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IL 1º ANGELUS DI PAPA FRANCESCO DOPO IL RICOVERO APPLAUDITO DAI MOLTI FEDELI IN PIAZZA

“E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile? Questa è la concretezza della fede. È questo che conta”

Francesco: la vicinanza umana e spirituale mi è stata di grande aiuto, grazie di cuore!

Prima della preghiera dell’Angelus di questa XI domenica del tempo ordinario, il Papa ha ringraziato per le preghiere e le testimonianze d’affetto durante il suo ricovero al Gemelli. Commentando il Vangelo domenicale ha sottolineato che il cuore dell’annuncio è “la testimonianza gratuita, il servizio” e che stando vicini a Dio “vinciamo la paura e sentiamo il bisogno di annunciare” il suo amore

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Un grazie a tutti per l’affetto, premura e amicizia manifestati in questi giorni di ricovero dopo l’intervento all’addome, e per il sostegno nella preghiera. Così Papa Francesco, nel primo Angelus dopo le dimissioni di venerdì mattina, ricorda i giorni al Policlinico Gemelli, nei quali, sottolinea…

Questa vicinanza umana e vicinanza spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto. Grazie a tutti! Grazie a voi! Grazie di cuore!

Dio ci è vicino, è Padre, non siamo soli!

Nella meditazione prima della preghiera mariana, il Papa rilegge il brano del Vangelo di questa XI domenica del tempo ordinario, nel quale l’evangelista Matteo descrive il mandato di Gesù ai discepoli: “Predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino”. (Ascolta qui il podcast con la voce del Papa). E sottolinea che il cuore dell’annuncio è “la testimonianza gratuita, il servizio”. Come all’inizio della sua predicazione, Gesù annuncia che signoria d’amore di Dio “viene in mezzo a noi”. E questa, commenta, “non è una notizia tra le altre, ma la realtà fondamentale della vita”. Infatti, “se il Dio dei cieli è vicino, noi non siamo soli in terra e anche nelle difficoltà non perdiamo la fiducia. Ecco la prima cosa da dire alla gente”:

Dio non è distante, ma è Padre, ti conosce e ti ama; vuole tenerti per mano, anche quando vai per sentieri ripidi e accidentati, anche quando cadi e fai fatica a rialzarti e riprendere il cammino.



Fedeli in piazza San Pietro per l’Angelus di Papa Francesco
Vicini a Lui, vinciamo la paura e annunciamo

E spesso, prosegue Francesco, “nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza”. Lui è con te, “Lui è tuo Padre!”. Così annunciare Dio vicino “è invitare a pensarsi come un bambino, che cammina tenuto per mano dal papà”.  Così, il mondo, grande e misterioso, “diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto. Non ha paura e impara ad aprirsi: incontra altre persone, trova nuovi amici, apprende con gioia cose che non sapeva”. Mentre “cresce in lui il desiderio di diventare grande e di fare le cose che ha visto fare dal papà”. Ecco perché Gesù parte da qui…

Ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare.

Annunciare la sua vicinanza con gesti d’amore e speranza

Se vogliamo essere buoni apostoli, chiarisce ancora il Pontefice, “dobbiamo essere come i bambini: sederci ‘sulle ginocchia di Dio’ e da lì guardare il mondo con fiducia e amore, per testimoniare che Dio è Padre, che Lui solo trasforma i nostri cuori e ci dà quella gioia e quella pace che noi stessi non possiamo procurarci”.

Annunciare che Dio è vicino. Ma come farlo? Nel Vangelo Gesù raccomanda non di dire tante parole, ma di compiere tanti gesti di amore e di speranza nel nome del Signore. Ecco il cuore dell’annuncio: la testimonianza gratuita, il servizio. A me lasciano molto perplesso, sempre, i “parolai” con il loro tanto parlare e niente fare.



Un’altra immagine del Papa all’Angelus
Sappiamo farci vicini a chi è solo e anche a chi ci è ostile?

Papa Francesco invita quindi a chiederci: “Noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in Lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà? Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti?” 

E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile? Questa è la concretezza della fede. È questo che conta.

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