Scaglione, Rocco Carlucci, Rosario De Carlo, Claudio Di Lucchio, Angelo Faraone, Rocco Antonio Gentilesca, Giuseppe Antonio Lavano, Davide Maletesta, in qualità di Brigadiere capo in servizio presso il Comando Carabinieri Legione Basilicata), Alessandro Massano, Marco Massano, Pierluigi Mario Saponara e Gerardo Scavone. Un primo filone riguarda le contestate attività corruttive fra private relative all’indotto Fca, ora Stellantis, laddove soggetti inseriti nelle aziende ritenute riconducibili a Salinardi pagavano utilità varie ai gestori di importanti società appaltatrici di Fca per ottenere commesse e subappalti. Tale filone vede coinvolti oltre ad Angelo Salinardi, Saponara, i due Massano e Di Lucchio. Le indagini si sono sviluppate su due filoni investigativi paralleli, ma entrambi gravitanti intorno alla figura di Salinardi. L’altro filone riguarda la «gestione politico-amministrativa del Comune di Ruoti da parte della famiglia Salinardi» che ha vi- sto avvicendarsi vari componenti della stessa alla carica di sindaco dal 1997 al 2017. Poi, nel 2017, l’elezione a primo cittadino di Anna Maria Scalise. Scalise è il primo nominativo dell’elenco delle individuate parti offese nel quale compaiono anche l’attuale sindaco di Ruoti, Franco Gentilesca, e il Commissario di Polizia Pasquale Di Tolla (all’epoca dei fatti Ispettore in servizio alla Questura di Potenza), «pedinato, molestato e velatamente minacciato», oltre che il Ministero dell’Interno. Per gli inquirenti, a Ruoti da quando si è formata una nuova maggioranza politica, da Salinardi e i suoi, azioni ritorsive nei confronti dell’obiettivo principale, non era l’unico, Scalise. A Salinardi e gli altri inquadrati come correi, l’accusa contesta l’aver voluto perseguire risultati politici ed economici medianti mezzi penalmente illeciti, adoperati in maniera sistematica per raggiungere gli scopi. Per l’accusa, la strategia di gestione e controllo dal tessuto politico-amministrativo si estendeva a quello economico-imprenditoriale, manifestandosi anche mediante una serie rilevante di atti illeciti consistenti sia nel tenere in pie- di una rete relazionale, «nella quale sono presenti anche pubblici ufficiali compiacenti», volta a favorire, anche con condotte-reato, i soggetti riconducibili alla schiera di Salinardi, sia nel delegittimare con strumenti illeciti gli avversari, calunnie, atti persecutivi e via discorrendo, allo scopo di mantenere e consolidare il potere. In una intercettazione captata, Salinardi pronunciava la frase: «Il paese è mio e comando io». Ad ottobre, la prima udienza preliminare.

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